da La Stampa (Lietta Tornabuoni) |
...È attraente pure Dr. T & The Women (Il dottor T e le donne) di Robert Altman,con Richard Gere e un gruppo di brave attrici (Helen Hunt, Farrah Fawcett, Laura Dern, Shelley Long, Liv Tyler molto molto ingrassata). Un film ambientato a Dallas, Texas, sull'occupazione del mondo da parte delle donne, un sospiro non ostile ma esasperato a commento d'un universo femminile sempre più invadente. Nei centri commerciali, negli studi medici, nelle famiglie e per le strade, le donne (bambine, ragazze, divorziate, matrone) vanno e marciano con le loro voci acute, con i problemi psicologici, i capelli platinati, le spiritosaggini, le unghie finte, le pulsioni all'acquisto, i bisogni d'attenzione e d'affetto: un esercito inarrestabile e vincente, spina dorsale del vivere quotidiano, presenza inevitabile e soffocante. Nel film sono spesso in terzetto, come le tre dee giudicate da Paride, le tre streghe di Macbeth o le tre Grazie; e gli uomini tentano di sottrarsi al loro dominio con evasioni virili, la caccia, il golf, i triviali week end a Las Vegas. Non troppo beato fra tante donne, Richard Gere è un ginecologo di gran successo, bello e mite, dolce, comprensivo, buono, soccorrevole: ma pure lui non ne può più, dopo che la moglie è stata colta da un attacco di demenza (una ironica sindrome che colpisce le donne troppo amate e bentrattate, dalla vita così perfetta da non risultare migliorabile), che la cognata divorzianda gli è piombata in casa con tre bambine, che la figlia lesbica scappa con l'amata all'inizio della propria cerimonia nuziale, che l'innamorata rifiuta d'andare a vivere con lui, che l'altra figlia è torturata dalla gelosia, che la segretaria vuol diventare amante. Invoca un Salvatore, che magari arriva. Il film in grottesco, leggero e spesso divertente, coglie un fenomeno sociale non immaginario senza inimicizia verso le donne: e per chi conosce la provincia americana di Dallas, Texas, è d'un realismo assoluto.
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da La Repubblica (Irene Bignardi) |
Che dispiacere quando un vecchio e glorioso maestro (nello specifico Robert Altman) raggiunge il massimo della brillantezza e dell'abilità formale, ma ci dimostra di non avere più nulla da dire - anche se sa come dirlo. Dr. T and the Women, il suo quarto film ambientato nel profondo Sud degli Stati Uniti, è una commedia brillante che non diverte, un ritratto di ambiente che sarà vero ma sembra fasullo, e un manifesto verboso e rumoroso di misoginia. Il tutto costruito attorno a un atono e un po' bolso Richard Gere, il dottor Travis, ginecologo di chiara fama, marito innamorato di una moglie afflitta - poverina - da troppi soldi e troppo amore, braccato da una tumultuante e isterica clientela di donne ingioiellate, truccate, infiocchettate, scicchissime (alla texana), assediato da un'assistente che farebbe tutto per lui, da una cognata alcoolista sulla via del divorzio con tre bambine al seguito, da una figlia che sta per sposarsi ma ha un interesse tutt'altro che platonico per una bambolona sua amica e da una figlia che, mentre percorre con un gregge di turisti le tappe della tragedia kennediana di Dallas, continua a dirgli di non preoccuparsi per lei - ma va a fidarsi. Già a partire dal piano sequenza di apertura, che rinchiuso e ripetuto com'è nello spazio di un gabinetto medico sembra un usurato esercizio di stile altmaniano più che una necessità espressiva, il film non va al di là di un gioco di bravura - ritmi, stacchi, velocità, precisione, fotografia bellissima - troppo caricaturale per graffiare veramente, troppo grottescamente cattivo per essere credibile, troppo faticoso per essere godibile, troppo manierato e manierista - soprattutto nei ritratti forniti da un cast famminile di lusso, da Laura Dern a Farrah Fawcett, da Helen Hunt a Liv Tyler bonacciona e sovrappeso. E anche se, certo, la zampata del maestro si vede (nel breve ritratto dei ricchi vitelloni di Dallas, nell'eleganza dell'immagine) è un vero peccato che Altman - già Leone d'oro per America oggi, già Leone d'oro alla carriera quattro anni fa - non abbia sentito che era meglio evitare il concorso e limitarsi a presentare il suo film come un festoso scherzo di fine festival - o a un convegno di ginecologi. |
V.O.S. cinema Lux ottobre-dicembre 2000