…La
morte (altrui) può aiutare a crescere, può (deve) aiutare a comprendere
come “arrivarci” vivendo al meglio il proprio, personale progresso. Ma è
consentito, per capire l’oggi, scrutare oltre il domani? Si può indagare
oltre l’oscura soglia restando attaccati alla sicurezza del vivere
presente? È quanto si domandano alcuni studenti della facoltà di medicina
di Chicago in
Linea
mortale
(Joel Schumacher – USA,1990) che, sfruttando conoscenze e strumenti in
loro possesso, osano una rischiosa perlustrazione nei bui corridoi
dell’aldilà. Un’iniezione per fermare il cuore, una condizione di
raffreddamento criogenico per stabilizzare la temperatura corporea, le
piastre dell’elettroshock pronte a ridare la scossa necessaria a
ristabilizzare il tracciato elettroencefalografico, un’attenzione
meticolosa ai tempi di trapasso e di “recupero” e… la soglia è
oltrepassata. Le sensazioni (per protagonisti e spettatori) sembrano
banalmente standardizzate: una luce simbolica, immagini di “accoglienza”
che faticano a trovare definizione e coscienza. L’originalità dell’azzardo
di Nelson (Keifer Sutherland), Rachel (Julia Roberts), David (Kevin
Bacon), Joe (William Baldwin) e Randy (Oliver Platt) sta nelle conseguenze
turbative che si insinuano nel nuovo vissuto di ognuno.
Il passare il
confine tra vita e morte apre le porte a ciò che, nell’immaginario
traghetto dell’anima, pesa come insostenibile zavorra: un accumulo di
laceranti sensi di colpa che si concretizzano in sconvolgenti esperienze
di brutalità e violenza. Responsabilità ed espiazione; la capacità di
riconosce l’una e affrontare l’altra diventa la chiave risolutiva del plot
di
Flatliners
(in originale: “tracciato piatto”), un monito civile tra il gotico e il
pop, fumettistico in certe caratterizzazioni, ma nobilitato da un
approccio metafisico che concede tanto allo spettacolo quanto alla
riflessione, un tete a tete con la morte che aiuta a maturare, a
migliorarsi e che non lascia strascichi e vittime.
Un azzardo esistenzial-speculativo che una generazione, ricca e appagata
come quella descritta da Shumacher a cavallo degli anni ’90, poteva
permettersi...
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