Tango Libre
Frédéric Fonteyne - Belgio/Francia/ Lussemburgo 2012 -  1h 45'

Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti


   Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti (...) Tango libre, film curioso del regista belga Frèdéric Fonteynefilm successivo in archivio, un gentile d'animo che si destreggia tra genere carcerario, musicale e romantico, utilizzando la ben nota sensualità del tango come collante narrativo. Il Shall We Dance? di Richard Gere passa così a un secondino del carcere che va a scuola di tango e si esercita con Alice, un tentativo sentimentale per sfuggire a una vita da solo col pesciolino rosso. Ma il destino, in mano a due sceneggiatori, un uomo, Philippe Blasband, e una donna (l'attrice stessa), ha in mente altro (...). Capitolo finale di una trilogia di amorosi sensi che evita ogni tradizione e bilancio, il racconto si potrebbe chiudere a cerchio nel finale, tipo i Coen, ma non cerca un the end definitivo. L'autore si adopera per trarre il meglio dal dramma carcerario con alcune scene musical e i rozzi prigionieri che ballano avvinghiati tra loro il tango, come educazione sentimentale. La libertà almeno provvisoria dei sentimenti è da inseguire, in una commedia piena di falsi indizi e ben girata, dove gli attori muovono passi semplici e doppi tenendo presente che l'emisfero affettivo è il più complesso e che il tango è un magico lasciapassare per il sovvertimento dei sensi. I personaggi sono superiori alla media per scrittura e psicologia e tutto il cast li serve con slancio, dal bravissimo François Damiens, malinconico secondino, ad Anna Paulicevich che non è una star né una miss, ma l'importante è il gioco delle parti, decidere cosa tenersi e a cosa rinunciare.

Maurizio Porro - Corriere della Sera

   ...Il terzo film di Fonteyne, regista belga dell'indimenticato Una relazione privata, sarebbe solo un bizzarro 'trapezio' amoroso, servito da un cast perfetto e da una regia straordinaria, con qualche licenza di verosimiglianza e sviluppi non sempre imprevedibili, malgrado le psicologie tutt'altro che banali (specie lei). Ma il tango non è solo l'occasione d'incontro fra due personaggi lontani come la vibrante Alice e il timido secondino. È anche il codice, il passepartout, il linguaggio universale che irromperà nel carcere portando un soffio di follia, e forse di utopia in quegli spazi angusti, fra quei corpi brutali. Oggi che il genere carcerario rifiorisce nei più diversi modi, una bellissima sorpresa.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   Certo non lesina sorprese il nuovo film del belga Frédéric Fonteyne, che chiude la trilogia dell'amore, dopo Una relazione privata e La donna di Gilles. Rispetto ai due lavori precedenti, questo ha un intreccio più aggrovigliato e un approccio più accattivante. Resta però fedele all'amore, e pazienza se questa fedeltà finisce per generare le infedeltà e le situazioni più impensabili. Non ha il cuore forse le sue ragioni che la ragione non conosce?
Anche il cinema ha le sue e Fonteyne le rispetta tutte: il film è ineccepibile per stile, scrittura, recitazione. Possiede originalità da vendere e ammirevole disinvoltura per come riesce a dipanare una matassa intricata.
Tango Libre è tanti – troppi? - film in uno: è commedia romantica e machiavellica, un prison movie leggero, una storia intimista, un musical con “la malinconia triste del tango". E il tango è un generatore di ulteriori sottotesti: ballato in carcere dai detenuti - in una delle scene più belle - diventa metafora della volontà di liberazione dei corpi. Ma è anche passione, tradimento, pulsione latente (l’omosessualità), desiderio. Il tango è ritmo, e Tango Libre ha il ritmo sincopato di una milonga, fatto di correnti emotive che s'incontrano e si scontrano, di improvvise accelerazioni, di pause, fasi di studio e perentorie esplosioni. Ed è un film sul cinema. Come la guardia che vede e non viene visto da nessuno, così è lo spettatore. Il suo modo di osservare il mondo cambierà quando ciò che guarda rimetterà in moto il circuito misterioso della passione. Quando da spettatore cioè diventerà attore. E cos’è il cinema se non questo meraviglioso atto d'amore capace di "farci vivere" ciò che stiamo solo guardando?

Gianluca Arnone - cinematografo.it




promo

Il secondino JC è un uomo senza vita, sepolto dalle regole. Nondimeno, una passione lo anima: il tango. E proprio a una lezione di tango conosce Alice, i due ballano insieme e l'intesa è perfetta. Il giorno successivo, fatto inaspettato, JC ritrova Alice proprio in prigione. Lei, infatti, è la donna di due detenuti - il marito Fernand e l'amante Dominic - che segue sempre di carcere in carcere, con tanto di figlio quindicenne sulle spalle. A questo punto, il mondo di JC, composto da sole regole, sembra mostrare una falla: il sistema, infatti, prevede che le guardie non socializzino con le famiglie dei detenuti, ma come fare con Alice?
Le scene di danza (specie quelle in carcere) sono la carta migliore. E come il tango, il film non ha paura della complessità - del plot, e non solo - e si destreggia abilmente tra generi diversi e registri intermittenti: passioni e tradimenti, sbarre e aneliti, meta-cinema (il ruolo dello spettatore) e spontaneità. Una bellissima sorpresa. Premio speciale della Giuria a Venezia Orizzonti.

film precedente presente sul sito

 LUX - febbraio-marzo 2014

film successivo presente sul sito

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2014