Sorelle Mai
Marco Bellocchio
- Italia
2010
- 1h 45' |
Sorelle Mai
di Marco Bellocchio nasce dall'esperienza del regista alla scuola 'Fare
cinema' di Bobbio, dai seminari a cui partecipano attori, attrici, giovani
talenti di regia. Nel corso di quasi dieci anni, tra il '99 e il 2008,
Bellocchio li ha coinvolti in questo racconto, un lavoro sul tempo, di
improvvisazione e messinscena, e un emozionante gioco di specchi sul
cinema. Ci sono Donatella Finocchiaro (Sara), Alba Rohrwacher, i figli del
regista, Piergiorgio (Giorgio) e Elena, che vediamo crescere, da bimbetta
a ragazzina smaliziata. Le due zie, Maria Luisa e Letizia sono le sorelle
del regista, come Gianni Schicchi Gabrieli l'amministratore di famiglia è
un amico di antica data. Ma
Sorelle Mai
non è un 'documentario': è una ricerca, un viaggio nell'immaginario tra
passato e presente, nel salotto buono apparecchiato per il pranzo, appare
il 'fantôme' di Lou Castel, il giovane 'nauseato' dei
Pugni in tasca.
Insieme a altre fantasmagorie bellocchiane, il melodramma, Verdi, il
teatro, la dolcezza melanconica dell'uomo in frac che si dissolve nelle
acque del fiume. |
Cristina Piccino - Il Manifesto |
Un
bel film di Marco Bellocchio con il suo ritorno in Val Trebbia, a Bobbio
dov'è nato e dove la sua famiglia ha ancora le radici. Una rivisitazione,
dopo un primo documentario nell'80 intitolato appunto
Vacanze in Val Trebbia,
l'aveva già tentata nel 2006 con un mediometraggio,
Sorelle. Oggi lo
completa e vi costruisce attorno sei storie i cui protagonisti sono
seguiti lungo l'arco di dieci anni, dal '99 al 2008. Non sono però
staccate, in mezzo vi passa il tempo, gli attori-personaggi crescono e
mutano anche d'aspetto, ma il clima e le intenzioni del regista non mutano
perché si tratta sempre di accompagnare l'evoluzione, all'interno di una
stessa famiglia (i Mai, che appunto si richiamano ai Bellocchio) di due
zie, di un fratello, di una sorella e della figlia di quest'ultima,
proposta dall'infanzia all'adolescenza. [..] Con una narrazione piana,
senza mai fratture di stile, all'insegna di un realismo intento ad ogni
svolta a farsi documento. Propiziandone la nota autentica con la presenza,
in molti personaggi, degli stessi membri della sua famiglia, le brave zie,
il fratello Pier Giorgio, Elena, la bambina che cresce. Affiancati, ma
senza mai note stonate, da interpreti come Donatella Finocchiaro o come
Gianni Schicchi Gabrieli cui, pur sempre nelle cifre della cronaca, è
affidata la pagina finale, tutta mestissima poesia. |
Gian Luigi Rondi -
Il Tempo |
Non
è da tutti trasformare un'esercitazione scolastica in un film d'autore.
Marco Bellocchio c'è riuscito, con i rischi che un'operazione di questo
tipo comporta, e il risultato è adesso sotto gli occhi di tutti. [...]
Ogni personaggio apre nuove possibilità di svolgimento a una storia
complessa e 'multipla', e nello stesso tempo funzionale alla sua origine 'didattica'.
Perché ogni personaggio, ogni situazione, ogni singola scena sono tutti
possibili spunti di lavoro per un ipotetico 'fare cinema' (come appunto si
chiamano i corsi estivi); sono idee di storie e di caratteri che un film
più tradizionale avrebbe tesaurizzato e sviluppato e che invece Bellocchio
regala e 'disperde', offrendoli alla fantasia dello spettatore. Come se
ognuno dovesse costruirsi la propria trama e la propria storia,
privilegiando ora questa ora quella situazione. Un'ipotesi di lavoro,
questa, che il misterioso finale con Gianni Schicchi Gabrieli (un altro
volto noto della filmografia bellocchiana, a metà tra l'amico di famiglia
e l'attore) non fa che confermare e rilanciare. In un film così
frammentario è difficile ritrovare la 'scena clou' ma quella in cui tutti
i membri della famiglia si ritrovano da un notaio è forse la più
significativa di tutto il film. Perché da una parte risolve le
disavventure del personaggio di Sara permettendole di tornare a fare la
mamma a tempo pieno. E dall'altra, con le gag incrociate tra Giorgio e le
zie, 'smonta' la verosimiglianza del racconto e sposta il film
dall'autobiografia al piano della pura affabulazione cinematografica. |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera |
promo |
Bellocchio
segue le vicende che avvengono nella casa dove è cresciuto con le
sue sorelle Letizia e Mariuccia. Quello è il luogo dove torna
sempre, nella bellissima Bobbio, nel Piacentino dove il Trebbia
scorre tranquillo. Nella casa vive la piccola Elena, figlia di
Sara, la bambina di cui si segue l'evoluzione, prima a tre poi a
cinque e a dieci anni. Elena vive con le zie nel paese perché sua
madre fa l'attrice ed è costretta a spostarsi di continuo. Ma la
bambina non è sola. Suo zio Pier Giorgio la adora e sua madre non
l'ha abbandonata: appena le è possibile torna per trascorrere del
tempo con lei. Un giorno, però, Sara arriva con una novità. Vuole
portare Elena con sé a Milano. È arrivato il momento in cui la
bambina dovrà lasciare il paese, la sua casa natale e separarsi
dalle zie, forse definitivamente... Tanti racconti improvvisati ma
legati da una narrazione piana, senza mai fratture di stile,
all'insegna di un realismo intento ad ogni svolta a farsi
documento, propiziandone la nota autentica con la presenza, in
molti personaggi, degli stessi membri della sua famiglia. |