Una tradizione che si rinnova. Anche questo Natale, per molti ragazzi,
sarà un bel regalo andare a vedere
Harry Potter e la camera dei segreti,
le nuove avventure del mago più giovane e più famoso del mondo. E come lo
scorso Natale, anche per il secondo episodio non deluderà. Certo i più
attenti si accorgeranno di alcuni tagli e di alcuni approfondimenti
mancati, ma come per
Harry Potter e la pietra filosofale, anche per questa
avventura si è immersi in un’esperienza visiva, avventurosa ed emozionale,
rara di questi tempi.
Il bello della saga cinematografica di Harry Potter è il suo respiro
imponente. Certo questo secondo episodio è concepito in maniera semplice e
lineare come il precedente. Harry è a casa dagli zii adottivi, viene
prelevato a una macchina volante guidata dal suo inseparabile compagno,
arriva con un po’ di peripezie aeree alla scuola di magia di Hogwarts,
trova gli amici e i nemici dell’anno precedente, viene coinvolto in una
macchinazione ai danni di alcuni studenti, affronta un paio di mostri,
vince, festeggia, e cresce sempre un po’ di più.
È semplice la storia di Harry Potter, ma il bello di queste storie
“semplici” è tutto nel mondo che viene creato attorno. L’intelligenza
della Rowlings, “mamma-creatrice” di Harry Potter è quella di non aver
“creato” fondamentalmente nulla che non esistesse già: semplicemente ha
modificato la realtà, aggiungendovi una nuova dimensione, quella della
magia. Se nella realtà si ricevono lettere di insulti e rimproveri, nel
mondo di Harry Potter esistono le lettere urlanti, buste di carta che si
animano, prendono le sembianze di una bocca, ti gridano di tutto e poi si
distruggono (e non sarebbe strano se la tecnologia, magia moderna, ci
stesse già pensando!). Se i “babbani” (quelli tra noi senza poteri magici)
si divertono a guardare le partite di calcio, ad Hogwarts i maghetti
impazziscono per il quiddish, che è una specie di
calcio-rugby-pallamano-basket giocato in aria cavalcando scope volanti (è
vitale avere l’ultimo modello...). Gli studenti faticano sulla matematica,
l’italiano, la storia, e “loro” studiano l’arte della trasformazione, le
pozioni magiche, la difesa dagli incantesimi e così via. Nel mondo reale
ci si ingessa per sistemarsi le ossa, loro prendono la pozione che ricrea
in una notte l’osso rotto (dicono che sia molto doloroso però).
Insomma il bello di Harry Potter e la camera dei segreti è la miscela tra
semplicità narrativa e complessità di infiniti dettagli, alcuni risolti
come tutte le invenzioni magiche già citate, altri appena accennati,
pronti per essere approfonditi nei prossimi episodi. Harry in questo
episodio scopre di conoscere il serpentese, la lingua dei serpenti, dono
che nella tradizione magica è appartenuto a maghi influenzati dal male.
D’altra parte il maghetto sta entrando nell’adolescenza, l’età dei primi
amori, ma anche delle ribellioni e delle facili seduzioni.
La formula della saga (va ricordato che sono previsti ben cinque film
sul maghetto con gli occhiali tondi) permette di lavorare su mondi
complessi, come quelli di Guerre
stellari o della Compagnia
dell’anello di Tolkien. Ma soprattutto
diventa un opera in continuo dialogo coi suoi fans. Metabolizzato
questo nuovo successo, lo staff produttivo prima di iniziare la terza
avventura, ascolterà critiche ed elogi aggiustando il tiro, per far
contenti sempre più i lettori-spettatori. Harry Potter è ancor qualcos’altro,
senza esagerare possiamo dire che sta diventando una tradizione natalizia.
Passata l’era disneyana, adesso le famiglie le riunisce la magia potteriana.
Di questi tempi una famiglia che si ritrova al cinema è già una magia.
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