da FilmTv (Aldo Fittante) |
Londra, 1895. Sir Robert Chiltern, il marito ideale sposato da Lady Gertrude, in procinto di iniziare una promettente carriera politica viene ricattato dalla perfida Mrs. Chevely, un'affarista senza scrupoli che conosce l'origine poco nobile della fortuna dell'uomo. Intanto, lo scapolo d'oro Lord Goring s'innamora, ricambiato, di Miss Mabel, la sorella di Sir Robert... Brillante trasposizione della perfetta pièce di Oscar Wilde, portata sullo schermo per la prima volta da Alexander Korda nel 1948. Battute che divertono e rimangono, ricostruzione d'epoca impeccabile, forse un po' troppo "cinema di papà", ma cento minuti che volano accompagnati da un gruppo d'attori che fa a botte per alzare la mano, nella più spudorata gara di autorefenzialità che il cinema recente ricordi. Difficile dichiarare un vincitore; visto che Minnie Driver è strepitosa, Rupert Everett in forma smagliante, Jeremy Northam lapalissianamente "ideale", Julianne Moore simpaticamente perfida e Cate Blanchett da sposare se si credesse nei concili nuziali. A proposito: la commedia, calata in atmosfere e costumi ottocenteschi, sembra proprio un altro Matrimonio del mio migliore amico. Anzi, lo è. |
da L'Unità (Michele Anselmi) |
Battuta colta al volo all'uscita di Un marito ideale: «Però mica male i dialoghi: ma chi è 'sto sceneggiatore?». Grazie tante, è Oscar Wilde. Una penna fine che scriveva per il teatro battute così: «Un idillio non dovrebbe mai esordire con il sentimento: dovrebbe iniziare con la logica e finire con un accomodamento». Licenziata da Wilde nel 1893, dopo Salomé e prima del rovinoso processo per omosessualità che l'avrebbe portato in galera, la commedia gioca con i meccanismi tipici di certo teatro brillante francese. Nella Londra di fine 800 il politico in carriera Sir Robert Chiltern (Jeremy Northam), bello e facoltoso, sembra davvero il «marito ideale» del titolo. Ma un'ombra grava sul suo matrimonio felice con Lady Chiltern (Cate Blanchett): anni prima l'uomo si arricchì vendendo un segreto di Stato, e ora la disinvolta Cheveley (Julianne Moore), che fu sua amante, è pronta a rivelare l'episodio alla stampa se lui non sosterrà in Parlamento un certo progetto. Il ricatto offre lo spunto per imbastire una farsa sentimentale sul tema dell'ipocrisia che moltiplica in sottofinale bugie e richieste di matrimonio. Se Rupert Everett, nei panni del dandy Arthur Goring e insidiato dalla sorella (Minnie Driver) del «marito ideale», si diverte a evocare lo spirito sulfureo dell'autore, tutti gli interpreti si intonano al clima all british della pièce, brillante nella tessitura dei dialoghi, piuttosto convenzionale nell'impaginazione da Filodrammatici firmata da Oliver Parker . |