Il tempo dei cavalli ubriachi
(Zamani baraye masti Asbha) |
Camera d'or |
Un film coperto di premi a Cannes: Caméra d'or come miglior opera prima (ex aequo con un altro film iraniano) e premio Fipresci della critica internazionale. Iraniano di etnia curda, Bahman Ghobadi , assistente di Kiarostami per Il vento ci porterà via e attore in La mela e Lavagne di Samira Makhmalbaf, sa raccontare con forza cinematografica e umana pietà le storie del suo popolo. Montagne innevate, freddo, crudeltà e miseria nel paese che non c'è, il Kurdistan alla frontiera con l’Iraq. Vite difficili per tutti, soprattutto per chi è bambino e orfano. Un ragazzo di quindici anni deve provvedere ai suoi quattro fratelli e sorelline. Uno di loro soffre di una malformazione ossea, ha bisogno di essere operato, viene amorevolmente portato in giro appeso al fianco come una bambolina. C'è la guerra. I bambini fanno i contrabbandieri, portano su e giù per le montagne pesanti carichi. Tutti adulti ben prima del tempo, tutti a battersi contro la natura e contro ali uomini. Una scena indimenticabile quando le bestie ubriacate per farle arrivare in cima al passo cadono nell'alta neve e i grossi pneumatici da trattore appesi ai fianchi di muli e cavalli rotolano a valle. Immagini precise, senza compiacimenti né scivolate nel melodrammatico. Uomini in guerra, bestie ubriache e bambini soli. |
Bruno Fornara - Film Tv |
...Il tempo dei cavalli ubriachi è ammirevole per come riesce a sfuggire a un'infinità di trappole implicite nelle sue premesse. A priori, non è certo difficile commuovere chi sta seduto in platea, protetto e al sicuro da ciò che vede, con un soggetto come questo. Molto più difficile riuscire a commuoverlo senza martirizzare i personaggi, senza rinunciare mai al pudore e alla dignità. A ben vedere, quella di Ghobadi è una posizione coraggiosa anche a fronte del cinema iraniano, oggi tra i migliori del mondo ma che mostra la tendenza a un certo conformismo «di scuola». Se il regista non ha nulla da invidiare al senso dell'inquadratura dei suoi connazionali più conosciuti, la sua scelta è molto lontana dalla moda dei film alla Kiarostami: è soprattutto una scelta di emozioni, che rende questa storia intensa e coinvolgente nonché accessibile al grande pubblico. Qualcosa che evoca, e non soltanto per l'uso di attori non professionisti, l'esperienza del nostro neorealismo. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
promo |
Ghobadi, assistente di Kiarostami sa raccontare con forza cinematografica e pietà umana le storie del suo popolo: montagne innevate, freddo, crudeltà e miseria alla frontiera dell'Iraq. C'è la guerra, i bambini fanno i contrabbandieri, ragazzi-adulti pronti a battersi contro la natura e contro gli uomini. Immagini precise, nessun compiacimento melodrammatico e… una pioggia di premi a Cannes! |
cinema invisibile cinema TORRESINO maggio-giugno 2001