The Black Dahlia
Brian De Palma - USA 2006 - 2h 01'


Venezia 63° - Concorso

1947: ad Hollywood una giovane aspirante attrice, Elisabeth Short, soprannominata Dalia Nera, viene trovata brutalmente assassinata. L'assassinio rimane impunito.

1958: un'altra giovane donna, Jean (Geneva) Hilliker, infermiera di giorno, in cerca di facili avventure di notte, madre separata di un bambino di undici anni, James Ellroy, viene trovata strangolata a poche miglia di distanza dal luogo del primo omicidio. L'assassinio rimane impunito.

1987: James Ellroy pubblica
The Black Dahlia, il suo primo romanzo di successo, dopo aver studiato per anni il caso Betty Short.

1997: James Ellroy pubblica il suo capolavoro
My darkest places, una sorta di autobiografia, in cui esorcizza, tramite la scrittura, le ossessioni, che ruotano attorno all'omicidio della madre.

2006: Brian De Palma realizza il film The Black Dahlia.

     "C'è una storia personale dietro al romanzo e al film. Che mi lega indissolubilmente a due donne massacrate a undici anni di distanza. Due donne che sono figure mitiche della mia vita. Voglio che questo lavoro corregga gli squilibri delle cose che ho scritto in precedenza su di loro. Voglio accompagnare il loro mito con un'elegia. Voglio che abbiano finalmente pace e non dire più una parola in pubblico su di loro." (J. Ellroy)

