Non lasciarmi
(Never Let Me Go)
Mark Romanek
- Gran Bretagna
2010
- 1h 43' |
Fedele
al romanzo, asciugato tuttavia di molte conversazioni e divagazioni, il
film restituisce l'inquietante fascino di un ambiente rarefatto intriso di
inquietanti misteri. Ma, soprattutto, domina il dolore straziante delle
giovani vittime sacrificali che, una volta scoperta la verità, sono
combattute tra la rassegnata accettazione del proprio triste destino e il
desiderio di sottrarsi, in nome dell'amore che comincia a sbocciare tra
loro, a quella spaventosa vivisezione. [...] Insieme ai protagonisti, il
pubblico, investito da una malinconia crescente, scopre a poco a poco
l'inferno nel quale piomberanno quei ragazzi, seguendoli persino nei
corridoi degli ospedali dove si trascinano pallidi e doloranti, con le
prime cicatrici a segnare i loro corpi da macello. Glaciale nel tracciare
il ritratto de giovani cloni, il regista firma un melodramma anomalo e
asciutto, lasciando allo spettatore tutto il tempo per immergersi con
commozione nell'orrore di un mondo che appare meno lontano di quello che
sembra. E nel finale la riflessione filosofica (mai spirituale però) sul
destino dell'uomo e il senso della vita si estende a una dimensione più
ampia e universale: di fronte alla certezza della morte non sono forse
uguali tutti gli esseri umani che, giunti alla fine del proprio percorso
terreno, sono assaliti dall'angoscia di non aver avuto abbastanza tempo? |
Alessandra De Luca - Avvenire |
Specialista
in video clip e incubi contemporanei, Mark Romanek torna 8 anni dopo
One Hour Photo a
far la voce grossa raccontandoci una classica storia di fantascienza old
style, dove un potere assoluto e onnipotente ci ha già modificato
l'essenza e
l'esistenza ma ancora qualche illuso tenta di reagire. Fanta
genetica alla giapponese da post fine del mondo (non a caso l'autore del
romanzo è l'anglo nipponico Kazuo Ishiguro), il film è combattuto tra la
voglia di essere molto contemporaneo e una spinta al romanticismo retrò,
tra scienza e mélo, tra l'urlo finale terribile al nulla del ragazzo e le
moine da college movie delle sue fidanzatine. E vengono in mente
Il villaggio dei dannati
e
Farenheit 451,
La fabbrica delle mogli
e
La decima vittima,
tutti gli exploit delle fantamacchinazioni ai danni dell'uomo così com'è
senza neppur sapere a chi deve la mutazione morale e l'assente dimensione
del tempo. E se il libro consigliava di venir letto come una love story,
il film fa lo stesso forse involontariamente, distribuendo melanconia in
un'atmosfera rarefatta e disperata che congloba molte disillusioni di
oggi, accanto a problemi reali come il traffico di organi. Tre attori in
carriera danno il meglio espressivo per farci entrare, da un pertugio
angusto e triste, nei loro problemi esistenziali: sono il bravissimo
Andrew Garfield (The
Social Network e prossimo
Spider-man), Carey
Mulligan e Keira Knightley, che si palleggiano cose antiche come la
gelosia mentre sono guardati con sussiego da Charlotte Rampling, nei cui
occhi si sublimano le delusioni di una generazione. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
I
bambini sono bellissimi, il coro impeccabile, la preside Charlotte
Rampling, dritta e severa nel suo tailleur di tweed, emana autorità e
insieme fiducia. E allora perché ci assale una tristezza che non ci lascia
fino alla fine? Lo capiamo qualche scena dopo, quando una maestra
coraggiosa spiega agli increduli allievi di Hailsham che cosa faranno da
grandi. [...] Impossibile non pensare a 'Blade Runner', dove però i
'replicanti' si ribellavano eccome. Ma è un riflesso condizionato.
Non
lasciarmi
infatti non è un romanzo o un film di fantascienza. E un'allegoria
esasperata e impietosa fino all'insostenibile del nostro presente... |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
promo |
Inghilterra. Kathy, Tommy e Ruth sono cresciuti insieme nel
collegio di Hailsham. Divenuti maggiorenni, i tre ragazzi sono
costretti a lasciare l'idilliaco ambiente che finora li ha tenuti
uniti e protetti dal resto del mondo. Consapevoli di quale sia la
loro missione nella vita, una volta fuori, ognuno di loro si
troverà costretto a fare i conti con il proprio destino e allo
stesso tempo con la reale forza di sentimenti come amicizia,
dolore, amore e gelosia... Un adattamento letterario (Kazuo
Ishiguro) asciutto e fedele nell'essenza che si traveste di
fantascienza, si trucca di horror e ingegneria genetica,
ma si direbbe Cime tempestose, tanto trattiene le emozioni
e imbriglia i sentimenti, distribuendo melanconia in un'atmosfera
rarefatta e disperata che congloba molte disillusioni di oggi. |
cinélite
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