Con
Un amore
senza tempo
l'ungherese Lajos Koltai, prestigioso direttore della fotografia (ha
lavorato anche in. Italia, con Giuseppe Tornatore) e regista alla seconda
prova — la prima,
Fateless, parlava di un ragazzino
durante l'Olocausto ed era ispirato a un romanzo autobiografico del Nobel
Imre Kertész — ci dà un film teneramente romantico. Con continui
flashback, mette a confronto la vita di due donne, Ann Lord (Vanessa
Redgrave) e Lila (Marnie Gummer), e delle figlie della prima, Constance (Natasha
Richardson) e Nina (Toni Colette) e si chiede: quanto ci è dato conoscere
del "vissuto" di colei che ci ha assistito da bambini e ci ha seguito da
ragazzi? L'accensione lirica per i percorsi privati dei personaggi
rivelata dal regista rimanda più che a modelli americani (la storia è
ambientata negli Stati Uniti) a certi film ungheresi successivi al 1960
che, a volte senza saperlo, riprendevano le atmosfere del romanzo
ungherese tra le due guerre (si pensi a Molnár o a Ferenc Kormendi). Si
allude a Il padre (1966) di Istvàn Szabò di cui Voltai fu a lungo
direttore della fotografia o ad Amore (1970) di Károly Makk. L'opera di
Koltai fa pensare proprio a quei film per i modi della recitazione (un
cast stellare che include anche Claire Danes, Meryl Streep e Glenn Close),
la scelta degli ambienti (una villa vicino a una scogliera), l'arredamento
delle stanze, il giudizio corrosivo su un contesto sociale basato
sull'apparenza e la profonda comprensione degli individui che lo animano,
la descrizione di bellissimi paesaggi esaltati dalla fotografia di
folgorante nitore di Gyula Pados (un altro ungherese a Hollywood). In Un
amore senza tempo tutto comincia e si conclude intorno al letto dove Ann
Lord è prossima alla fine. L'assistono le due figlie, Constance e Nina. La
donna pronuncia il nome di uno sconosciuto:Harris (Patrick Wilson). Che
cosa ha significato per lei?, si chiedono le figlie. Il racconto di Koltai,
derivato da un romanzo di Susan Minot, ci riporta indietro, nel tempo in
cui Ann, aspirante cantante, andò nella villa dell'amica Lila per farle da
damigella d'onore e costei le rivelò che, pur prossima alle nozze, era
affascinata da un amico del fratello, appunto Harris. Per un gioco del
destino sarà Ann a unirsi, proprio la notte delle nozze dall'amica, a
Harris: incontrarsi e dirsi addio, come diceva il titolo di un romanzo di
Kormendi. Nel finale del film di Koltai le due donne che, sia pure in modo
diverso, hanno amato Harris (Ann e Lila) si rivedono dopo anni e tra loro
rinasce una confidenza che pareva perduta. Un dialogo che supera,
anch'esso, il fluire delle stagioni. La forza dei sentimenti, suggerisce
Koltai, va oltre le vicende contingenti, può colorare una vecchia amicizia
e passare dalle madri ai figli. Denso è lo spessore di
Un amore senza
tempo che pure, per certi versi, è una storia un poco "fuori moda" e pare
aggiornare il gusto del romanzo d'appendice. Lo si ripete: non ricorda per
nulla i tipici modi narrativi utilizzati dagli holIywoodiani quando
raccontano del passato e riprende quélli di alcuni esponenti, i già
ricordati Szabò e Makk, di una importante stagione del cinema magiaro.
Come loro Koltai rende vivo, come un cuore che pulsa, un ricordo di Ann
che dal regista viene paragonato al volo di una farfalla notturna o di una
lucciola. |
Un
buon vecchio film d'una volta con svendita di sentimenti come da tempo non
accadeva. Che attrici! Vanessa Redgrave sta a letto morente per 116
minuti, la Streep va a trovarla per parlare di un antico amore: fanno un
duetto in cui recitano di nuca, di mento, con i peli delle orecchie e le
otturazioni dentarie. Meravigliose. La Close ribatte con un assolo
memorabile di dolore. Il tutto per dire quanto si rimpiange il tempo
perduto. Siamo in the mood for love, con la Newport degli Anni 30, una
villa da Hopper e atmosfera da Scott Fizgerald con il bel Buddy (Hugh
Dancy), colmo di nevrosi nascoste. Trionfo del melò in andata e ritorno
madre-figlia: Natasha Richardson è davvero rampolla della Redgrave. Musica
swing, tutto inquadrato con passione da Koltai che in questa Hollywood
retrò è arrivato via Budapest.
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