Teza |
Gabbla
(Inland) |
Venezia 65°-Premio Speciale della Giuria |
Venezia 65° - Concorso |
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Da
sottolineare, rilevare, apprendere, custodire, il cinema africano
quest’anno alla Mostra si è imposto attraverso due derive meritevoli
di guidare la riflessione in percorsi imprevedibili. Da una parte il
veterano Haile Gerima, regista, sceneggiatore, produttore, professore,
etiope con alle spalle molti premi e grande esperienza, dall’altra
Tariq Teguia, giovane algerino, fotografo prima di tutto, e studioso
di arti visive e filosofia. Due formazioni, generazioni, modi di
concepire il cinema radicalmente distin(guibil/t)i, ma accomunati
dalla medesima arduità di fruizione, legame insieme autodeflagrante
quanto conturbante per l’intemperanza con cui obbliga lo spettatore a
rispettarsi nell’incapacità di cogliere appieno quell’intensità
inafferrabile e cauterizzante del cinema.
Bisogna
per forza invece lasciarsi abbandonare al fascino estetico delle
immagini per godere di
Gabbla
(Inland) di Tariq Teguia, film dallo scorrere temporale dilatato e
impercettibile, dalla suggestione catartica, dalla narrazione
accennata e quasi sempre inafferrabile. “Il film nasce da un unico
desiderio: tracciare delle linee sul paesaggio postbellico
dell’Algeria, ora che il paese esce da una guerra mossa dagli islamici
contro la società. Gabbla vuole individuare vie d’uscita, percorsi di
vita nuovi, che si sovrappongono ad altri più antichi e già ampiamente
battuti”. Basta già questo per accorgersi quanto sia contingente ogni
tentativo di comprensione lineare del soggetto e viceversa quanto
quelle linee sul paesaggio rinviino ad un’incombente presenza fuori
campo, quella presenza che interroga persistentemente il proprio
rapporto rispetto a ciò che (si) vede. L’occhio di Teguia vuole
fendere l’immagine per mezzo del suo oggetto umano, non a caso,
proprio un topografo che conduce una vita quasi da recluso, e mappare
l’inaccessibilità del paesaggio, vero protagonista solipsistico del
film. Il paesaggio deborda ad ogni inquadratura, nonostante essa si
prodighi a coglierlo e governarlo, producendo soluzioni imprevedibili
e dall’intensità fuorviante.
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Alessandro Tognolo - MC magazine 24 ottobre 2008 |
promo |
Teza Trent’anni della storia dell’Etiopia attraverso la cronaca del ritorno dalla Germania dell’intellettuale Anberber al suo paese d’origine durante il repressivo regime marxista e della presa di coscienza della propria impotenza di fronte alla dissoluzione dei valori umani e sociali del suo popolo. Un film di significati e contenuti - politico, sociale, culturale - di narrazione estrema, tesa, violenta e arrabbiata, un'opera che ha "rischiato" di vincere il Leone d'oro e che ora, grazie al Premio Speciale della Giuria, cerca il giusto riconoscimento anche dal grande pubblico. |
LUX
- marzo-aprile 2009 |