I segreti di Osage County (August: Osage County)
John Wells - USA 2013 -  1h 59'


   Pur se il drammaturgo (e attore, è lui il senatore Lockhart di Homeland) Tracy Letts, classe 1965, ama tingere la tragedia con tocchi di black comedy e mettere in sordina la vena lirica, è chiaro che la pluripremiata pièce August: Osage County, snellita di circa un'ora per lo schermo (e senza alcun danno) dall'autore stesso, rientra in pieno nella tradizione del grande dramma americano, da O'Neill a Williams ad Albee. Anche qui si tratta di un testo che gioca a decostruire un tessuto familiare - sorta di metafora della decadente realtà del paese - svelandone foschi retroscena e sottaciute verità; anche qui abbiamo esseri forti e distruttivi che determinano il destino di altri più fragili e sensibili. E poi c'è, decisivo, il fattore ambientale. Osage County è ambientato nei pressi di Tulsa, in Oklahoma dove Letts è nato, e il desolato paesaggio delle pianure, creando «uno stato d'animo, un'afflizione dello spirito come il blues», concorre a plasmare situazioni e personaggi: il padre Sam Shepard (autorevole cammeo), poeta alcolista in occasione del cui suicidio il clan si riunisce; la madre dominatrice Meryl Streep (impeccabilmente manieristica, e per la 18esima volta candidata all'Oscar) che, con il pretesto del cancro, si imbottisce di pillole; le tre figlie - Julianne Nicholson rimasta a sacrificarsi accanto ai suoi, Julia Roberts (asciutta e grintosa, nominata come attrice secondaria) sopraggiunta dal Colorado con il marito Ewan McGregor in via di lasciarla, e Juliette Lewis venuta dalla Florida con l'ennesimo compagno inaffidabile (Dermot Mulroney); e, infine, Margo Martindale, sorella della Streep, con il coniuge Chris Cooper (formidabili) e il figlio complessato Benedict Cumberbatch. Un concertato di classe che il regista John Wells guida con finezza a servizio di un testo sulle illusioni infrante. Nello sfondo si staglia la figuretta della badante, indiana cheyenne e vera nativa, portatrice di valori fermi e ancestrali.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

   Profondo Oklahoma o, se volete, no man's land. Una mater familias (Meryl Streep, wow!) tutta pillole, mania di controllo e cattiveria; la figlia più grande (Julia Roberts, brava) che le assomiglia, le tiene testa, eppure non c'è rimedio; la figlia di mezzo (Juliette Lewis) che si innamora sempre dell'uomo sbagliato; la figlia più piccola (Julianne Nicholson) che progetta di trasferirsi a New York con il cugino gigino (Benedict Cumberbatch). Sono le donne della famiglia Weston, hanno anche un marito e padre (Sam Shepard), ma l'altra metà del cielo, la loro, si prende tutto: matriarcato imperante, fatto di parole lancinanti, opere manchevoli e omissioni devastanti. È I segreti di Osage County, diretto da John Wells, prodotto da George Clooney e scritto dal fantastico Tracy Letts a partire dalla sua pièce omonima, già premio Pulitzer. Film di ottimi attori - ci sono anche Ewan McGregor e gli strepitosi zii Chris Cooper e Margo Martindale - e sapiente scrittura, manda agli annali qualche battuta muriatica e scotenna il politically correct: psicofarmaci e vecchi merletti, fatevi sotto.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

   Dodici protagonisti, fra cui vari premi Oscar. Una grande famiglia del Sud, dunque matriarcale, riunita intorno a una morte che sa di suicidio. Un aggrovigliata matassa di ricordi, miserie, piccoli e enormi segreti, destinati a deflagrare uno dopo l'altro con perfetto tempismo, anche grazie alla calura di agosto in Oklahoma (la commedia di Tracy Letts, premio Pulitzer e sceneggiatore del film, si intitola August: Osage County, ma Rizzoli la pubblica come Agosto, foto di famiglia). (...) Tutto questo basta a fare un film solido, a tratti perfino avvincente, malgrado l'impianto iperteatrale, perché i personaggi sono ben disegnati e ricchi di chiaroscuri. Non basta a fare un gran film. Perché il testo di Letts diventasse cinema ci voleva un Altman, un regista capace di lavorare sul tempo e di estrarre mistero da ogni figura, ogni scorcio, ogni parola. John Wells e i suoi (ottimi) attori fanno il contrario, cadendo in flagrante 'overacting'. Qui ogni emozione, ogni ricordo, ogni dettaglio della vita dei protagonisti, compresi quelli taciuti o rimossi, e a maggior ragione ogni colpo di scena, viene sviscerato, espresso, articolato, rappresentato in tutta la sua drammaticità dagli attori. Così però il pathos resta esteriore, un puro prodotto di bravura. E l'ammirazione, fatalmente, vince sull'emozione.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


promo

Beverly Weston (Sam Shepard) e la moglie Violet (Meryl Streep) vivono nella loro casa di Osage County. Poeta con problemi di alcol lui e dipendente dai farmaci per un male alla bocca lei, i due all'apparenza sembrano una coppia tranquilla fino al momento in cui, dopo essere scomparso per qualche giorno, Beverly viene ritrovato morto suicida. Al funerale, oltre alla figlia Ivy (Julianne Nicholson) che vive in casa con i genitori, partecipano anche le figlie Barbara (Julia Roberts) e Karen (Juliette Lewis) così come il resto dei parenti. Nei giorni successivi una serie di conflitti riemergono all'interno della famiglia...
ogni emozione, ogni ricordo, ogni dettaglio della vita dei protagonisti, compresi quelli taciuti o rimossi, e a maggior ragione ogni colpo di scena, viene sviscerato, espresso, articolato, rappresentato in tutta la sua drammaticità dallo straordinario cast. La regia guida con finezza a servizio di un testo sulle illusioni infrante costruendo un film di ammirevole complessità, a tratti perfino avvincente.

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 LUX - febbraio 2014

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