Stand By Me - Ricordo di un'estate
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"Non
avevo ancora tredici anni la prima volta che vidi un essere umano morto.
Era l’estate del '59. Molto tempo fa... ma solo se misuriamo il tempo in
anni". Con queste parole si apre
Stand By
Me,
terzo film di Rob e piccola sorpresa di fine stagione per almeno tre
ragioni. Perché racconta uno di quei "riti di passaggio" ricorrenti nel
cinema e nella letteratura Usa (da Salinger al
Laureato
e a
Fandango)
ma concentrandosi su un gruppo di protagonisti decisamente più giovani del
solito ed evitando la classica contrapposizione fra vicende private e
drammi sociali. Perché nonostante l’età dei suoi personaggi e il puntuale
rispetto di tutto ciò che si definisce "confezione". non ha nulla a che
spartire con l'allegria obbligatoria di tanto cinema per minorenni ("andare
alla ricerca di un cadavere non è una cosa tanto divertente" dice uno
dei personaggi). E perché è forse il primo film apertamente intimistico
tratto da un racconto (peraltro atipico) di Stephen King. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |