Il mio migliore incubo! (Mon pire cauchemar)
Anne Fontaine
- Francia 2011 - 1h 43'

  Isabelle Huppert? Qualcuno è cambiato. La sua 'Agathe' è upper class, imperativa e algida, ha una fondazione d'arte da dirigere, un marito editore a modino (André Dussollier) e un appartamento vista Giardini di Lussemburgo. Ma, volente o nolente, ha anche Patrick (Benoît Poelvoorde): beone, volgare, precario e libertino. E' Il mio migliore incubo!, che sguazza ironico tra lotta di classe e amori orizzontali, ragione e sentimento, natura e cultura. Il canovaccio è trito, ma non esausto, complici due protagonisti di razza, scrittura briosa e regia pronta. E, finalmente, una diversione dagli abituali tormenti sadomaso che hanno reso la Huppert una straordinaria interprete, ma anche l'ordinario sintomo di quel che vedremo nel suo film: giocando con le aspettative del pubblico, viceversa, qui si prendono per buone le premesse del 'personaggio Huppert', ma poi lo si lavora ai fianchi, fotografandone il passaggio di stato dall'alta borghesia all'Ikea. Credibile Agathe, pirotecnico Patrick, il passo a due respira conciliazione degli opposti e democrazia sessuale. Perché orizzontali non esiste né alto né basso, vero Madame Huppert?

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

  La francese Anne Fontaine dirige una Isabelle Huppert insolitamente comica in Il mio migliore incubo! in cui l'incontro tra un'affermata gallerista d'arte contemporanea e un grezzo operaio che si arrangia come può metterà alla berlina miti e riti della ricca borghesia e della spocchiosissima classe intellettuale.

Alessandra De Luca - Avvenire

  Sarà che ormai viviamo barricati dietro computer e automobili e che malgrado le apparenze l'avanzata dei media esaspera le distanze di censo e di gusto, ma la fantasia del momento è lo scontro di mondi, la collisione fra classi e culture, l'accoppiata impossibile - dunque irresistibile - fra personaggi incompatibili. In una sapiente mescolanza di temi gravi e toni leggeri che sembra la nuova parola d'ordine per chi voglia coniugare consumo e qualità, non solo in Italia. Se Giù al Nord e Quasi amici, per restare in Francia (allargando il campo si potrebbe citare Il discorso del re), declinavano il tema in chiave sociale, Il mio migliore incubo! torna alla coppia uomo/donna, nella fattispecie Benoît Poelvoorde e Isabelle Huppert. Come dire il campione europeo degli attori brutti, sporchi e cattivi (qualcuno ricorderà il suo esordio horror, anche alla regia, con lo scioccante Il cameraman e l'assassino, nel quale era un serial killer demenziale) e la regina del cinema più chic e d'autore, Isabelle Huppert, non nuova alle trasgressioni ma quasi sempre su un tono drammatico. Mentre qui Anne Fontaine, già regista dell'abile Coco avant Chanel, esaspera le caratteristiche dei due protagonisti fino a sfiorare la farsa. (...) Il tutto senza cadere nella volgarità (volgare è il personaggio, mai il film), né nella banalità (memorabile il pranzo all'Ikea), anche se non manca nessuna delle situazioni canoniche. Compreso l'amore, acrobatico, fra i due protagonisti. E la disputa sul tema dell'arte moderna e del suo valore, come in Quasi amici, ma qui con molta più finezza e un vero artista, il fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto, nei panni di se stesso, con vere opere al seguito. Non sarà un capolavoro (la sceneggiatura a tratti è laboriosa), ma è un innegabile piacere, anche per merito di due mattatori che nulla sembrava destinare all'incontro. Una scommessa forse, ma una scommessa vinta.

Fabio Ferzetti -  Il Messaggero

 

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Agathe gestisce una galleria d'arte ed è sposata con François, un editore. I due sembrano una coppia perfetta, hanno un figlio e conducono una vita agiata e di successo. Poi, l'arrivo in casa del rozzo e insolente Patrick, assunto per svolgere dei lavori nel loro appartamento, e l'incontro di François con una giovane e affascinante bionda, sconvolgerà le rispettive esistenze dei due coniugi... Ultracinquantenni alla ribalta: protagonisti di tempeste amorose simpatiche e travolgenti. Una divertente vicenda giocata sul fronte degli opposti, sui rapporti tra personaggi agli antipodi, sul faccia a faccia tra mondi, culture e classi diverse. Al centro della scena dunque l'accoppiata impossibile.

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