Il costo della vita
(Le cout de la vie) |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Tutti quelli che hanno la "percezione" che i prezzi siano aumentati si gustino questa attuale, intelligente commedia francese sul vizio dell'avarizia e della generosità. Il costo della vita di Le Guay (settimo film, da noi il primo) rompe il tabù morale e materiale dei soldi in euro con alcuni ritratti azzeccati che mescolano i propri destini incontrandosi infine in un ospedale. Il grande Fabrice Luchini è un magnifico taccagno patologico, con risvolti intestinali, a rischio per amore; Lindon uno spendaccione impareggiabile, ma ci sono una squillo di lusso, il vecchio Claude Rich, un industriale che cambia vita e una nipotina ereditiera vergognosa e terrorizzata dal potere autodistruttivo dei soldi. Che (viene in mente più la commedia umana di Balzac che i capolavori di Von Stroheim o Bresson) entrano nella sfera privata condizionandoci anche nei conflitti morali di interesse, grazie a un bancomat affettivo che il film divertente ma non superficiale racconta con humour speciale di vita spesa in contanti. |
da Il Giornale nuovo (Michele Anselmi) |
Non date retta alla pubblicità. Il costo della vita è molto di più della «prima commedia sull'euro». Regista di buone letture, il francese Philippe Le Guay si diverte a intrecciare i destini di sei personaggi, alla maniera di Magnolia, con toni che svariano dal comico al malinconico. Molière insegna: il rapporto col denaro spiega molto, se non tutto, della natura umana. Siamo nella gaudente Lione. Fabrice Luchini è un manager pitocco che trova sempre una scusa per non pagare, sia con gli amici sia con le amanti. Vincent Lindon, all'opposto, è un ristoratore dalle mani bucate che si rovina a forza di investire e regalare. Géraldine Pailhas è un donna dalla doppia vita, squillo d'alto bordo e fisioterapeuta, che gode a spennare i suoi clienti. Claude Rich è un blasonato imprenditore che, sentendo l'alito della morte, vende le sue fabbriche e corteggia un'infermiera. Lorant Deutsch é una giovane e fragile ereditiera che si finge derelitta per farsi voler bene da un lavapiatti. A tratti esilarante, Il costo della vita è un titolo da non prendere alla lettera. Alla fine, pur trattando di quattrini, il regista parla d'amore: beninteso, anche dell'amore verso i quattrini... |
TORRESINO - aprile 2004