Non fatevi spaventare dalle 4 ore di durata: nella sua integralità il testo di Shakespeare è ancora più bello e coinvolgente e Amleto è ancora di più nostro contemporaneo, schiacciato dall'estraneità verso se stesso" e costretto a fare i conti con la fine delle certezze (elisabettiane) e l'angoscia del dubbio (barocco). Branagh cancella ogni concessione romantica a favore della tragedia di chi sacrifica anche l'amore (di Ofelia) per compiere una vendetta che inevitabilmente lo schiaccerà. Di un'opera di cui tutti sembrano sapere tutto, Branagh mette in luce soprattutto l'energia distruttiva e autodistruttiva, come sottolinea magistralmente il monologo dell' "essere o non essere" (da antologia) dove Amleto dialoga non con un teschio ma più giustamente con se stesso, davanti allo specchio. Forse certi travelling tortuosi, necessari per non spezzare sullo schermo la continuità della recitazione, sono un po' troppo sottolineati, forse l'ambientazione in un Ottocento alle soglie della modernità ha qualche scivolamento nel feuilleton, ma la forza di Shakespeare e la bravura degli attori (e dei doppiatori) vincono ogni riserva. |
Paolo Mereghetti - Sette - suppl. Corriere della sera |
occhio al cast ! Kenneth Branagh (Amleto) - Kate Winslet (Ofelia) - Julie Christie (Gertrude) - Robin Williams (Osric) - Charlton Heston (capocopomico) - Jack Lemmon (Marcello) - Billy Crystal (becchino) - John Gielgud (Priamo) - Richard Attenborough (ambasciatore) - Gérard Depardieu (Reynaldo) |