Preparatevi
a un film strano, a un divertimento speciale, a una storia fuori
dalle regole - che, come tutte le cose fuori dalle regole, offre
se non altro il piacere della imprevedibilità. Per il suo secondo
film da regista,
John
Turturro
,
che amiamo come l'attore forse più bravo, certo il più
spiritoso che ci sia in questo momento nel cinema Usa (basterebbe
il suo recente "cameo" di ras del bowling in Il
grande Lebowski), sceglie come numi tutelari, accanto alla
Duse cui dice di ispirarsi, anche La regola del gioco e Scarpette
rosse, e quindi da una parte l'intreccio di tante vite e di tanti
umori sotto lo stesso tetto, dall'altra l'irrealismo fantastico.
Eppure in questo elegante gioco sulla vita e il teatro che Turturro
ha scritto assieme all'amico e cosceneggiatore Brandon Cole dalla
sua pièce Imperfect love c'è un altro grande
suggeritore, come si può vedere dalla mirabile sequenza sotto
i titoli di testa: perché quel misterioso burattino-clown
bianco ci rimanda dritto al mondo di Ingmar Bergman. Ed è
curioso che a scegliere il registro metaforico e letterario di questa
allegoria teatrale sia un regista che ha debuttato, sei anni fa,
con una storia proletaria, dura, urlata. Illuminata è un
prezioso gioco di mise en abime tra la scena e la vita, ambientato
in una New York inizio secolo volutamente artificiale, popolato
di personaggi che parlano per centoni shakespeariani e che anche
dai soli nomi - Tuccio e Pallenchio, Céliméne e Astergourd
- si presentano come simboli della koiné del teatro. Turturro
orchestra la sua storia con qualche momentaneo cedimento all'eccesso
di colore e qualche ripetizione, ma con un'eleganza e una stravagante
poesia che non circolavano da tempo nel cinema americano.
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