Angèle & Tony
Alix Delaporte
- Francia
2010
- 1h 35' |
Normandia.
Sotto un cielo ‘così grigio che bisogna perdonarlo”, come diceva Jacques
Brel, sincontrano un uomo e una donna: lei, Angèle, uscita di carcere e
col talento di buttarsi via; lui, Tony; un pescatore sovrappeso, timido e
burbero. Si combina un matrimonio; soprattutto perché la donna ha bisogno
di un marito da presentare al tribunale dei minori, per ottenere la tutela
del suo bambino. Contro ogni previsione, ne nascerà una storia d’amore. Il
cinema francofono continua a frequentare il realismo umanitario; un po’
fuori moda, forse, ma che ogni tanto fa piacere ritrovare. La forza di
questo debutto dai ritmi distesi e (volutamente) ripetitivi risiede,
principalmente, nell’impiego del corpo degli attori, che ricorda i
Dardenne. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
La
cifra è un realismo quieto, la misura è tranquilla, i personaggi, portati
alla luce dopo esser stati studiati fino in fondo, sembrano, anzi sono,
persone vere, in cornici - un paesino di pescatori in Normandia - espresse
sempre in climi autentici, con sapori concreti. Si potrebbe parlare di una
storia d'amore e infatti in parte lo è, ma non ci sono mai
sentimentalismi, risvolti facili, nemmeno quando, per concludere, si
accoglie un lieto fine totalmente asciutto, del resto, senza sbavature.
[...] L'evoluzione di quel rapporto a due, via via sempre più convinto, in
atmosfere del tutto quotidiane e all'insegna della verità. Mai gridate,
comunque, sommesse, in più momenti, addirittura interiorizzate. Le
rispecchia la recitazione dei due protagonisti. Lei, Clotilde Hesme, una
figuretta filiforme dal fascino sottile, lui, Grégory Gadebois, un
omaccione quasi corpulento, ma costantemente misurato nelle espressioni e
nei modi. Una copia 'nuova', con il segno vivo nel cinema d'autore. |
Gian Luigi Rondi - Il Tempo |
Il
film di Alix Delaporte ci induce ad ascoltare. La regia strutturata sui
movimenti dell'anima impone un patto con lo spettatore: il rivelarsi calmo
dei sentimenti richiede a chi sta ad osservare uno sforzo di
concentrazione. È il presupposto per assaporare tutti gli sbalzi d'umore
dei due protagonisti, raccontati con grazia da un'autrice indagatrice e
puntigliosa ma saggiamente discreta. [...] Dialoghi scarni e timidi
movimenti di macchina rimandano al cinema di
Rohmer,
a quegli incontri casuali dotati di innata eleganza.
Angèle et Tony
riesce a fare sua la lezione del maestro per poi scegliere una via
personale che predilige gli sguardi alle parole. Quasi a sublimare
l'importanza degli occhi a scapito della voce. |
Nicoletta Dose - Mymovies.it |
Siamo
in Normandia, il goffo e grassoccio Tony fa il pescatore di sogliole.
Primo sospiro di sollievo: anche il cinema francese, come quello italiano,
spesso si incaglia tra architetti e scrittori, mai qualcuno che tiri su un
muretto. La bella Angèle tace sul suo passato, ed è piuttosto scostante.
Primo incontro: tramite annuncio per cuori solitari. E siamo daccapo, con
il problema di prima: due sfigati che si incontrano, in un film francese
dove neanche si vede Parigi (e non c’è mai neppure il sole, per essere
precisi). Perché mai bisognerebbe andarlo a vedere? Per esempio, per
vedere recitare Clotilde Hesmé e Grégory Gadebois (lui viene dalla
Comédie-Française, ma sembra abbia pescato sogliole tutta la vita). Due
che sanno cambiare non solo l’espressione, ma ad dirittura i lineamenti.
Per esempio, per ammirare la naturalezza di un film ben costruito, dove
però da nessuna parte si vedono le impalca ture. Sembra la vita come
viene, e non sapete quanta fatica si faccia a riprodurla in un film. |
Mariarosa Mancuso - Il Foglio |
promo |
Normandia.
Angèle ha da poco scontato alcuni anni di galera perché ritenuta
responsabile dell'incidente in cui ha perso la vita suo marito.
Tony è un pescatore che vive con la madre vedova. Entrambi sono in
cerca di un legame, soprattutto Angèle perché vuole disperatamente
riformare una famiglia che le permetta di riprendersi suo figlio,
affidato dai giudici ai nonni paterni. I due si incontrano grazie
ad un annuncio per cuori solitari, ma il primo incontro non si
rivela incoraggiante...
Un film che ci induce ad ascoltare. La regia strutturata sui
movimenti dell'anima impone un patto con lo spettatore: il
rivelarsi calmo dei sentimenti richiede a chi sta ad osservare uno
sforzo di concentrazione. È il presupposto per assaporare tutti
gli sbalzi d'umore dei due protagonisti, raccontati con grazia da
un'autrice indagatrice e puntigliosa ma saggiamente discreta.
Dialoghi scarni e timidi movimenti di macchina rimandano al cinema
di Rohmer. |
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LUX
- maggio 2011
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