da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Chi ricorda i due film di Robert Guédiguian usciti in Italia, Marius e Jeannette e Al posto del cuore, penserà che anche il regista marsigliese stia perdendo la speranza nel vedere La ville est tranquille. Se Guédiguian lo ambienta, come sempre, a Marsiglia utilizzando ancora una volta i suoi bravissimi attori feticcio, questa volta l’amarezza e il pessimismo emergono fin dal titolo, usato al contrario: la città è tranquilla, ma solo perché è sorda, priva di sentimenti e perché le tragedie che vi si svolgono cadono nell’indifferenza generale. I personaggi variamente infelici, dei quali il film ci racconta le storie parallele e intrecciate, sono Michèle (Ariane Ascaride), che lavora al mercato del pesce, vive col marito disoccupato e la figlia drogata, prostituendosi per procurare le «dosi» alla ragazza; il tassista Paul (JeanPierre Darroussin), che ha tradito gli amici scioperanti del porto; l’ambiguo barista Gérard (Gérard Meylan), killer in preda a crisi depressiva; Abdermane, giovane africano appena uscito, trasformato, dal carcere; una coppia in crisi. Assieme a Ken Loach, Guédiguian è probabilmente l’ultimo cantore degli umiliati e offesi delle nostre società opulente, cui finora amava prestare un ottimismo della volontà, un ostinato rifiuto a compiangersi che evocavano il vecchio Marcel Pagnol e il cinema del Fronte Popolare. Anche nelle situazioni più miserande, il suo umanesimo arrivava a portare un po’ di tenerezza e di conforto ai personaggi. Con La ville est tranquille, invece, tutto si tinge di un nero pessimismo e ogni situazione è spinta alle estreme conseguenze: tra la penuria materiale, la crisi delle utopie, l’onda montante di una destra cinica, razzista e indifferente arrivata ormai a infettare anche l’antico proletariato. La delusione pervade ogni cosa, la mancanza d’amore appare una condizione normalizzata (eppure, prima di cedere allo sconforto, Michelle è capace di sacrifici degni di una santa laica), la solitudine si dà come unica certezza. Chi pensa che la propria vita sia un disastro rischia di sentirsi, a paragone degli sventurati eroi di Guédiguian, un favorito della sorte. Malgrado tutto ciò il film, bello e duro (alcune sequenze sono davvero per palati forti), riesce a rifiutare ogni illusione consolatoria senza invitare mai alla disperazione... |
da La Stampa (Leitta Tornabuoni) |
Il film corale ha un’ottica generale, un punto di riferimento, la forza paralizzante della nostalgia: illustrata anche da citazioni di «Dernière été», un film di Guédiguian del 1980 dove appaiono gli stessi attori del film attuale; espressa pure dalla storia del passato operaio, sindacale e politico della famiglia del tassista che adesso per divertire i clienti canta in varie lingue «L’Internazionale» (brutto destino, per un inno rivoluzionario). Nel vuoto spalancato dalla scomparsa delle vecchie forme della politica, s’accumulano tossicomania, delinquenza, confusione. Dice uno: «Preferisco un povero che vota per l’estrema destra a un piccoloborghrse che disprezza i poveri». |
da Film Tv (Fabrizio Liberti) |
Un'infinita panoramica, che lentamente scopre un porto e "stringe" su palazzine color senape con il sottofondo del piano di Eric Satie, è l'ouverture di La ville est tranquille e il manifesto programmatico di quanto si vedrà nel film. Robert Guédiguian insiste con il suo cinema tessuto nella portuale e decadente Marsiglia, e in particolare nel quartiere feticcio di Estaque. Personaggi che s'incontrano o si sfiorano, mettono in scena una storia ormai familiare, e il cast dei film di Guédiguian assomiglia a una di quelle compagnie teatrali che da anni mettono in scena il solito repertorio, scambiandosi solo i ruoli. La passione politica del regista, la delusione sul fallimento della sinistra, la deriva di personaggi alle prese col male di vivere, una solidarietà umana che si affievolisce, lasciano l'amaro in bocca. I personaggi sono belli, spesso intensi e dolorosi, ma chi ha ama Guédiguian ha il sospetto che si tratti di una lenta panoramica dèjà vu. |
cinema invisibile
cinema
LUX
maggio-giugno
2001
3 film di
Robert Guédiguian
promo: Disperazione e tenerezza, molta sofferenza e poca rassegnazione. La forza del cinema di Guédeguian è nella triste, verace quotidianità del suo cinema, nella concretezza, chiusa all'ottimismo, ma non alla voglia di vivere dei suoi personaggi. |