The Lady
- L'amore per la libertà
Luc Besson -
Francia/Gran Bretagna
2012
- 2h 25' |
Le
eroine sono sempre state la passione di Luc Besson. La conferma arriva dal
suo ritratto di Aung San Suu Kyi in
The Lady (fuori competizione
all'ultimo Festival di Roma) che ripercorre la lotta della leader birmana
contro il regime militare di Saw Maung. Besson racconta le lotte della
protagonista per affermare i principi della democrazia mettendo in scena
tumultuosi comizi e silenziose resistenze, ma si sofferma in particolar
modo sul dolore privato di questa signora gentile e determinata che
accetta di sacrificare gli affetti familiari per aiutare la propria gente.
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Alessandra De Luca -
Avvenire |
Gli
incidenti non hanno turbato il successo del primo film,
The Lady di Luc
Besson, sulla minuta signora birmana che da oltre 30 anni tiene testa al
regime militare del suo Paese. Figura leggendaria, donna capace di scelte
impossibili. Come si può lasciare i propri figli per vent'anni? Come
lasciare il marito che ami e ti ama? A non andar da lui nemmeno quando sta
morendo e sai che l'ultimo suo sogno sarebbe poterti abbracciare ancora
una volta? Difficile capirla. Solo chi è votato a un ideale superiore può
anteporre il suo Paese agli affetti più cari. Una monaca, una mistica, una
rivoluzionaria. Aung San Suu Kyi è tutto questo. E altro ancora. Oggi, a
66 anni, un simbolo di resistenza, di lotta non violenta per i diritti
umani, per la democrazia e la libertà. [...] Con la stessa meticolosità si
è lavorato a ricostruire gli ambienti, la casa di Rangoon identica
all'originale, persino il cagnolino di Suu, persino la marca del
pianoforte dove lei, la sera del Nobel, ascoltando da una radiolina
gracchiante la diretta da Oslo, suona lo stesso motivo che eseguono in suo
onore laggiù: il celebre Canone di Pachelbel.
E tra le musiche c'è anche
Walk
on, composta da Bono per la Lady birmana. |
Giuseppina Manin
-Il Corriere della Sera |
A
fare il 'monumento' ai miti della Storia, il minimo che può accadere è di
restare prigionieri nella propria stessa rete. E Aung San Suu Kyi è un
mito vivente, 'prigioniera' per oltre vent'anni del regime birmano ma
decisa a non cedere di un centimetro nella lotta per la democrazia a
Rangoon. Memore del fallimento artistico della sua
Giovanna d'Arco (era
il 1999), Besson per questo film ha evitato ogni inutile 'belluria'
stilistica, affidandosi all'intensità di Michelle Yeoh, che dà forza a una
Suu Kyi di poche parole e ferrea determinazione. Al resto ci pensa la
sceneggiatura di Rebecca Frayn, che punta molto sulla 'lato nascosto' del
Nobel per la pace. Quelle private sono le parti più coinvolgenti perché
gli arresti domiciliari di Suu Kyi sono sì drammatici ma deboli dal punto
di vista spettacolare. E i film apologetici a volte finiscono per essere
generosi ma poco avvincenti.
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Paolo Mereghetti -
Il
Corriere della Sera |
promo |
La straordinaria avventura umana e politica di Aung San Suu Kyi,
pacifista birmana attiva da decenni contro la dittatura nel suo
paese e per la difesa dei diritti umani costretta agli arresti
domiciliari quasi ininterrottamente dal 1989 al 2007 e separata a
forza dal marito Michael Aris e dai figli residenti in
Inghilterra. Nel raccontare la sua eccezionale testimonianza
civile contro il regime militare (nel 1991 ha ricevuto il Premio
Nobel per la Pace) Besson si affida all'intensità di Michelle Yeoh,
che dà forza a una Suu Kyi di poche parole e ferrea
determinazione. Se le parti relative gli arresti domiciliari sono
drammatiche ma deboli dal punto di vista spettacolare, quelle
private restano incise nella memoria, appassionanti e
coinvolgenti. |
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LUX
- aprile 2012 |
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