Il matrimonio del mio migliore amico (My Best Friend's Wedding) Paul J. Hogan - USA 1997 - 1h 45'
L'avvocato del diavolo (The Devil's Advocate) Taylor Hackford - USA 1997 - 2h 24'
La seconda guerra civile americana (The Second Civil War) Joe Dante - USA 1997 - 1h 40'


       Gli schermi più "ricchi", a livello di qualità spettacolare, avranno tre titoli su cui giocare il consenso del pubblico: Il matrimonio del mio migliore amico, L'avvocato del diavolo e La seconda guerra civile americana.
Una commedia, la prima, squisitamente leggera, romantica e frivola. Lei Julienne (Julia Roberts) ha avuto un flirt indimenticabile con Michael (Dermot Mulroney). Il loro amore-amicizia si è interrotto con la promessa che, se al compimento del ventottesimo entrambi si fossero ritrovati ancora disponibili, si sarebbero infine sposati. Ma "alla scadenza", quando lui la chiama è per presentarle Kimmy (Cameron Diaz), la sua promessa sposa. Ora Julienne è affascinante e affettivamente indispensabile, ma Kimmy è l'occasione da non perdere, uno schianto nel portamento, un "progetto" di moglie dolce e devota. Il matrimonio è imminente, Kimmy considera Julienne la sua migliore amica e la vuole come damigella, Michael dal canto suo le confida ogni personale trepidazione, rievoca con lei i sentimenti di un tempo accavallandoli con fraterna nonchalance con la nuova situazione sentimentale. Ovviamente Julienne scopre di rivolerlo per sé e il gioco degli equivoci sentimentali esplode alla grande con infidi sotterfugi, amabili gag e bizzarre parentesi "popular" legate al coinvolgimento emotivo, nella vita e nel cinema, della canzone e della tradizione del musical. In più un raffinato insert interpretativo affidato al redivivo Rupert Everett : il suo gay-touch è descritto in punto di penna, sorridente e "liberatorio" nella sanguigna frenesia delle schermaglie amorose. Un cameo che vale il film.
Ben più di una comparsata è invece, in L'avvocato del diavolo, il mefistofelico ruolo di Al Pacino (John Milton) che affianca Keanu Reaves (Kevin Lomax), penalista in carriera . La sequenza iniziale in cui Kevin difende in tribunale un lascivo pedofilo è la chiave di volta di un'opera tra il gore metropolitano e l'incubo esistenziale. Il giovane Lomax sbarca a New York con un reputazione vincente ed un'ambizione smodata. E nella moderna Babilonia trova posto nel prestigioso studio legale Milton-Chadwick-Waters. La vita di Kevin si trasforma: il denaro, gli agi e la carriera lo inebriano e gli fanno perdere le coordinate del proprio essere e l'intesa sentimentale con sua moglie Mary Ann (Charlize Theron), trascurata per cinico arrivismo. Tra citazioni bibliche ("larghi sono i cancelli e comode le strade che conducono alla tentazione") e sardonici consigli ("se non devi goderti mai tuo marito, abbi un rapporto con il suo denaro"), il menage dei coniugi Lomax sfocia nel dramma e per Kevin la gotica suite di John Milton diventa luogo di allucinati incubi e sconvolgenti rivelazioni (non per niente John Milton è l'autore di Paradise Lost, paradiso perduto).
Girando con mirabile virtuosismo figurativo ed angoscioso evolversi drammaturgico Taylor Hackford dilata all'eccesso il paradosso morale faustiano e arriva ad infastidire tra ammiccamenti ed effetti speciali, ma sa sempre come riprendere, con padronanza scenica e furbizia onirica, le briglia del racconto. Ma, tra la sensualità morbida della Theron , l'arrivismo-macho di Keanu Reeves e il diabolico protagonismo di Pacino, resta l'impressione che anche L'avvocato del diavolo non abbia saputo resistere alle lusinghe (commercial-hollywoodiane) di John Milton: "Vanità, decisamente il mio peccato preferito".
Bisogna affidarsi allora alla tragi-commedia di La seconda guerra civile americana per godere appieno la verve spettacolare e satirica del grande cinema made in USA. Immaginate che, per fronteggiare l'esodo di un gruppo di orfani asiatici scampati all'ennesimo conflitto, il governatore dell'Idaho decida di chiudere le frontiere agli immigrati. E che , di conseguenza, il presidente, dopo un ultimatum andato a vuoto, metta in armi i confini. Tra contrapposti schieramenti e un malinteso linguistico ("secessione" anziché "successione"), gli stati confederati si trovano ben presto in aperto conflitto. Una tragedia per il sogno americano, un imperdibile scoop per i network e per l'audience di prima serata... Vera sorpresa per il pubblico in questo squarcio di stagione, La seconda guerra civile americana rinverdisce la tradizione del film di genere e riconcilia con la vena ilare e dissacratoria di Joe Dante (Gremlins, Salto nel buio, Matinée). Un'opera di serie-B, politicamente scorretta e cinematograficamente magistrale.

e.l. La Difesa del Popolo - 25 dicembre 1997