Gli è bastato spostare di poco l'inquadratura della macchina da presa, passare dalla upper class a coloro che vivevano nella sua ombra, perché
James Ivory
facesse il film più bello della sua carriera, il più sentito, il più struggente, duro e, perfino, politico. Il maggiordomo Stevens, colui che ricorda in un flashback la sua vita e il suo rapporto mancato con la governante Kenton, è un grande personaggio nella sua meschinità e nella sua negatività ma, anche, nella dignità: una persona che, in nome del lavoro, della professionalità e dello fedeltà ad un mondo e a una classe ritenuta superiore per levatura morale, arriva a negare e a calpestare i sentimenti propri e degli altri. Ivory racconto la vicenda con il consueto stile elegante e perfetto, ma con una partecipazione e un approfondimento psicologico dei personaggi per lui insoliti... E la marcia in più al film la da il cast: ad una Emma Thompson impeccabile come sempre, ai bravissimi James Fox e Christopher Reeve, si affianca un Anthony Hopkins strepitoso, capace di lasciar trasparire i sentimenti attraverso il semplice fremito di un labbro.
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