da Libero (Giorgio Carbone) |
Tutti gli uomini del re. Un bel titolo che una sessantina d'anni fa lo
scrittore "sudista" Robert Penn Warren ricavò da una filastrocca popolare
che raccontava la caduta di un tiranno («e tutti gli uomini e tutti i
cavalli del re non bastarono a rialzarlo»).
Per il protagonista del suo romanzo, Willie Stark, Penn Warren si ispirò a
Huey Long, governatore della Louisiana durante gli anni Trenta, ucciso
durante un comizio (per ragioni extrapolitiche). Arrivato al potere sulla
base di un programma populista e progressista, Huey, come accade a tanti
demagoghi, si rivelò un vero tiranno. Fece anche "del bene" come accade
spesso ai ducetti (costruendo scuole e ospedali) ma lo fece con metodi
peggio che riprovevoli, appoggiandosi ai gangsters e ai ricconi
tangentisti.
Tuttavia fu adorato dal popolo della Louisiana, che al momento
dell'omicidio, spingeva per portarlo alle elezioni presidenziali in
concorrenza con Franklin Delano Roosevelt. La dimostrazione che Huey
rimase nel cuore degli elettori, fu l'elezione, qualche anno dopo, del
fratello minore a governatore dello stato (un buon governatore,
raccontano, senza il pelo sullo stomaco e le smanie dittatoriali di Hey).
Nel 1949
Tutti gli uomini del re
divenne un gran bel film diretto da Robert Rossen che fruttò l'Oscar a Broderick Crawford (una vera forza
della natura nei panni di Wiliie-Huey). |
da Rolling Stone (Francesco Alò) |
Affresco storico e metafora politica, scontro di classe e perdita dell'innocenza, disillusione ideologica e dramma psicologico. Tutti i film che Zaillian ha sognato non stanno nelle due ore e venti minuti di Tutti gli uomini del re, terza regia della penna di Schindler's List e secondo adattamento dall'omonimo romanzo di Robert Penn Warren su ascesa e caduta di Willie Stark, ispirato al governatore della Louisiana anni 30 Huey Long. Qui, molto diversamente dall'originale di Robert Rossen del '49, il protagonista è il giornalista disilluso Jack Burden (Law) piuttosto che il famelico Willie Stark (Penn), un incrocio tra Berlusconi e Celentano. I due si incontrano e si piacciono. Ma Burden vedrà Stark distruggergli vita e affetti. Law e Penn meriterebbero un film tutto loro. Ma Zaillian scrittura anche Kate Wìnslet, AnthonyHopkins, Mark Ruffalo e Patricia Clarkson. Troppi galli per un pollaio così piccolo. Cinque ore di durata e avremmo un capolavoro. |
da Il Messaggero (Fabio Ferzetti) |
...Più che dagli
anacronismi lo spettatore italiano sarà forse disturbato da un doppiaggio
che regala al "sudista" Sean Penn un assurdo accento ciociaro-partenopeo
(ma pare che i toni british di buona parte del cast in originale non siano
più appropriati). In compenso Zaillian azzecca la mossa chiave del
racconto sospendendo la parabola del politico "zotico" allo sguardo
estraneo e straniato del giornalista Jude Law, che affascinato dal
demagogo e dalla sua energia finisce per rinnegare e tradire il suo
giornale, la sua classe sociale, la sua stessa famiglia, in un processo di
identificazione mista a repulsione (e autodistruzione) tratteggiato con
insinuanti accenti noir. |
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TORRESINO gennaio
2007