Venezia 66° - Orizzonti
Franco Campanella è
un pensionato sulla cinquantina, padre affettuoso di Luisa e Giovanni,
marito innamorato di Josephine, che ha conosciuto giovanissima durante
un viaggio in Germania e senza esitazione, nel giro di poche settimane,
ha sposato. Franco, soprattutto, è un giocatore. Gioca a poker e ai
cavalli, alla roulette e a “zecchinetta” nei luoghi più oscuri di
Napoli, al lotto e alla tris. Finora è sempre riuscito a mantenere un
equilibrio, seppure precario, tra la sua vita pubblica e quella di
giocatore. Ora però si avvicina una scadenza importante: il matrimonio
dell'adorata figlia Luisa con il fidanzato di lunga data, Fabrizio. Per
i Campanella, e in particolare Josephine, il matrimonio di Luisa deve
essere un giorno perfetto, il giorno del loro riscatto sociale dopo le
mille tribolazioni create da Franco...
In
un contesto come quello del cinema italiano in cui l’attenzione alle
regole specifiche dello scrivere non sembra quasi mai essere rispettata, o
peggio ancora neppure tenuta in considerazione nello sviluppo di testi
troppo spesso sciolti (e ritenuti erroneamente più “autoriali”),
Tris di donne e
abiti nuziali
si propone fin dalle primissime scene come un prodotto che cerca nella
solidità la sua forza primaria. Pur non essendo basato su una storia e su
personaggi particolarmente originali, il film di Vincenzo Terracciano si
poggia con la giusta lucidità su una sceneggiatura la cui progressione
dalla commedia di costume al melodramma più trattenuto avviene in maniera
puntuale e, cosa più importante, omogenea. Nella seconda parte del film
poi vi sono alcune soluzioni di trama che risultano abbastanza originali,
e che solleticano l'attenzione del pubblico sui fatti che stanno
accadendo. [...] il regista costruisce una messa in scena molto attenta
alla caratterizzazione ambientale: Napoli, setting delle vicissitudini
della famiglia Campanella, viene rappresentata senza il bozzettismo che
troppo spesso accompagna questo tipo di lungometraggi: al contrario, ad
uscire fuori con prepotenza è la malinconia notturna e la claustrofobia di
luoghi chiusi, fumosi, dove si consuma lento ma infermabile il destino del
sottobosco umano che è al centro della vicenda. Il pregio principale del
film di Terracciano è quello però di essere ottimo veicolo per buone prove
d'attore: in ruoli di supporto infatti fanno bella figura, oltre ai
soliti, consumati caratteristi partenopei, Giovanna Rea, un sorprendente
Paolo Briguglia e soprattutto la sempre bellissima Martina Gedeck. La
parte del mattatore però, e non poteva essere altrimenti, la fa il
protagonista Sergio Castellitto. Sarà pure vero che ormai questo attore
sovrappone il personaggio al ruolo, ma è altrettanto inconfutabile il
fatto che in qualsiasi produzione si cimenti, Castellitto riesce ad
impreziosirla. Nella parte di Franco Campanella ci troviamo di fronte ad
un interprete che con il solo linguaggio del corpo trova la forza di
esprimere sensazioni intime come la frustrazione, la paura ed insieme la
dignità dello sconfitto.
Adriano Ercolani - Comingsoon.it