E ora dove andiamo?
(Et maintenant on va où?)
Nadine Labaki
- Francia/Libano/Italia/Egitto
2011
- 1h 40' |
Buone
notizie dal Medio Oriente. Nel Libano eternamente dilaniato tra mille
fazioni è nata una regista che maneggia i generi più esplosivi e le
trovate meno ortodosse con leggerezza da coreografa e mira da lanciatore
di coltelli. Si chiama Nadine Labaki e qualcuno si ricorderà di lei per
Caramel,
la commedia ambientata in un salone di bellezza che rivelò il suo talento
(e la sua grazia, Labaki è anche attrice, qui fa la padrona del bar).
Stavolta però la 37enne scoperta a Cannes compone un'irresistibile
requisitoria per la pace mescolando gli ingredienti più disparati con
sfacciataggine, inventiva, felicità non comuni.
E ora dove andiamo?
Si apre infatti con una memorabile scena da tragedia greca - un gruppo di
donne nerovestite avanza battendosi il petto e quasi danzando in un
paesaggio desolato - ma presto si trasforma in qualcosa di completamente
diverso. Un'indiavolata commedia rusticana, parlata e qua e là cantata in
arabo. Un western mediorientale in cui le donne hanno il ruolo dei buoni e
gli uomini quello dei cattivi. Una favola con momenti musical ambientata
in un paesino dove cristiani e musulmani convivono in naturale e precaria
armonia. [...] Anche se l'idea più bella (e molto mediorientale) di questa
strategia di pace non si può raccontare senza sciupare un film che vive di
inventiva, di libertà, di salti di tono. E del piacere contagioso con cui
Labaki dirige un cast folto quanto colorito mescolando attori e non
(ognuno troverà i suoi beniamini, noi abbiamo un debole per la madre del
ragazzo sfortunato e per la coppia formata dal sindaco e da sua moglie,
una signora trovata in loco che ha la grinta e il fascino di una regina
delle scene). Generosità non significa perfezione, qualcosa magari si
poteva limare. Ma tanta energia è una benedizione. Se c'è un film che
merita di diventare il simbolo delle primavere arabe (dei loro sogni), è
questo. |
Fabio Ferzetti -
Il Messaggero |
Il
titolo di
E ora dove andiamo?
è riferito all'epilogo del nuovo film di Nadine Labaki (già notata per
Caramel
del 2007, imperniato anche quello su un universo femminile), una commedia
sospesa continuamente sull'orlo del dramma che si apre con una sequenza
potente. [...] Labaki ricorre a tutti i mezzi del repertorio
cinematografico, dalla commedia al dramma al musical. Incorrendo in
qualche squilibrio nel passaggio da un regime all'altro, ma con un
simpatico tono che ricorda certo neorealismo italiano. |
Roberto Nepoti -
La Repubblica |
«E
ora dove andiamo?» La domanda nel finale dà anche il titolo al nuovo
film di Nadine Labaki, regista e attrice libanese lanciata dal successo
del precedente
Caramel
di cui come anche stavolta era protagonista e autrice della sceneggiatura
- insieme a Rodney El Haddad e Jihad Hojeily. E come lì il punto di vista
è di nuovo quello delle donne. Sono loro le protagoniste, il coro di
forza, resistenza, ironia, lacrime e astuzia per contrastare l'arroganza
degli uomini. I maschi sono stupidi, smaniosi di ammazzarsi, mai disposti
a ragionare... Dalla Beirut del salone di bellezza con la cera al miele
caramellato Labaki si sposta in un villaggio arroccato tra i monti che
anni di guerra hanno devastato riempiendo di morti il cimitero e lasciando
le donne a piangere... Siamo di nuovo in Libano, anche se non è mai detto,
e in effetti potremmo essere in qualsiasi punto del pianeta in cui
religione e 'ernie' divengono l'alibi per una guerra, e soprattutto gli
strumenti perfetti per distruggere un pensiero libero, una società
avanzata, una cultura multiforme pure con le sue contraddizioni - come
poteva essere il Libano degli anni prima la guerra civile. Ma anche per
camuffare altre ragioni, forse più vere, le economie, le divisioni di
classe, il controllo geopolitico. [...] Non sono però figurine questi
personaggi, al contrario respirano morbidezza, sensuali, appassionate,
rifiutano con fierezza la stupidità dell'orgoglio. E il senso
dell'umorismo, che è la dote più bella della regista, le rende capaci di
prendere in mano il destino del proprio paese mettendo in ridicolo la
voglia di combattere dei loro uomini. Risata e pianto vanno in altalena,
eppure a tratti qualcosa non funziona, quasi che Labaki non riuscisse a
controllare gli equilibri facendosi sfuggire qua e là qualche spezia di
troppo. |
Cristina Piccino -
Il
Manifesto |
promo |
In un piccolo villaggio libanese, un gruppo di cinque vedove si
incontrano tutti i giorni per recarsi al cimitero in cui sono
sepolti i mariti. Fanno insieme il tragitto fino al luogo ma poi,
una volta lì, prendono strade diverse: alcune di loro, velate e
senza orpelli, si dirigono verso le tombe musulmane, le altre
invece verso quelle cristiane. Hanno appianato le loro differenze
culturali nel nome della pace e del quieto vivere comune. Saranno
costrette a confrontarsi con la realtà circostante che presto
minaccerà il loro spirito d’unione, anche con curiosi
espedienti... La regista e attrice Nadine Labaki sceglie di
ritornare ai toni lievi della commedia ironica, già usati in
Caramel. Ricorre a tutti i mezzi del repertorio
cinematografico (anche il musical), offrendo così un punto di
vista alternativo della situazione libanese senza doverne
raccontare, con toni drammatici, le differenze religiose e
le tensioni. Un film che merita di diventare il simbolo delle
primavere arabe (dei loro sogni). |