Drive
Nicolas Winding Refn
- USA 2011 - 1h 35'

CANNES: miglior regia

  Una ballata ad alto tasso criminale che si radica con polso stilizzato e iperrealistico nella migliore tradizione del noir hollywoodiano. Drive del danese americanizzato Nicolas Winding Refn non a caso è stato premiato per la regia all'ultimo festival di Cannes suscitando generali entusiasmi e qualche contorta perplessità tra gli ultimi addetti ai lavori ostili al connubio tra marchio d'autore e cinema di genere. Tratto dal romanzo omonimo di James Sallis (ediz. ital. Giano), il film sicuramente destinato a diventare di culto non vuole mettere in bella calligrafia la routine poliziesca, bensì forgiare quest'ultima col fuoco di un pathos che è proprio della condizione umana postmodema. In Drive non c'è, insomma, la sbrigativa separazione - ricorrente nei prodotti affini - tra atmosfere e racconto perché le une sono determinate dall'altro e la scelta di stile ne viene costantemente giustificata, corroborata, in una parola ricreata. [...] Seppure sia giusto avvertire gli spettatori sensibili che la magnifica andatura, resa ipnotica da sinuose carrellate e stacchi imperiosi d'inquadratura, nonché scandita da un'eccezionale colonna musicale in cui l'elettronica anni Ottanta si mischia alle citazioni tarantiniane di dimenticati hit italiani (Oh My Love di Riz Ortolani), verrà a più riprese squarciata da impressionanti impennate di brutalità e violenza decisamente pulp, Drive è uno di quei titoli che si fanno prendere sul serio sia che si cerchi il piacere dello spettacolo sia che si pretenda la coerenza della sempiterna metafora della lotta dell'individuo per la sopravvivenza.

Valerio Caprara - Il Mattino

  Stuntman per il cinema e pilota per la criminalità, lo straordinario Ryan Gosling guida, ama (Carey Mulligan) e lotta. Eppure, qualcosa non torna: la facoltà non si abbina alla proprietà (guida, non possiede le auto: un precario?), la tenerezza condivide la stessa inquadratura della violenza iperrealista. Ma non potrebbe essere altrimenti, perché Drive è il più felice paradosso sugli schermi del Terzo millennio: genere d'autore, quale è Nicolas Winding Refn. Il genietto danese imbocca la corsia dell'azione criminale, fa stop ego nell'intimismo e rifornisce di ineluttabilità e desideri frustrati il suo pilota senza nome, che tiene la strada come nessun altro, ma non per andare là dove vorrebbe. Frullando i notturni di Paul Schrader e una colonna sonora da brividi, l'adrenalina di film precedente in archivio Michael Mann e lo splatter di Pusher, Drive è la Ferrari dell'action su strada. Con quattro mani al volante, perché anche Refn guida da Dio una macchina non sua: premiata a Cannes, è una regia su commissione. Ed è un capolavoro: non perdetelo.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

  Uno struggente romanticismo attraversa Drive; malgrado alcune scene di estrema truculenza, alcune (tra tutte quella dell'ascensore) di un virtuosismo che le candida fin da ora alle future antologie del cinema. Non mancano i riferimenti metacinematografici, a cominciare dalla maschera di scena in lattice indossata dall'eroe per rendersi irriconoscibile. Il divo ascendente Ryan Gosling si conferma molto oculato nello scegliere le parti.

Roberto Nepoti - La Repubblica

  Nonostante l'ottima accoglienza a Cannes 2011, dove ha avuto il premio per la regia, il quarantenne Nicolas Winding Refn non piace a tutti: c'è un partito di antipatizzatori convinti che la sofisticata scatola formale del suo Drive - intessuta di citazioni (da Friedkin a Hill, chi più ne ha più ne metta) e scene di sanguinaria crudezza - sia vuota. Il titolo del noir, basato sul romanzo di James Sallis, si riferisce a un protagonista che resta innominato e che si qualifica per ciò che sa fare meglio in assoluto: parafrasando Cartesio, «Guido dunque sono». [...] A suffragare le riserve, c'è il particolare che Refn non è un esordiente duro e puro: e se nei film precedenti (i tre Pusher, Bronson) ha premuto il tasto di un'efferatezza estrema, è anche vero fra l'uno e l'altro ha girato un'inoffensiva puntata della serie Miss Marple.
Resta che
Drive è una pellicola di gran classe e si segue tutta di un fiato. Merito di un interprete - Gosling, la scoperta dell' anno - che non ti stanchi mai di guardare; di un'attrice straordinaria e vibrante, la Mulligan, apprezzata in
An Education e, a breve, in Shame. Merito di una sceneggiatura che Hossein Amini orchestra abilmente su impercettibili scarti temporali; della stilizzata Los Angeles impaginata dal direttore di fotografia, Newton Thomas Sigel; della musica di Cliff Martinez, collaboratore abituale di  Soderbergh film precedente in archivio. Talenti eterogenei che, sotto la guida del talentoso Refn, conferiscono a Drive una tenuta forte, coerente. Raramente premio per la regia fu dato con maggior giudizio: sarà poi il futuro a dirci se il danese è solo un impeccabile manierista o se ha un mondo da esprimere.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa



promo

Se è vero il detto "in nomine omen", nel caso del protagonista, Driver (tutto ciò che ci è dato sapere di lui) diventa certezza: di giorno meccanico e stuntman, di notte veste i panni dell'autista silenzioso e infallibile al servizio di criminali e rapinatori. L'incontro con la vicina di casa Irene e il piccolo Benicio, apre uno spiraglio nella vita cupa e riservata di Driver, che per difendere le persone amate si vedrà costretto a fare i conti con la criminalità più spietata...
Dietro la macchina da presa, Refn si circonda di abilissimi collaboratori con i quali orchestra un noir che, sull'onda del successo riscosso al festival di Cannes, è già un cult. Il taciturno Gosling, azzeccatissimo per il ruolo di laconico eroe dalla doppia identità, parla con lo sguardo, e i soli movimenti degli angoli della bocca bastano ad esprimere tutta la sua natura divisa tra dolcezza e violenza. Un capolavoro, da non perdere.

film del week-end precedente TORRESINO - ottobre 2011 film successivo presente sul sito