La giovane età delle vittime, l'ambiente del sottobosco hollywoodiano in cui è maturato il delitto, la mancata risoluzione dei due casi hanno fatto sì che Betty Short e Jean Hilliker si siano fuse insieme e siano diventate l'ossessione dominante, attorno cui ruota gran parte dei romanzi di Ellroy, una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea, scrittore "maledetto", passato attraverso il riformatorio, la galera, i vagabondaggi, la droga, l'alcool, che scrive a mano, non ha il cellulare e che soprattutto o si fa amare o si fa odiare.
Lo sceneggiatore Josh Friedman aveva iniziato ad adattare le oltre 300 pagine del romanzo per il regista David Fincher, a cui in seguito è subentrato Brian De Palma.
Il film è incentrato sulla storia di due poliziotti ex pugili: Lee Blanchard, detto mr. Fire (Aaron Eckhart) e Bucky Bleichert, detto mr. Ice (Josh Hartnett) incaricati di indagare sull'omicidio di Betty Short, detta Dalia Nera (Mia Kirshner). Mentre la relazione di Blanchard con la compagna Kay (Scarlett Johansson) viene messa in difficoltà dal crescente coinvolgimento dell'agente nelle indagini, Bucky è attratto sia da Kay che dall'enigmatica Madelaine Linscott (Hilary Swank), figlia di una potente famiglia della città e che sembra nascondere un morboso legame con la vittima.
De Palma ha dichiarato a proposito del romanzo: "non lo considero un romanzo di genere, ma una fiction storica....James ha creato un intero mondo noir e il modo in cui racconta le sue storie è molto complesso.."
La sua scelta è stata dunque quella di non raccontare solo la storia della Dalia Nera, ma di esplorare il mondo di personaggi segnati profondamente dal crimine, della Los Angeles del 1947 e, con lo sceneggiatore Friedman, ha accentrato il plot sul triangolo Bucky-Lee-Kay, sorvolando su molte storie secondarie che affollano il romanzo di Ellroy.
Ad esempio nella sequenza in cui si scopre l'omicidio di Dalia, De Palma, con una scelta di montaggio parallelo, concentra l'attenzione del pubblico sullo scontro di pugilato truccato tra Lee e Baxter Fich, che si svolge contemporaneamente al ritrovamento del cadavere, in antitesi con ciò che succede nel libro. ("Ho voluto inserire la scoperta di Dalia in uno sfondo in cui ci sono altre cose...")
In tutto il film peraltro De Palma tiene le immagini di Dalia morta sullo sfondo, con la macchina da presa lontana da primi piani sul corpo, mentre ci mostra spesso Betty viva attraverso i suoi provini, in cui ha anche un suo cameo, prestando la sua voce a quella fuori campo del regista che cerca di dirigere Betty durante un'audizione.
Questa si è dimostrata, a parere di chi scrive, la più interessante scelta di regia di De Palma, che in questo modo è riuscito a creare un'immagine "vivente" di Dalia, così come la sua immagine ha continuato a "vivere" nella mente di Bucky, che nel film continua a riguardarla, ma soprattutto nella mente di chi l'ha raccontata e di chi l'ha letta o vista.
Certamente un contributo in questo senso è stato dato dall'ottima interpretazione di Mia Kirshner, che ha saputo trasmettere il caos di sentimenti che affollavano la mente di Betty mentre girava quei filmini, una ragazza illusa, piena di aspettative, ma nel contempo spaventata e a volte anche disgustata da ciò che faceva, stati d'animo che emergono con particolare intensità nelle scene in cui l’attrice guarda in macchina.
L'artificio dello sguardo in macchina, vecchio trucco di interpellazione diretta dello spettatore e non a caso introdotto proprio dal noir classico, viene utilizzato da De Palma anche con un altro personaggio femminile, l'alter-ego di Betty, la femme fatale interpretata da Hilary Swank: la prima volta che Bucky entra nella dimora dei Linscott, Madelaine guarda in macchina come se accogliesse, assieme a Bucky, anche gli spettatori, per farli assistere al "folle pranzo" di quella specie di famiglia Addams.
Un gioco di sguardi assume una particolare connotazione anche nella scena del ritrovamento del cadavere: la posizione della macchina da presa e le angolature permettono al pubblico di guardare, dal punto di vista del cadavere, il viso di Bucky, chiamato ad osservare la scena.
Non mancano in questo film quei virtuosismi tecnici, mai peraltro fini a se stessi, che caratterizzano le altre opere di De Palma, anche se qui si ha l'impressione che, anzichè essere esibiti, siano tenuti sotto tono, quasi mascherati da un'esigenza di maggiore classicità di linguaggio, forse riconducibile all'atmosfera noir del film o forse ad una svolta nelle scelte stilistiche di De Palma (comune d'altronde a molti altri registi americani visti al festival).
Magistrale comunque l'uso dei movimenti di macchina e delle riprese plit-diopter nella sequenza dell'incontro di pugilato tra Mr. Fire e Mr. Ice, in cui la messa a fuoco di dettagli in primissimo piano e inquadrature d’insieme, accompagnata da velocissimi spostamenti del punto di vista, cattura letteralmente lo spettatore sul ring.
Anche l'uso del colore risulta funzionale alla diegesi: fino alla scena dello scontro tra i due poliziotti il regista usa colori saturi, poi passa a contrasti molto forti per raccontare la storia, intervallata da flash back desaturati: "Il film è fondamentalmente una discesa all'inferno - dice De Palma - con il noir cerchi di usare contrasti forti, ombre e angoli stretti."
Bella la scenografia di Dante Ferretti, che ha ricostruito i vari quartieri di Los Angeles e la Hollywood del '47 a Sofia in Bulgaria. Per quanto riguarda il cast, se la scelta dei protagonisti maschili si è rivelata buona in quanto Eckhart e Hartnett sono perfettamente calati nelle parti, non altrettanto convincenti si sono mostrate le protagoniste femminili, con l'eccezione di Mia Kirshner: una H. Swank poco credibile con il suo fisico filiforme nella parte della dark lady e una Johansson stereotipata nella parte della fatalona anni 40.
Ellroy, che ha partecipato alla conferenza stampa in un completo rosa tono su tono, si è dichiarato molto soddisfatto del film e dell'interpretazione di Hartnett: "Friedman ha trasformato la mia storia nella storia di Hartnett e di De Palma. E' stata colta perfettamente l'essenza del mio romanzo.."
Il film invece è stato accolto con una certa freddezza da parte della critica e degli spettatori, delusi forse nelle aspettative rispetto al romanzo o allo stesso De Palma. Un De Palma volutamente sotto tono, ma sempre attentissimo a coniugare le scelte stilistiche con i contenuti da trasmettere, a cui si può rimproverare soltanto, rispetto alla volontà dichiarata di rimanere fedele allo spirito del libro, di avere privilegiato la ricostruzione d'ambiente e il tema, a lui caro, del doppio, a scapito della capacità di far emergere in modo più chiaro il dilagare dell'ossessione per Dalia da Lee a Bucky. Di aver fatto cioè un film più “chandleriano” che “ellroyiano”. Ma questa è la Dalia di De Palma e non di Ellroy.

Cristina Menegolli - MC magazine 18  ottobre 2006


 film (usciti in Italia) da romanzi di James Ellroy

1987  Indagine ad alto rischio (da Le strade dell'innocenza - Blood on the Moon)
1997 
L.A.Confidential