Al
centro del terzo film di Emmanuel Mouret
, giovane autore-attore che era
ora di scoprire anche in Italia, c'è un irresistibile seduttore "passivo"
che ha il volto stralunato dello stesso Mouret (irresistibile per lo
spettatore, dunque anche per le donne). In apertura lo vediamo gironzolare
per Parigi squadrando con calma ogni ragazza che incrocia, dal vero o in
fotografia: ma senza invadenza e men che mai volgarità. In David, così si
chiama, riconosciamo semmai lo stupore del provinciale sbarcato nella
metropoli, la quieta disponibilità del sognatore, la grazia maldestra del
flaneur che si abbandona alla corrente.
In effetti David, suonatore di corno, è appena arrivato a Parigi. Cerca
qualcuno per dividere casa; troverà una casa molto accogliente con una
ragazza dentro. Anzi sarà la ragazza stessa, bionda, loquace, svampita,
non bellissima ma luminosa e sexy, a portarselo a casa. E qui comincia
questo film meno semplice di quanto sembri i cui protagonisti non dicono
quello che pensano, non fanno quello che dicono, e soprattutto non fanno
nulla per avere ciò che vogliono. Almeno in apparenza, perché poi proprio
questo lasciare le cose al caso finisce col favorire il destino ed
esaudire i loro desideri più profondi.
Alla bionda Anne infatti (la deliziosa Frédérique Bel), David piace
moltissimo e non lo nasconde, tanto che perfino un timido come lui finisce
per saltarle addosso. Ma viene respinto perché Anne si dice già innamorata
e se lo dice dev'essere vero, o almeno lei ci crede e questo basta. Lo
stesso David, del resto, in capo a poche scene si ritrova cotto della
taciturna Jeanne, enigmatica studentessa cui dà lezioni di corno (Fanny
Valette), cosa che gli permetterà di ignorare le persistenti avances di
Anne, la quale anzi pare felicissima del suo nuovo ruolo di confidente.
Anche se in
Cambio di indirizzo,
ripetiamolo, nessuno dice quel che pensa né fa quel che dice. E quando
entra in campo l'aitante Julien (il crooner Dany Brillant), un mascellone
intraprendente con auto sportiva e parlantina sciolta, partono una serie
di voltafaccia e ribaltoni che sarebbero comici se non fossero in qualche
misura anche sconcertanti.
Perché David (e Anne) non fanno nulla per i loro sentimenti, anzi
favoriscono i loro rivali? Di più: come mai la lotta, la competizione e il
suo corollario (rancore, amarezza, sofferenza), sembrano esclusi dal loro
orizzonte? Siamo in piena commedia filosofica alla Rohmer, ma Mouret è un
Rohmer che ha l'età dei suoi personaggi, con il candore (e la tendenza
alle catastrofi) di Tati o di Buster Keaton. E se può ricordare anche
Woody Allen,
è vero che in Allen tutti parlano troppo mentre qui lo schermo si divide
fra loquaci e taciturni, pugnaci e arrendevoli. Che naturalmente hanno
bisogno gli uni degli altri, anche se a volte ci vuole una vita per
capirlo, ma per ricordarlo basta un film. Un bel film. |
Professore di
musica ingenuo e lunare, David s'innamora di due ragazze, la sua bionda
coinquilina e la studentessa bruna cui dà lezioni di corno. Il regista e
attore marsigliese Emmanuel Mouret (questa volta in trasferta a Parigi) è
stato paragonato dalla critica francese a Eric Rohmer e a François
Truffaut; con parecchia esagerazione, certo, ma non senza qualche
fondamento. Al primo fa pensare per la tendenza a fondare la sua piccola
drammaturgia sul quotidiano, il non-detto e l'ellisse. Quanto a Truffaut,
lo evoca per la serie di Antoine Doinel, il personaggio interpretato da
Jean-Pierre Léaud, cui rassomiglia fino a sembrare uscito da un'altra
epoca. In questi nostri tempi di vincenti a ogni costo, David si caccia in
situazioni al limite del ridicolo: vedi come corteggia le ragazze e -
soprattutto - il modo in cui lascia il posto al suo rivale in amore,
anziché battersi per conservare l'amichetta del cuore. Toccante nella sua
goffaggine, il giovane antieroe è senz'altro un personaggio comico; e
tuttavia la sua originalità consiste in una combinazione di burlesco e
commedia sentimentale, minimalista quanto poetica. Se
Cambio di indirizzo
è solo un film "grazioso", lascia però intuire qualità che potrebbero
promuovere Mouret a regista maggiore. La capacità di mettere a profitto i
tempi morti, per esempio; o quella di flirtare con l'assurdo, pronunciando
dialoghi stravaganti con la massima naturalezza.
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