Still Crazy |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
È un bel rock-movie Still Crazy di Brian Gibson, un film dove i numeri musicali non funzionano come videoclip ma contribuiscono a portare avanti l'azione. La commedia sposa senza forzature i toni drammatici e l'avventura di un gruppo di musicisti si presta a riflessioni sullo scorrere del tempo, la crisi della mezza età, i meccanismi del successo, il sogno di una seconda possibilità. Gli Strange Fruit, band inglese degli anni 70, si sono sciolti all'indomani del rock-festival di Wisbech del '77, minati da gelosie, droghe e liti furiose. Vent'anni dopo l'ex tastierista Tony (Stephen Rea) partorisce la folle idea di ricostituire il complesso. Trova Karen (Juliet Aubrey), un tempo assistente della band e la persuade a ricontattare gli antichi musicisti: il vanesio cantante Ray (Bill Nighy), falso ricco oberato di debiti; il batterista Beano, perseguitato dagli ispettori delle tasse; il bassista Les, che ripara tetti; il manager Hughie, che ora lavora in un mercato all'aperto. Manca invece Brian (Bruce Robinson), il carismatico chitarrista che ha preferito scomparire facendosi credere morto, e che invece ricompare. Per ricambiarsi il sangue, la band coopta un giovane chitarrista di talento, Luke, destinato a coinvolgere il pubblico delle adolescenti. Poiché occorre rimettere in moto il meccanismo in previsione di Wisbech, si organizza una misera tournée di rodaggio in Olanda. I primi risultati sono scoraggianti, mentre riemergono liti, antipatie e rivalità. Il fatto è che ciascuno, a modo suo, cerca il riscatto del proprio passato, le opportunità perdute, gli amori (Tony è da sempre innamorato di Karen) non realizzati. Ma, forse, c'è ancora una possibilità... Still Crazy è l'altra faccia del recente Velvet Goldmine, che rifaceva la storia del glam-rock tra mito e squallore romantico. È una commedia nostalgica e amara ma sempre traversata da un sottinteso d'ironia, critica però affettuosa nei confronti dei personaggi che mette in scena, realistica e mai sovratono. |