Americano
di origine pugliese, John
Turturro
(1957) è uno degli attori emergenti di Hollywood. Fatto un
solido apprendistato sul palcoscenico (Ionesco, Shakespeare, Brecht,
oltre a testi di americani contemporanei tra cui il suo attuale
cosceneggiatore Cole), ha lavorato al cinema in piccole parti con
i migliori registi degli Anni 80 (Scorsese, Allen,
Seidelman, Friedkin, Howard, Cimino) finché‚ negli ultimi
anni s'è imposto anche all'attenzione del pubblico. Dopo
essere stato premiato l'anno scorso come miglior attore per Barton
Fink, con
Mac,
esordio nella regia, ha vinto la Camera
d'or per la migliore opera prima a Cannes,. E' il brutto anatroccolo
che, con energia e talento, è arrivato in cima alla scala.
Con Mac
si direbbe che Turturro abbia voluto regolare i conti (una volta
per sempre) con il passato, con le proprie radici. Il suo film è
un omaggio appassionato al padre carpentiere, e a tutta una generazione
di emigranti italiani, polacchi, europei. E', però, un omaggio
critico. […] Bastano due battute per suggerire il tono di
Mac: "Non ci sono che due modi di fare le
cose: quello giusto e il mio. E coincidono" - "Sai
che cos'è la felicità? Amare il tuo lavoro. Pochi
lo sanno, perciò vanno in vacanza, ma è la verità.
Se detesti il tuo lavoro, detesti la tua vita. E io l'amo, la mia
vita". L'azione si svolge nei primi Anni 50, nel quartiere
Queens di New York. Fondato sulla fisicità del lavoro manuale,
Mac
è un altro film sul "sogno americano" (i suoi alti
costi e le sue dinamiche), sulla divisione della società
in classi, sull'altra faccia della concezione familistica della
vita che regge la comunità italiana. […] La lezione di Scorsese
si sente, soprattutto nella bella sequenza d'apertura sui funerali
del padre, ma s'avverte anche quella dei Coen
in una certa inclinazione alla deformazione espressionistica dello
sguardo, nella concitata direzione degli attori. Un po' didattico,
qua e là greve nel suo schematismo ma senza concessioni alla
nostalgia né al sentimentalismo,
Mac ha un'onestà di fondo e un assillo di autenticità
che ne riscattano l'acerbità.
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