GOLDEN GLOBE: miglior film straniero |
Si intitola Leviathan il film che il regista russo Andreij Zvyagintsev ha portato in concorso a Cannes e come il mostro biblico che terrorizzava Giobbe e quello politico che teorizzava Hobbes, il moderno Leviatano è ancora capace di imporre il suo potere e le sue leggi. Anche se sembra senza alcuna vita, come la carcassa abbandonata su una spiaggia che a un certo momento si vede nel film. E invece l’indifeso Kolya, che ha l’unico torto di vivere su un terreno che fa gola al corrotto sindaco locale per dare il via a una speculazione «tra pubblico e privato», scoprirà sulla sua pelle che niente può proteggerlo dalle ambizioni dei corrotti. Nemmeno il suo amico avvocato fatto venire da Mosca (il film è ambientato in una cittadina sul mare di Bering), che cadrà nella trappola dei potenti, oltre che in quella del proprio egoismo sessuale. Già premiato a Venezia con un discusso Leone d’oro per Il ritorno, Zvyagintsev trova qui una cifra stilistica più controllata e matura, che scava nelle psicologie dei personaggi (Kolya ha un figlio di primo letto e una compagna, oltre a degli amici di sbronze che finiranno per essere causa involontaria della sua sconfitta) per restituirci il ritratto di un paese dove chi detiene il potere — politico, poliziesco, giuridico o religioso non fa differenza — si trova alleato nel perpetuare il proprio dominio a scapito dei più deboli. Togliendo al Giobbe di turno anche la possibilità di invecchiare felice come succedeva nella Bibbia. |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera |
Non lasciatevi ingannare dalla
bellezza. Della bellezza, che pure irrompe sin dall’inizio nei magnifici
scorci naturalistici di Leviathan, non resterà traccia alla fine
dell’infernale percorso che Andrey Zvyagintsev impone allo spettatore e al
suo povero cristo protagonista. Kolia (un superbo Alexseï Serebriakov) è
un brav’uomo che vive di riparazioni in una piccola città costiera del
nord della Russia. Insieme alla seconda moglie, Lilya (Elena Lyadova), e
al figlio di prime nozze, Roma (Sergueï Pokhodaev), dimora in una vecchia
casa di legno appartenuta per generazioni alla sua famiglia. E tutto
andrebbe a meraviglia, se il suo terreno non facesse gola allo
spregiudicato sindaco Vadim (Roman Madianov), che vorrebbe portarglielo
via e soddisfare così gli appetiti degli speculatori. Kolia proverà a
fermarlo in ogni modo, richiamando da Mosca “un amico” avvocato,
appellandosi al diritto, al sacro senso di giustizia, alla tradizione, ma
alla fine perderà tutto. |
Gianluca Arnone - cinematografo.it |
Kolia
vive in una remota località rurale nel nord della Russia, vicino al mare.
In quel piccolo paese un sindaco prepotente e corrotto ha deciso di volere
per sé le terre di Kolia e cerca quindi di comprarle. Ex-militare e uomo
dal temperamento violento e coriaceo, Kolia non solo non accetta ma si
scaglia con violenza in una causa legale per mettere in mutande il sindaco
stesso. Ad aiutarlo c'è un amico, avvocato di Mosca, con lui sotto le armi
e molto determinato nel fermare quest'abuso. |
Gabriele Niola - mymovies.it |
promo |
Kolia vive con la giovane moglie Lilya e il figlio Roma, avuto da un precedente matrimonio, in una piccola città nel nord della Russia, sul Mare di Barents, dove gestisce un'autofficina. Vadim Cheleviat, il sindaco della città, propone a Kolia di vendergli il terreno, la casa e l'officina, ma l'uomo non sopporta l'idea di perdere tutto ciò che possiede; non solo la terra, ma anche la bellezza che lo circonda fin dalla nascita. Al rifiuto di Kolia, Vadim Cheleviat diventa più aggressivo... Una commedia apocalittica e kafkiana sulla corruzione dell’odierna Russia. Zvyagintsev con un superbo stile visuale mette in scena una denuncia durissima, stemperata appena una bonaria ironia, verso il malcostume dei suoi connazionali che continua a divorare aspirazioni, diritti e libertà. |
LUX - maggio 2015 |