La
famiglia Savage
(The
Savages)
Tamara
Jenkins
- USA
2007
- 1h 53'
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Uno potrebbe
anche reagire con un crisi di rigetto. Un film sulla malattia, la
vecchiaia, il deperimento fisico e mentale? No grazie. Invece dovreste
superare l'eventuale diffidenza perché
La
famiglia Savage
è un bel film, magnificamente interpretato (Hoffman lo ricorderete nei
panni di
Truman
Capote), che su questi temi e sul
loro contorno vi farà ridere e pensare. In modo asciutto. Jon e Wendy sono
fratello e sorella, vivacchiano nella loro ordinaria infelicità lui
inseguendo una carriera universitaria e saggistica che non decolla mai e
lei, ancora peggio, illudendosi di essere una promettente ma sfortunata
commediografa e di essere amata dall'uomo sposato che quando gli pare
transita dal suo letto. Lontano dai loro pensieri umanamente (o
meschinamente) concentrati sulle rispettive libertà (o solitudini) è
l'anziano padre, che è stato un cattivo padre.
Fino a quando non vengono convocati dal centro anziani che le finanze di
papà non possono più permettersi per riprenderselo e provvedere alla sua
non autosufficienza, non solo economica. Il momento della verità è ricco
di sottili e anche commoventi sfumature. |
Fabio Ferzetti – Il
Messaggero |
Un
fratello e una sorella diversamente infelici ma ugualmente nevrotici si
ritrovano dopo tanti anni per accudire il padre anziano e poco amato ora
affetto da demenza; e a forza di gaffes, liti, rese dei conti, fragili e
laboriose menzogne, avviano un doloroso confronto. Potrebbe essere uno di
quei film educati e ovvi che arrivano in serie dall'America delle
Università e delle fondazioni culturali (i due protagonisti, come forse
l'autrice, vengono da lì). Invece è una commedia agra piena di
intelligenza e di annotazioni esatte, servita a meraviglia da tre attori
formidabili (Laura Linney, anche candidata all'Oscar, Philip Seymour
Hoffman e il monumentale Philip Bosco nel ruolo acrobatico del padre
morituro che i figli non perdonano, anche se ora è soprattutto lui a non
perdonare loro). La cosa più bella è forse il campionario di eufemismi,
perifrasi, piccole ipocrisie con cui fratello e sorella mascherano
continuamente, a se stessi prima che agli altri, smacchi e delusioni. Le
scene più terribili quelle in cui i figli, vili, si rimpallano le scelte
più ardue ("Papà, vuoi essere sepolto o cremato?"). Ma anche i
parenti dell'ultima compagna, l'amante maturo della frustrata Linney (che
nell'amplesso tiene la zampa al cane...), gli incidenti continui, sono un
piccolo tesoro di amara ironia e di millimetrica precisione psicosomatica. |
Paolo D'Agostini –
La Repubblica |
promo |
Un fratello e
una sorella diversamente infelici ma ugualmente nevrotici si ritrovano
dopo tanti anni per accudire il padre anziano e poco amato. Il momento
della verità è ricco di sottili e anche commoventi sfumature. Niente
affatto sentimentale ma ricco di sentimenti autentici e capace di
raccontare il dolore senza retorica, con forza interiore e ironia.
Pienamente riuscito e toccante. |
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