Tris di donne & abiti nuziali
Vincenzo Terracciano –  Italia 2009 - 1h 38'

Venezia 66° - Orizzonti

Franco Campanella è un pensionato sulla cinquantina, padre affettuoso di Luisa e Giovanni, marito innamorato di Josephine, che ha conosciuto giovanissima durante un viaggio in Germania e senza esitazione, nel giro di poche settimane, ha sposato. Franco, soprattutto, è un giocatore. Gioca a poker e ai cavalli, alla roulette e a “zecchinetta” nei luoghi più oscuri di Napoli, al lotto e alla tris. Finora è sempre riuscito a mantenere un equilibrio, seppure precario, tra la sua vita pubblica e quella di giocatore. Ora però si avvicina una scadenza importante: il matrimonio dell'adorata figlia Luisa con il fidanzato di lunga data, Fabrizio. Per i Campanella, e in particolare Josephine, il matrimonio di Luisa deve essere un giorno perfetto, il giorno del loro riscatto sociale dopo le mille tribolazioni create da Franco...

  In un contesto come quello del cinema italiano in cui l’attenzione alle regole specifiche dello scrivere non sembra quasi mai essere rispettata, o peggio ancora neppure tenuta in considerazione nello sviluppo di testi troppo spesso sciolti (e ritenuti erroneamente più “autoriali”), Tris di donne e abiti nuziali si propone fin dalle primissime scene come un prodotto che cerca nella solidità la sua forza primaria. Pur non essendo basato su una storia e su personaggi particolarmente originali, il film di Vincenzo Terracciano si poggia con la giusta lucidità su una sceneggiatura la cui progressione dalla commedia di costume al melodramma più trattenuto avviene in maniera puntuale e, cosa più importante, omogenea. Nella seconda parte del film poi vi sono alcune soluzioni di trama che risultano abbastanza originali, e che solleticano l'attenzione del pubblico sui fatti che stanno accadendo. [...] il regista costruisce una messa in scena molto attenta alla caratterizzazione ambientale: Napoli, setting delle vicissitudini della famiglia Campanella, viene rappresentata senza il bozzettismo che troppo spesso accompagna questo tipo di lungometraggi: al contrario, ad uscire fuori con prepotenza è la malinconia notturna e la claustrofobia di luoghi chiusi, fumosi, dove si consuma lento ma infermabile il destino del sottobosco umano che è al centro della vicenda. Il pregio principale del film di Terracciano è quello però di essere ottimo veicolo per buone prove d'attore: in ruoli di supporto infatti fanno bella figura, oltre ai soliti, consumati caratteristi partenopei, Giovanna Rea, un sorprendente Paolo Briguglia e soprattutto la sempre bellissima Martina Gedeck. La parte del mattatore però, e non poteva essere altrimenti, la fa il protagonista Sergio Castellitto. Sarà pure vero che ormai questo attore sovrappone il personaggio al ruolo, ma è altrettanto inconfutabile il fatto che in qualsiasi produzione si cimenti, Castellitto riesce ad impreziosirla. Nella parte di Franco Campanella ci troviamo di fronte ad un interprete che con il solo linguaggio del corpo trova la forza di esprimere sensazioni intime come la frustrazione, la paura ed insieme la dignità dello sconfitto.

Adriano Ercolani - Comingsoon.it

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