Nemico pubblico - Public Enemies
Michael Mann - USA 2009 - 2h 23'

  «Mi chiamo John Dillinger. Rapino banche». Evocando il leggendario «Mi chiamo John Ford. Faccio western», nel suo gigantesco, notturno e irrequieto nuovo kolossal, Michael Mann ci racconta un John Dillinger di poche parole, un killer spietato e malinconico, con l'occhio freddo di un serpente, avvolto di una calma piatta, minacciosa e con l'eleganza naturale di Johnny Depp. Un uomo che non teme nulla e nessuno, sorride pensando al mito di se stesso e perde la testa per una meticcia francese di nome Billie Frechette (Marion Cotillard). Il pericolo numero uno di film precedente in archivio Michael Mann film successivo in archivioha poco a che vedere con la furia folle, quasi gioiosa, del Dillinger (Warren Oats) di John Milius. Nella sua monumentalità e nella grandiosità di un magnifico balletto a base di uomini in doppio petto e raffiche infuocate di proiettili Nemico pubblico risulta un film paradossalmente intimista.
Lavorando come ormai dai tempi di
Collateral con un'orchestra di telecamere digitali sulla materia stessa delle tenebra e su quella che sembra ormai una sua sfida personale all'occhio del pubblico, Mann fa sempre più pensare a un espressionista astratto - il suo è un cinema di tratti, e un'esplorazione progressiva dell'inafferrabilità di se stesso. Così come è sceneggiato dallo stesso Mann, insieme a Ronan Bennett e Ann Biderman (da un libro di Bryan Burrogh), Nemico pubblico è materiale perfetto per questa ricerca.
Con poche ma bellissime inquadrature - il cielo immenso del Midwest che si staglia sopra un penitenziario all'inizio del film, o (fordianamente) dietro ai panni stesi di una casa povera, in cima a una collina, una donna che chiede ai banditi di portarla con sé... - Michael Mann traccia gli States della Depressione, quelli da cui è nato il grande cinema gangster hollywoodiano, insieme a rapinatori/leggende folk come Bonnie e Clyde, Dillinger, Baby Face Nelson, Pretty Boy Floyd, i Barker, e insieme al Federal Bureau of Investigation di Edgar Hoover, creato anche per eliminare quei criminali così pericolosamente vicini all'allure di eroi popolari. Sempre attento al dettaglio storico, nel suo film Mann tratteggia attraverso la parabola di Dillinger, e il progressivo interventismo della polizia federale, la fine dell'era (romantica) del gangster solitario e la crescita del crimine organizzato - alla fine anche la mafia volta le spalle al libero battitore Dillinger. In questo senso, per quanto sontuoso
Nemico pubblico ha in sé una traccia di elegia/energia proletaria. E fa non pochi riferimenti al western.
Fedele alle cronache del tempo, che gli permettono inoltre di riprendere la struttura del duetto/duello che aveva caratterizzato il rapporto tra poliziotto (Al Pacino) e criminale (Robert De Niro) in
Heat, il regista di Miami Vice individua nell'agente federale Melvin Purvis (un impassibile Christian Bale eredita il ruolo che nel film di Milius fu di Ben Johnson) la nemesi del suo bandito. Giù a Washington Edgar Hoover (Billy Crudup) è un politicante assetato di fama e di potere che usa l'FBI per promuovere sé stesso.
Più di tutto, lavorando sull'idea della caccia all'uomo e sulla struttura delle fuga,
Nemico pubblico è uno studio sul movimento: rapine che durano meno di due minuti, frenetiche corse in macchina nel buio, convulsamente striato dalla luce arancione delle raffiche di mitragliatrice. La fine della storia di Dillinger si sa, fu ucciso da Purvis e dai suoi in un agguato, all'uscita di un cinema dove proiettavano Manhattan Melodrama, un gangster movie atipico, diretto da W.S Van Dyke su due amici d'infanzia, William Powell e Clark Gable che finiscono da due parti opposte della legge. È nel buio di quella sala che si consuma la scena più bella del film, nei campi e controcampi tra il primo piano di Dillinger e, sullo schermo, quelli di Gable e Myrna Loy. In quella poche inquadrature c'è tutto il potere straordinario del cinema.

