Il debito (The Debt)
John Madden -
USA
2011
- 1h 54' |
Il debito
è il remake inglese di un film israeliano del 2007, Ha-Hov di Assaf
Bernstein, affidato per la regia al John Madden di
Shakespeare in Love.
Il quale ha scelto Peter Straughan, lo sceneggiatore di
La talpa
apprezzato di recente a Venezia, per la stesura definitiva del copione,
mettendo su un cast di alto profilo e privilegiando il registro del
thriller ben confezionato. Il che ha comportato, stando almeno alle
riserve di alcuni critici israeliani, un indebolimento degli aspetti
drammatici di una vicenda costruita, per l'appunto, su un doppio debito.
Quello contratto da un carnefice nazista nei confronti delle sue vittime e
quello che devono pagare i protagonisti per aver celato la verità. [...]
Quando hai una storia divisa in due, con attori diversi a incarnare i
personaggi, è come se il film giocasse un po' contro se stesso: ci sarà
chi reputa più valido l'episodio attuale, chi il più remoto. Per noi il
cuore della storia sta nella Berlino invernale del '65 con quei ragazzi
ancora sanguinanti delle ferite dell'Olocausto e alla disperata ricerca di
un risarcimento morale. Ottimi valori produttivi, regia fluida e abile a
schivare il rischio di lentezza insito nell'elaborato meccanismo
narrativo. Che Jessica Chastain, fragile e vibrante (forse troppo per un
agente del Mossad), si trasformi in Helen Mirren, attrice di altra tempra
e spessore, può sembrare sul momento sconcertante, ma le due attrici sono
così brave da trovare un filo comune, la prima lasciando trapelare una
forza interiore, la seconda facendo intravedere una vulnerabilità
nascosta. Mentre i due personaggi maschili, pur ben interpretati, restano
meno individuati. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
Due
piani temporali (1966 e 1997), doppio cast per il trio di spie israeliane
(Jessica Chastain è una Rachel giovane e idealista; Helen Mirren la sua
controparte vecchia e disillusa) e un nazista interpretato magistralmente
da Jesper Christensen, così diabolico da alternare momenti di umanità ad
atroci affondi psicologici («Voi ebrei non sapete combattere. Sapete
solo morire»). Non basta diventare un eroe, se hai una coscienza.
Avvincente come
Munich
di Spielberg, profondo come
Flags of Our Fathers
di Eastwood. Scritto divinamente da Vaugh e Goldman di
Kick-Ass. Remake di un omonimo film
israeliano del 2007. |
Francesco Alò
- Il Messaggero |
promo |
Nel 1965 tre
giovani agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano,
catturarono e uccisero un famoso criminale nazista ancora in
libertà. Oggi, a trent'anni e più di distanza, riappare in Ucraina
un uomo che sostiene di essere l'ex nazista che si credeva morto e
uno degli agenti di allora deve recarsi in incognita nella nazione
dell'est europeo per scoprire la verità.
Rifacimento di un film israeliano del 2007, ecco un thriller
politico che scava nel profondo ponendo la domanda se sia lecito
costruire una nuova identità rovesciando la propria immagine di
vittima per assumere il ruolo di giudice e boia. Attraversato da
echi polanskiani, il film non banalizza le problematiche di
partenza: il debito è doppio, quello contratto dal carnefice nei
confronti delle sue vittime e quello che devono pagare i
protagonisti per aver celato la verità. Gran ritmo ed impeccabili
interpreti. |