Il romanzo
Pornografica o
privata che sia, la relazione raccontata dal trentunenne regista
belga Frédéric Fonteyne
non ha niente di scandaloso. Semmai è
una storia d'amore vibrante e gentile dove il nudo dei corpi
latita o quasi. Non per censura, semplicemente perché
Una
relazione privata (in italiano Une liaison pornographique
suonava meno bene, sostengono alla Lucky Red) va da un'altra
parte, lasciando per lo più fuori dalla camera d'albergo 118 la
rappresentazione del sesso, anzi di quella misteriosa fantasia
erotica - che sarà mai? - che la donna chiede al suo partner di
soddisfare. Una lui e un lei di cui non sappiamo niente (nomi,
passato, mestieri, legami), un po' come succedeva in
Ultimo tango. Ma non spira un'aria
mortuaria sulla coppia quarantenne. Alla fine si lasciano come si
sono conosciuti, forse per un malinteso stampato sul volto della
donna, forse per la paura di soffrire racchiusa nello sguardo
dell'uomo. È la voce di un intervistatore fuori campo a
sollecitare mesi dopo il ricordo già sfocato di quella
"relazione pornografica". Entrambi fisicamente cambiati
(lei porta ora un caschetto di capelli neri, lui s'è fatto
crescere il pizzetto), i due rievocano come si incontrarono,
tramite inserzione su una rivista sexy, in un bar parigino:
"Era sesso, solo sesso", minimizza lei. Ma poi le cose
si complicarono, al sesso subentrarono l'amore, la tenerezza,
l'intimità, e tutto diventò più difficile...
Concentrato nella misura aurea degli 80 minuti, il film è
assolutamente da vedere: per la finezza dell'osservazione, per la
vivacità dei dialoghi, per l'eloquenza dei silenzi, per la
bravura degli attori. Che sono la francese Nathalie Baye
(premiata a Venezia) e lo spagnolo Sergi Lopez, doppiati
rispettivamente da Paila Pavese e Luigi Ferraro: naturali e
sensibili, sia quando è lei a pilotare il gioco trasgressivo,
sia quando è lui a chiedere un supplemento di conoscenza.
Davvero non c'è una nota stonata nella partitura (il copione di
Philippe Blasband potrebbe essere benissimo trasposto a teatro)
tenuta su un livello di sobrio realismo, ma dotata all'occorrenza
di sottolineature ironiche, come quando la donna - parlando
d'orgasmi - si lamenta che "al cinema il sesso o è la
Beresina o il Nirvana, mai una via di mezzo". |
Certo il sesso
è l'argomento centrale di
Une liaison pornographique, ma
"in sottrazione", malgrado la perentorietà del titolo.
Il belga Frédéric Fonteyne conduce il gioco psicologico con
sicurezza e levità, con immagini semplici, intense ed eleganti,
ottenendo dai due attori (Natalie Baye e Sergi Lopez) naturalezza
e spontaneità. I due attraverso un'inserzione in una rivista
specializzata, allacciano una misteriosa relazione pornografica.
Non sapremo mai in cosa consisteva esattamente la perversione
sognata da sempre dall'ancora piacente signora e praticata
consensualmente insieme al giovane partner di origine spagnola.
Del loro stare insieme conosceremo solo dettagli quanto meno
normali. Così come normale diventa poi l'utilizzo dei rispettivi
corpi, un paio di volte alla settimana, in un albergo ad ore.
Normale anche se è lei a voler condurre il gioco quando,
gradualmente, questa loro normalità potrebbe stabilizzare il
rapporto. Il film sta tutto qui. Sul loro contatto iniziale,
sicuro nella voglia di sesso fine a se stesso. Poi sulla
curiosità, diretta in "lui" e reticente in
"lei", di conoscersi meglio. E infine sul tentativo
sentimentale fallito. I due si confessano, rispondendo ad un
intervistatore, a rapporto concluso. E poi, tra flash-back e voce
fuori campo, rievocano con grande serenità ma senza emozione la
loro avventura, quasi ritrovando solo quel pudore interiore che,
componente essenziale del sentimento, avevano per presupposto
negato quando si erano incontrati. |