Giulia D'Agnolo Vallan - Il Manifesto

  Ci sono due modi per reagire di fronte a Nemico pubblico. Lo spettatore dipendente dall'adrenalina del poliziesco ordinario lo troverà sontuoso, tenebroso, un po' tortuoso, forse compiaciuto. I cercatori d'oro estetico confermeranno l'opinione che hanno di Michael Mann: uno dei massimi pittori d'icone cinematografiche [...] Un'America amara e depressa funziona da sfondo, senza tuttavia ritrovarsi alle prese col solito assunto moraleggiante; anzi per Mann la lotta tra fuorilegge e capitalismo assume toni che non lasciano spazio a emozioni diverse da quelle divorate dai media e digerite da un popolo già pubblico. La dimostrazione di questo sottile passaggio tenuto in bilico tra referto oggettivo e delirio epico sta nella bellissima sequenza in cui Dillinger s'introduce nelle stanze della squadra speciale dell'FBI incaricata di catturarlo e «rivive» la sua stessa storia di criminale come se fosse uno spettatore esterno... uno spettatore di cinema, naturalmente. Del resto proprio il rito catartico della settima arte diventerà decisivo al momento della verità: tutti sanno che Dillinger cadde ancora giovane all'apogeo della propria leggenda, ma solo un regista di classe sa raccontarlo con pochi sbrigativi tratti e subito dopo rappresentarlo con il semplice bagliore del fuoco di una sigaretta.

Valerio Caprara - Il Mattino

  C'è una curiosa differenza tra il titolo italiano e quello originale dell' ultimo film di Michael Mann: da noi è singolare, Nemico pubblico; in originale è plurale, Public Enemies. Forse il regista voleva riferirsi non solo a John Dillinger, che nel film è interpretato da Johnny Depp, ma anche a tutti quegli altri gangster - Alvin Karpis, Pretty Boy Floyd, Walter Dietrich, Baby Face Nelson - che nella prima metà degli anni Trenta scossero l'opinione pubblica americana. Oppure si riferiva ai due «nemici» che si confrontano nel film, come era stato anche nella realtà: Dillinger da una parte e Melvin Purvis (interpretato da Christian Bale) dall'altra, il poliziotto dell'FBI che gli dette la caccia fino ad ucciderlo...

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

  ...Quella calda sera del 22 luglio 1934 andò al Biograph di Chicago per vedere Manhattan Melodrama, un film di gangster nel quale Clark Gable e William Powell interpretavano due amici d'infanzia che, da adulti, si trovavano su fronti opposti: il primo fuorilegge, il secondo uomo d'ordine. Pare che Gable, nel disegnare il suo personaggio, si fosse ispirato proprio a Dillinger: i due un po' si assomigliavano, se non altro per i baffetti da sparviero. Lo accompagnavano due donne: una era la sua «amica» Anna Sage, tenutaria di bordelli di origine romena che era sotto ricatto da parte dell'FBI. O ci dai Dillinger o torni in Romania, era stata la «proposta» di Hoover.... Quella sera Anna fece sapere che avrebbe indossato un vestito rosso (o arancione, secondo altre fonti) per permettere agli agenti di invidiare lei e Dillinger. Da allora fu chiamata «the lady in red», la signora in rosso: simbolo di tradimento. Gli agenti che avevano circondato il cinema spararono a Dillinger all'uscita, alle spalle. Il gangster rimase morto sul selciato e prima che l'FBI potesse sigillare la scena del crimine, diversi passanti riuscirono a inzuppare i loro fazzoletti nel suo sangue. Questa storia, compreso il dettaglio dei fazzoletti (che nel film di Michael Mann non c'è) è brillantemente raccontata nel libro Nemico pubblico di Bryan Burrough (Sperling & Kupfer) al quale il film si ispira. È un libro di storia, non un romanzo: racconta la nascita dell'FBI sullo sfondo della Depressione, per dare la caccia a fuorilegge famosi come Baby Face Nelson, Pretty Boy Floyd, il clan dei Barker, Bonnie & Clyde. Il film di Mann si apre proprio con la morte di Pretty Boy Floyd (poi cantato da Woody Guthrie), abbattuto con una fucilata alla schiena mentre fugge attraverso i campi; e si chiude con l'«esecuzione» di Dillinger, eliminato da un commando che non aveva la minima intenzione di tentare di arrestarlo.

Alberto Crespi - L'Unità

promo

Dillinger (Johnny Depp) è un bandito che agisce da Robin Hood del Midwest, terrorizza e affascina, colpisce e riflette, sorprende e irride. Gli si erge contro Purvis (Christian Bale), l'ambizioso sbirro che lo bracca; ma intanto il «Nemico Pubblico» resta leale nei confronti dei complici e innamorato della sua Billie. Un'America amara e depressa funziona da sfondo... Lavorando sull'idea della caccia all'uomo e sulla struttura delle fuga, Nemico pubblico è uno studio sul movimento: rapine che durano meno di due minuti, frenetiche corse in macchina nel buio, convulsamente striato dalla luce arancione delle raffiche di mitragliatrice. In ogni inquadratura di Mann c'è tutto il potere straordinario del cinema.

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TORRESINO - dicembre 2009

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