L'uomo del giorno dopo (The Postman)
Kevin Costner - USA 1997 - 2h 58'

Alien. La clonazione (Alien - The Resurrection)
Jean-Pierre Jeunet - USA 1997 - 1h 48'


"Club amici di Costner" e "Alien fan-club": momento di delusioni e riflessioni.
     
Povero Kevin! Non gli era bastata la batosta critica (e, quasi, commerciale) di Waterworld. Ora si rituffa in un futuro post-cataclisma (bellico) e, rifuggendo stavolta rozze tecnologie acquatiche e relativi effetti speciali, si affida al suo carisma d'interprete e ai paesaggi incontaminati del Nordamerica (Arizona, Oregon, Canada...) per dare sostanza epica al suo The Postman - L'uomo del giorno dopo. Il progetto è suggestivo, ma il risultato non proprio convincente. Tratto dal romanzo di David Brin, il racconto vede Gordon Krantz, il solitario protagonista, vagare per un'America spopolata e incivile (2013), ridotta a sparuti villaggi privi di tecnologie e vessata dalle razzie di fanatiche truppe holniste. Scampato a fatica dai ranghi del generale Bethlehem, Gordon-Kevin trova casualmente una vecchia divisa da postino e si improvvisa portalettere del ricostituito (?!) governo degli States. Il suo è solo un escamotage per esser ben accolto di villaggio in villaggio, ma ben presto la sua figura si trasforma nel simbolo di una rinnovata fiducia nella civiltà, di un sentimento nazionalistico aggregante e combattivo. Il servizio postale diventa un punto di riferimento per la rifondazione dell'ordine costituito e sempre più numerosi sono i giovani che seguono le orme del leggendario postino e le comunità che osano opporsi a Bethlehem ed al suo esercito... Il finale epico e il trionfo dell'utopia democratica non potevano mancare alla retorica di Kevin Costner, ma non è solo la sostanza della sceneggiatura ad essere obsoleta. Eccessivo nelle tre ore di proiezione, irrisolto negli evocativi silenzi che incombono, inesorabili, sui momenti topici dell'azione, mal calibrato tra gli afflati nostalgici legati ai riscoperti brandelli di civiltà e l'impatto fumettistico degli scontri militari, L'uomo del giorno dopo si lascia guardare con amabile confidenzialità, ma è comprensibile il disamore del grande pubblico (il fascino dell'ecosistema - morale - ha funzionato con Balla coi lupi, non è detto sia una ricetta sempre vincente) e consequenziale il flop al botteghino (bravo chi riesce a ripescarle il film in qualche proiezione di seconda visione).
    Non tradisce invece, in emozione e angoscia, la quarto tappa dell'incubo fantascientifico di Alien. Dopo il cancro mostruoso (a minare, corpi, coscienze e comunità) di Ridley Scott (1979), il frenetico scontro paramiltare di Aliens (James Cameron, 1986) e l'incombente isolamento esistenziale di Alien3 (ove Ripley, col suo mostro annidato in grembo, si era immolata nel piombo fuso) la saga doveva essersi conclusa.
Ma la voglia di sequel e le aspettative al botteghino hanno fatto sì che la mascolina Sigourney Weaver avesse il suo quarto atto (
Alien. La clonazione, in originale The Resurrection). E' bastata infatti una goccia di sangue agli sceneggiatori della Fox ed agli gli scienziati della mega-astronave Auriga per pensare di clonare una nuova Ripley, ma (si scoprirà) ci saranno voluti ben otto tentativi e trecento anni per raggiungere il risulto sperato ed ottenere un esser umano ibrido (il gene alieno mescolato a quello umano ha reso l'eroina semi-indistruttibile e affettivamente legata all'odiato nemico) ed una nuova stirpe di digrignanti alieni finalmente in cattività. Ma a quale prezzo e per quanto? La minaccia e l'orrore di Alien ritornano, possenti e sconvolgenti per la regia del francese Jean-Pierre Jeunet (ricordate Delicatessen?) e di nuovo ci aspetta il terrore dietro ad ogni cunicolo dell'astronave, una spasmodica corsa contro il tempo, un faccia a faccia finale sanguinolento e risolutore. Alien 4 è quasi all'altezza dei suoi predecessori, il malefico fascino del mostro e dei disperati umani che lo affrontano gira ancora una volta il coltello nella piaga della nostra insana passione per le oscure trame fantascientifiche del male . La purezza androgina (e androìdea) di Winona Ryder è un ulteriore, sottile monito contro le nefandezze (dis)umane, ma tra crani spappolati, viscere dilaniate e schifosissime rappresentazioni di cloni deformi e iper-organicità aliene, s'insinua un dubbio. Vince in noi il piacere del cinema o il disgusto per il fanta-horror bavoso?

ezio leoni - La Difesa del Popolo 8 marzo 1998