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settembre
2007

trimestrale di cinema, cultura e altro...

n° 20
Reg.1757 (PD 20/08/01)

pag. 8

21° evento speciale - LUIGI COMENCINI

    La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, sempre diretta da Giovanni Spagnoletti e giunta quest’anno alla 43 a edizione, ha dedicato una retrospettiva completa dell’opera di Luigi Comencini ((il programma era già definito prima della sua scomparsa, co-organizzato con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale): l’Evento Speciale (n° 21!) si è concretizzato come un sincero, affettuoso omaggio ad uno dei nostri grandi autori.
Curatori dell’iniziativa sono stati Adriano Aprà per la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e Laura Argento e Sergio Toffetti per la Cineteca Nazionale. L’omaggio comprendeva:

una retrospettiva completa di tutte le sue opere per il cinema e per la televisione
un convegno con studiosi, testimoni, collaboratori e la famiglia Comencini
un libro, edito da Marsilio, Luigi Comencini. Il cinema e i film, a cura di Adriano Aprà, con saggi appositamente scritti su temi generali e su molti dei suoi film in particolare
un catalogo anche fotografico sui suoi film, edito dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale e curato da Domenico Monetti e Luca Pallanch
una mostra, a cura di Adriano Aprà e Piero Berengo Gardin, sul suo lavoro di fotoreporter per il settimanale «Tempo» nel 1940-41 e relativo catalogo

Si vogliono qui ricordare - in questa sede di cronaca – i tratti più salienti del convegno che è stato sicuramente di grande interesse e, per certi versi, di inabituale commozione.
Erano presenti, oltre a Adriano Aprà e Bruno Torri, nelle vesti di moderatore, l'attore Memè Perlini e il critico Tullio Masoni. Inoltre Cristina e Paola, due delle quattro figlie che Luigi ebbe dalla moglie, Donna Giulia (anch'essa presente) a fronte di un rapporto durato per cinquanta anni. Ultimo ospite (‘di molto cresciuto’) Andrea Balestri, il piccolo Pinocchio bambino della versione che Comencini realizzò da Collodi per la televisione (uno sceneggiato di cinque puntate, nel 1972).
Comencini – ha commentato Aprà, agli inizi – non è stato ‘solo’ un regista di bambini, come è stato commentato da più parti, o di vecchi. Volutamente, provocatoriamente, nel mio saggio non a caso non ho parlato di bambini. Lui fu molto, molto di più. Molti non sanno che fu, per esempio, critico cinematografico, tra il ’38 ed il ’47 – come molti altri registi e non solo italiani prima e dopo di lui - come Michelangelo Antonioni che esordì nel ’38 sulle pagine della rivista Cinema, fondata da Ulrico Hoepli e diretta all’epoca da Vittorio Mussolini, scrivendo di quello che poi diverrà il suo primo docu-cortometraggio,
Gente de Po. Ma per tornare a Comencini non si deve dimenticare che fu regista sia di film personali e sia di lavori su commissione. Ma il suo cinema fu sempre chiaro e trasparente, comunque. Tant’è vero che, per me il suo miglior film rimane Incompreso, pellicola commissionata da Rizzoli con cui aveva un contratto. Riuscì a trovare il punto di equilibrio tra committenze e vocazione e non è certo cosa da poco...”.
Toccante, vivo e lucido il ritratto che ne ha fatto, a brevi, concisi tratti, la figlia Cristina:
“Lui, prima di conoscere mia madre, non voleva figli. Ma io son ben contenta di essere nata: ce l’aveva nel dna l’essere padre…Con papà niente era mai assodato. Uno non deve mai essere contento, ma sempre leggermente scontento! Critico e regista, è rimasto sempre critico di se stesso…Non voleva mai che nei suoi film ci fosse un personaggio che dicesse la sua idea sul mondo, detestava che risultasse troppo evidente la mano del regista. Lui certo non era umile, ma di sicuro voleva raccontare storie sulla fluidità, sulla discontinuità della vita, un work in progress, anche se amava un copione ben fatto. La verità – diceva – va messa continuamente alla prova della vita, del pubblico. L’eccessivo intellettualismo non appartiene al cinema, non esiste coerenza; coerente è il critico, non il regista perché è di fronte ad una materia che è contraddittoria per definizione, quella umana...”.

Maria Cristina Nascosi

 

© Photo Franco SANDRI (A.I.R.F.).

 

© Photo Franco SANDRI (A.I.R.F.).

   Anche la 64a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ricorderà Luigi Comencini: il 7 settembre avrà luogo in Sala Grande un Evento Comencini e sarà proiettato il cortometraggio inedito L’ospedale del delitto, documentario girato dal regista nel 1950, che esplora la realtà del Manicomio giudiziario di Aversa, in pieni anni '50, con un punto di vista critico modernissimo, anticipatore di temi basagliani. L'occhio di Comencini è, anche in questa occasione, portatore di conoscenza e di emozione: lucido nell'indagine e umanamente partecipe. La proiezione sarà preceduta dalla lettura, da parte delle figlie Cristina, Francesca e Paola, di brevi estratti dai testi di critica della cultura di Luigi Comencini, ripubblicati proprio dalla Mostra del Nuovo Cinema.