da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Girato contemporaneamente al tragico La ville est tranquille, A l'attaque! del marsigliese Robert Guediguian ne è la versione fiabesca, fornita di happy end consolatorio. La materia del contendere resta sempre quella, a Marsiglia come altrove. Due, si ripete, sono le cose basilari, la lotta di classe e il sesso: la fatica di vivere nell'economia globale, la perdita di identità, la crisi delle ideologie a sinistra con l'optional del dissolversi dei rapporti umani. Il regista, con la sua fedele troupe, sceglie il cinema nel cinema e racconta, con Gramsci alle pareti e tenendo per buona la vittoria finale del proletariato unito, la storia di due soggettisti che scrivono e riscrivono per noi la sceneggiatura di un film politico troppo manicheo per essere poi premiato. E in cui la numerosa famiglia che gestisce un garage, va in crisi per la concorrenza «globale» e perché il riccone furbone non paga. Finché un'azione di forza da realismo magico mette le cose a posto, premiando stavolta i lavoratori: per una volta il cinema vince sulla vita. Adorabile commedia umana collettiva sulla vita disumana singola, con riferimenti a Pagnol e Démy, A l'attaque! è un film vivo e intelligente, col gusto del ritratto e del dialogo. Ironizza sui generi, facendo fantasy con gli indiani, come nella felliniana Intervista, e musical anche con Bella ciao e i proletari in ballo. In attesa di filmare il G8, Guediguian filma la magnifica naturalezza dei suoi attori, dalla moglie Ariane Ascaride a Darrousin e Meylan, permettendosi una fanta-politica che termina con la fine delle ingiustizie in modi brechtiani e un messaggio di solidarietà: insomma dice qualcosa di sinistra, come chiedeva Moretti a D'Alema. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Robert Guédiguian
sostiene di fare due tipi diversi di film: l'uno per
mostrare il mondo com'è, l'altro come dovrebbe essere. Apparteneva al
primo tipo il recente La ville est tranquille; invece
A l'attaque!,
realizzato un po' prima di quello, è una commedia proletaria ottimistica e
allegramente militante come non se ne vedevano dai tempi del Fronte
Popolare. Il regista di Marsiglia, infatti, si è ispirato al cinema anni
‘30 di Julien Duvivier, Jean Renoir e René Clair, esaltandone la
componente di ottimismo della volontà e coniugandolo con altre forme di
spettacolarità popolare, dalla canzonetta al fotoromanzo, al teatro
Guignol. All'Estaque, il quartiere dove Guédiguian è solito ambientare le
sue storie, due sceneggiatori stanno scrivendo un film su una famiglia di
lavoratori di Marsiglia. Dei proventi dell'officina Moliterno & co.,
piccola azienda a conduzione famigliare, campano la vedova Lola (Ariane
Ascaride), i meccanici JeanDo (JeanPierre Darroussin) e Gigi, la contabile
Marthe, il pupetto di Lola e un nonno anarchico di origine italiana. Il
loro principale cliente è un cinico capitalista che non li paga da mesi e,
un giorno, mette in liquidazione la sua società per non pagare più
nessuno. Benché Lola abbia una relazione col direttore della banca, la
famiglia non può far fonte al mutuo del garage e rischia la rovina; ma i
proletari passano all'attacco, sequestrano il riccastro e danno pubblicità
al caso attraverso la televisione. Che, per una volta benefica, ha
l'effetto di produrre un moto di solidarietà popolare a favore dei
Moliterno. |
TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001