Star Trek - Il futuro ha inizio
J.J. Abrams –  USA 2009 - 2h 7'

  Amata da legioni di "trekkers", ma anche da raffinati intellettuali come il nostro Franco La Polla (che le dedicò un libro), la saga Star Trek sonnecchiava da qualche anno. La celebre creatura di Gene Roddenberry pareva aver dato tutto: cicli di telefilm, sei episodi per grande schermo film successivo in archivio, poi uno di transizione e altri tre con la "next generation" di eroi dello spazio, l'ultimo dei quali risalente a sette anni fa. Quando la Paramount annunciò un nuovo lungometraggio per l'inizio del 2009, c'era di che essere scettici: ai nuovi spettatori rischiava di sembrare archeologia, quasi "cinema di papà". E, invece, il colpo è riuscito. La chiave di volta è stata il ricorso a una "next generation" di gente rodata nel serial televisivo: una volta tanto, non un impoverimento ma una trasfusione di energie dal piccolo al grande schermo. Alla regia c'è J.J. Abrams, produttore e sceneggiatore di Lost e Alias; il cast mischia star di Hollywood (Eric Bana, Winona Ryder) e giovani emergenti, tra cui uno dei protagonisti della serie Heroes, Zachary Quinto. Con la scelta di raccontare la prima missione dell'astronave Enterprise, l'infanzia e l'incontro del futuro capitano Kirk e del vulcaniano Spock, Abrams si è garantito le condizioni per rifondare una mitologia, azzerando il contachilometri e presentandosi al pubblico d'oggi con un prodotto su misura per lui, ma che non scontenterà affatto i "vecchi" fan. Che ritroveranno in questa versione "prequel" della loro saga preferita i pigiamini di vari colori indossati dall'equipaggio, il saluto accompagnato dalla frase "lunga vita e prosperità" e quant'altro; ma anche una buona dose di humour e battute di dialogo divertenti, merce non facile a trovarsi nella science-fiction odierna. Detto in massima sintesi, il soggetto riguarda il destino della galassia, minacciata dall'iracondo Romulano capitan Nero. Lo affrontano Jim Kirk, giovane orfano di eroe dello spazio dal carattere ribelle, e il vulcaniano Spock, genio (apparentemente) refrattario alle emozioni. Si viaggia nello spazio e nel tempo, incontrando anche il vecchio Leonard Nimoy della prima serie, anziano abitante di un universo parallelo.

Roberto Nepoti - La Repubblica

  Confessione n° 1: non siamo tra i fans di Star Trek, anzi la parola “fan” ci piace poco. Confessione n° 2: dei film tratti dalle serie tv diffidiamo da tempo, mentre le 10 versioni cinematografiche precedenti di Star Trek non hanno certo lasciato il segno. Confessione n° 3: dopo 5 minuti di film abbiamo cominciato ad ammirare il look “biologico” delle scenografie, dopo altri 10 abbiamo riconosciuto l’umorismo e il gusto del paradosso di J.J. Abrams, il creatore di Lost ormai consacrato “nuovo Spielberg”. E quando i giovani Spock e Kirk si ritrovano prima a litigare e poi, molto lentamente, a cooperare a bordo dell’Enterprise, ci siamo lasciati andare a un divertimento che ci ha accompagnato fino alla fine di questo giocattolone da 150 milioni di dollari, un po’ sit-com, un po’ saga spaziale, con tutte le psicologie, le battute e le gag al posto giusto.
Naturalmente non era affatto ovvio trasformare un oggetto di modernariato come l’Enterprise e il suo equipaggio multietnico in un film in linea coi tempi, che sposa il ritmo e le trovate visive a un clima di rinnovata tolleranza e curiosità molto intonati all’era Obama. Abrams e i suoi sceneggiatori, Roberto Orci e Alex Kurtzman, già con lui nell’ultimo Mission Impossible, ci riescono lavorando sul meccanismo ben rodato del “prequel”, che ringiovanisce personaggi e situazioni lasciando intatte le idee chiave della serie.
Ed ecco le sbruffonate del futuro capitano Kirk, cui il quasi adolescente Chris Pine dà un tocco di maledettismo alla James Dean (il divertente prologo automobilistico cita proprio
Gioventù bruciata
). Ecco le orecchie a punta e il culto della logica dei vulcaniani, anche se l’imperturbabile Spock (Zachary Quinto), perseguitato dai compagni di college, ha un padre vulcaniano ma una madre terrestre (fugace apparizione di Winona Ryder), dunque è assai meno impermeabile alle emozioni di quanto voglia sembrare... il tutto servito da uno script che alterna con molta efficacia scene d’azione e momenti di gruppo (mai saga fu più corale e democratica), battaglie stellari e scaramucce adolescenziali, la lotta per il comando sull’Enterprise e quella per l’amore della bella Uhura (Zoe Saldana), esperta di lingue aliene che sulla Terra divide casa con una bionda dalla pelle... verde, bandiera di tolleranza nonché protagonista dell’unica scena di sesso del film. Aggiungete viaggi e paradossi temporali, “teletrasporti”, cadute libere nel vuoto stellare, punte drammatiche (il pirata galattico Eric Bana fa addirittura implodere il pianeta Vulcano), contrappunti comici (il giovanissimo navigatore russo Cechov, lo scienziato inglese Simon Pegg), e capirete cosa voleva dire Abrams dichiarando: questo non è un film per i fans. È un film per tutti gli altri, che sono molti di più: infatti si prende tutte le libertà di cui ha bisogno. Per il suo e il nostro piacere.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

promo

Questo non è un film per i fans. È un film per tutti gli altri (che sono molti di più). C'era di che essere scettici di fronte a questo nuovo capitolo della saga, partita come telefilm e corroborata con ben 10 episodi sul grande schermo (e non tutti all'altezza). E, invece, il colpo è riuscito. Con la scelta di raccontare la prima missione dell' astronave Enterprise, il regista J.J. Abrams si è garantito le condizioni per rifondare una mitologia e l’inizio del nuovo atto, con la giovinezza del capitano Kirk e del dottor Spock, in antagonismo tra loro, è travolgente. E non solo per i patiti di fantascienza...

  TORRESINO - giugno 2009
 
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