Un
lago, la luce rarefatta, una donna di spalle che si gira lentamente e
lascia scorgere il volto. Si apre e si chiude con questa sequenza
Seta
di François Girard tratto dall'omonimo bestseller di Alessandro Baricco
,
pubblicato nel '96. Ma dietro quei vapori, dietro il viso
dell'affascinante ragazza - che con la stessa grazia con cui si palesa
scompare nelle calde acque - si cela nostalgia, tristezza, inquietudine. È
il preludio e la conclusione di una storia che agita e fa palpitare
nonostante l'apparente quiete. È la vicenda di Hervé Joncour (Michael Pitt),
commerciante di bachi da seta che ogni anno si reca verso il paese del Sol
Levante per acquistare i bachi che producono la seta più preziosa. È il
1861. Joncour è sposato con Hélène (Keira Knightley), il loro è un
rapporto sereno. Ma un giorno durante uno dei suoi viaggi, Hervé rimane
intrappolato dal candore di una fanciulla, geisha di un nobile del luogo.
L'uomo non confesserà mai la sua passione, né, mai, la vivrà se non
attraverso il pensiero e l'immaginazione, con la memoria di una storia
vissuta sola attraverso le parole impresse su una pergamena di riso. Ma
chi le ha scritte veramente? Quella di François Girard è una trasposizione
fedele della storia scritta da Baricco. Riesce a rievocare sul grande
schermo le stesse emozioni delle pagine del libro, con una grande forza
visiva, con delle inquadrature molto vicine all'arte pittorica più che a
quella cinematografica. |
Cristina Scognamillo –
cinematografo.it |
La
storia è quella di un uomo dilaniato dall’amore per due donne diverse. E
dalla fascinazione per due differenti esistenze: quella tranquilla e
serena nel sua paesino francese, quella avventurosa e per certi versi
incomprensibile che sperimenta in Giappone. Tutto comincia in Francia,
nella seconda metà dell’Ottocento. È qui che troviamo il nostro giovane
eroe, Hervé (Michael Pitt), soldato per volere paterno più che per
convinzione. Ma l’amore per la bella maestra Hélène (Keira Knightley) lo
spinge a lasciare le armi e a diventare collaboratore di un imprenditore
locale (Alfred Molina), deciso a lancia nel business delta tessitura della
seta. Per questo Hervé viene mandato prima in Africa, poi in un remoto
angolo del Giappone, ad acquistare le uova dei preziosi bachi. Ed è in
questo Oriente lontano, quasi impenetrabile, che la sua vita cambia, visto
che nel villaggio in cui trova le uova vede una bellissima ragazza (Sei
Ashina), compagna del boss locale. Ed è propria l’ossessione per lei che b
riporterà lontano da casa altre due volte. Con conseguenze anche molto
drammatiche. La loro passione resterà sempre inespressa; mentre il
rapporto con Héléne riserverà delle sorprese...
“Come lettore, mi sono subito innamorato del libro - spiega
Francois Giraud- e, da regista, ho capito subito le sue potenzialità
cinematografiche. Non sano mai stato d’accordo con chi pensa che questa
trasposizione fosse difficile, Secondo me invece c’è tutto per il grande
schermo il fascino della seta, un personaggio in cui mi identifico
totalmente, viaggi in paesi lontani, una storia d’amore, Cosa si può
volere di più?” |
Claudia Morgoglione – La Repubblica |
Ispirato
al vendutissimo romanzo di Alessandro Baricco, il film multinazionale e
multisentimentale di François Girard, a nove anni dal Violino rosso, cerca
inutilmente di tradurre in immagini la leggerezza barocca di quel tipo di
scrittura. E ovviamente non riesce. Priva di quell'armonica connotazione
linguistica, la storia, pur nello splendore delle cartoline illustrate
spedite dalla fotografia nello sforzo ricattatorio delle musiche di
Sakamoto, illanguidisce e impallidisce. Nel romanzo d'amore ottocentesco
col viaggiatore (il “dreamer” qui addormentato Michael Pitt) che va a
cercare i bachi da seta in Giappone ma trova l'immagine d'uno sfuggente,
vagheggiato amore che gli farà tradire, finché non appare una misteriosa
lettera, la buona moglie in fiduciosa attesa in Francia (Keira Knightley).
Ma tutto, l'ansia del viaggio e la febbre d'amore, rimane solo in
superficie, con paesaggi magnifici, ma attori mediocri e inutili silenzi. |
Maurizio Porro
–
Il Corriere della Sera |
Alessandro
Baricco difende il film tratto dal suo libro, argomentando con calma e
senza sottolineature polemiche. Già “Variety”, dopo la prima a Toronto, lo
aveva messo nella top-list dei film più noiosi. Come risponde a tanti
giudizi negativi?
«Personalmente il film di Girard, cui non ho collaborato in prima
persona, mi ha convinto. Ho detto molti no alle proposte di trasposizione
dei miei libri e, anche a proposito di Seta, mi rendevo conto dei pericoli
impliciti. Intanto la struttura circolare del romanzo, che sullo schermo
rischia di trasformarsi in ripetizione. Poi il personaggio di Hélène, che
nella pagina è nascosto, segreto: ma in un film, come fai a nascondere
Keira Knightley? E ancora: gli atti, nel libro, non hanno una motivazione
esplicita, mentre al cinema tutto tende a essere spiegato. Forzando il
tutto, se ne poteva ricava re un kolossal hollywoodiano. Invece lo
preferisco com’è: poco cinematografico, molto letterario».
Definire “letterario” un film è quasi un’ammissione di colpa. Non pensa
che una cosa sia adattare un testo letterario per lo schermo, altra cosa
cercare di fa re della letteratura forma di film?
«Quel che penso è che, nel cinema europeo, dobbiamo evitare soprattutto
di imitare la grammatica e la sintassi dell’impero americano. Occorre
sforzarsi di produrre la differenza, non fornire allo spettatore prodotti
preconfezionati ma obbligarlo, invece, a usare la testa. Può darsi che la
letteratura non sia la soluzione migliore, però non è mai un passo falso.
Anche se “Seta” non fosse riuscito, l’importante è che è differente dai
soliti prodotti americani». |
Intervista di Roberto Nepoti
– La Repubblica |