Tango Libre |
Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti |
Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti (...) Tango libre, film curioso del regista belga Frèdéric Fonteyne, un gentile d'animo che si destreggia tra genere carcerario, musicale e romantico, utilizzando la ben nota sensualità del tango come collante narrativo. Il Shall We Dance? di Richard Gere passa così a un secondino del carcere che va a scuola di tango e si esercita con Alice, un tentativo sentimentale per sfuggire a una vita da solo col pesciolino rosso. Ma il destino, in mano a due sceneggiatori, un uomo, Philippe Blasband, e una donna (l'attrice stessa), ha in mente altro (...). Capitolo finale di una trilogia di amorosi sensi che evita ogni tradizione e bilancio, il racconto si potrebbe chiudere a cerchio nel finale, tipo i Coen, ma non cerca un the end definitivo. L'autore si adopera per trarre il meglio dal dramma carcerario con alcune scene musical e i rozzi prigionieri che ballano avvinghiati tra loro il tango, come educazione sentimentale. La libertà almeno provvisoria dei sentimenti è da inseguire, in una commedia piena di falsi indizi e ben girata, dove gli attori muovono passi semplici e doppi tenendo presente che l'emisfero affettivo è il più complesso e che il tango è un magico lasciapassare per il sovvertimento dei sensi. I personaggi sono superiori alla media per scrittura e psicologia e tutto il cast li serve con slancio, dal bravissimo François Damiens, malinconico secondino, ad Anna Paulicevich che non è una star né una miss, ma l'importante è il gioco delle parti, decidere cosa tenersi e a cosa rinunciare. |
Maurizio Porro - Corriere della Sera |
...Il terzo film di Fonteyne, regista belga dell'indimenticato Una relazione privata, sarebbe solo un bizzarro 'trapezio' amoroso, servito da un cast perfetto e da una regia straordinaria, con qualche licenza di verosimiglianza e sviluppi non sempre imprevedibili, malgrado le psicologie tutt'altro che banali (specie lei). Ma il tango non è solo l'occasione d'incontro fra due personaggi lontani come la vibrante Alice e il timido secondino. È anche il codice, il passepartout, il linguaggio universale che irromperà nel carcere portando un soffio di follia, e forse di utopia in quegli spazi angusti, fra quei corpi brutali. Oggi che il genere carcerario rifiorisce nei più diversi modi, una bellissima sorpresa. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Certo
non lesina sorprese il nuovo film del belga Frédéric Fonteyne, che chiude
la trilogia dell'amore, dopo
Una relazione privata
e
La donna di Gilles.
Rispetto ai due lavori precedenti, questo ha un intreccio più
aggrovigliato e un approccio più accattivante. Resta però fedele
all'amore, e pazienza se questa fedeltà finisce per generare le infedeltà
e le situazioni più impensabili. Non ha il cuore forse le sue ragioni che
la ragione non conosce? |
Gianluca Arnone - cinematografo.it |
promo |
Il secondino
JC è un uomo senza vita, sepolto dalle regole. Nondimeno, una passione lo
anima: il tango. E proprio a una lezione di tango conosce Alice, i due
ballano insieme e l'intesa è perfetta. Il giorno successivo, fatto
inaspettato, JC ritrova Alice proprio in prigione. Lei, infatti, è la
donna di due detenuti - il marito Fernand e l'amante Dominic - che segue
sempre di carcere in carcere, con tanto di figlio quindicenne sulle
spalle. A questo punto, il mondo di JC, composto da sole regole, sembra
mostrare una falla: il sistema, infatti, prevede che le guardie non
socializzino con le famiglie dei detenuti, ma come fare con Alice? |
LUX - febbraio-marzo 2014 |