Il tempo dell'amore |
da L'Unitą (Michele Anselmi)
Piovono le bombe sugli amanti londinesi di Fine di una storia, incombono i rastrellamenti sugli amanti parigini di Il tempo dell'amore. Magari č un caso che la Seconda guerra mondiale faccia da corposo sfondo alle due love-story allestite dall'irlandese Jordan e dall'italiano Campiotti: ma la coincidenza sollecita paragoni, e forse a rimetterci siamo noi. Eppure Il tempo dell'amore č un film interessante, a partire dalla vocazione davvero europea e per niente «sparagnina», anzi a suo modo sontuosamente spettacolare, del progetto. Giacomo Campiotti, spalleggiato dal suo sceneggiatore Alexander Abadachian, non teme di mettere in scena il sentimento amoroso, e anzi costruisce il suo film come se le tre storie confluissero l'una nell'altra, senza soluzione di continuitą, quasi sommerse da una gigantesca onda: sognata, disegnata, continuamente evocata. (...) Atteso da chi aveva applaudito Come due coccodrilli, il nuovo film di Campiotti azzecca due episodi su tre, il che non č poco. Potente nella storia sudafricana, sensibile nel finale italiano (la parentesi francese č proprio da dimenticare), Il tempo dell'amore segnala il tentativo in buona parte riuscito di fare un cinema caldo e impetuoso, ma non corrivo, capace di parlare anche al pubblico che vede con sospetto il cinema italiano. Molto bello l'incipit: «L'amore č duro come la morte», sussurra l'adolescente Naty, sospinta da un sentimento rabbioso che la spinge per strada; e la sua voce si mischia a quella inglese di Martha e a quella francese di Claire, a comporre un'unica riflessione sull'amore (che suonerebbe meno retorica se non fosse "bombardata" dal ridondante tema musicale fischiato da Lucio Dalla).
Cantiere Italia cinema Torresino ottobre-dicembre 2000
incontri con il cinema italiano: presente in sala
il regista Giacomo CAMPIOTTI