Film Tv (Aldo Fittante) |
Venticinque anni di matrimonio, coppia borghese, sguardi intensi, poche parole (ormai). Una vacanza nelle Lande, la spartana casa di campagna, che non ha bisogno di niente, se non delle loro, silenziosissime, presenze. Poi, sulla spiaggia, l'imponderabile: lui sparisce, forse inghiottito dal mare, forse svanito in un cercato anonimato, forse suicida come Bruce Dern nel finale di Tornando a casa. É rimasta lei, incredula, sotto shock, che torna a Parigi e continua come niente fosse, chiama il suo Jean, ci parla a colazione, si fa toccare in impossibili sogni erotici, lo evoca davanti agli amici. Ma Jean si é suicidato davvero, e Marie deve cominciare a fare i conti con la realtà. Se la programmaticità autoriale non consente, all'inizio, un vero coinvolgimento, niente paura: mano a mano che l'elaborazione di Marie incrocia l'interpretazione di Charlotte (Rampling), l'opera di 0zon decolla, lo spirito ritorna carne, la vita sovrasta l'incombente alone mortale. Uno stile secco, essenziale, ellittico (il passaggio dalle Lande a Parigi é un colpo di regia vera). Non c'è, in realtà, molto da dire e da capire: tutto é concentrato nel rimosso (prima) e nella catarsi finale (dopo), quando il fantasma di un Bruno Cremer perfetto evapora per lasciare la sua Charlotte libera persino di odiarlo. Luci color sabbia avvolgono personaggi e cose. Un film consapevole, bello, che ha già sofferto. |
La Repubblica (Roberto Nepoti) |
La riscossa delle over-quaranta è cominciata? Se ne ha la netta sensazione, soprattutto osservando il cinema d’oltralpe: dove Catherine Deneuve e Isabelle Huppert, Charlotte Rampling e la veterana Jeanne Moreau, Sabine Azéma e Sylvie Vartan conquistano di nuovo parti da protagoniste e non solo secondi ruoli di mamma come capita, da noi, a Stefania Sandrelli o a Ornella Muti. Prossimamente vedremo la Deneuve nel nuovo film di Téchiné, la Rampling (assieme a un'altra splendida ultraquarantenne Carole Bouquet) in quello che sta preparando Michel Blanc; la Vartan nell'Anello d'oro di Arnaud Sélignac. All'elenco si potrebbero aggiungere diversi nomi americani, dalla MerylStreep della Musica del cuore di Wes Craven, appena uscito in Italia, alla non più verde Ellen Burstyn, straordinaria protagonista di Requiem For a Dream di Darren Aronofsky. Mentre la stampa francese annuncia il prossimo film di Francois Ozon, Otto donne, che riunirà Deneuve, Huppert, Fanny Ardant e l'indimenticata Danielle Darrieux, arriva sui nostri schermi Sotto la sabbia, diretto dallo stesso regista e interpretato da una magnifica Charlotte Rampling. Charlotte ne è la protagonista assoluta, in una parte abbastanza difficile e piena di trappole da mettere a rischio qualsiasi attrice meno dotata di lei. Incarnando un caso di lucida e quieta follia, occupa lo schermo per tutta la durata del film, varia su una tavolozza di sentimenti complessi e contraddittori e cinquantacinquenne non si nega neppure a scene d'amore a pelle nuda: infrangendo un ipocrita tabù che il cinema, mentre si fa un merito di rinunciare a tutti gli altri, custodisce ancora tenacemente. Con una decisa virata rispetto al gusto dello sberleffo e della provocazione per cui si fece notare in Sitcom, Ozon racconta una storia semplice e dolorosa, che va dritta al centro dei nostri sentimenti e delle nostre paure. Coppia qualsiasi fino dai nomi che porta, Marie e Jean (Bruno Cremer) non hanno figli, parlano poco, ma stanno assieme da venticinque anni. Un giorno, durante una vacanza nella loro casa delle Landes, Jean va a fare il bagno mentre Marie legge un libro sulla spiaggia; e scompare. Incapace di accettare la realtà, la donna continua la sua vita di sempre come se il marito fosse ancora lì, a dividere il letto con lei. Agli amici e a chi cerca di consolarla, ne parla al presente. Non è pazza, ma vive quello stato sospeso, originato dai dolori intollerabili, in cui si crede che basti chiudere gli occhi e riaprirli perché l'incubo finisca, facendo tornare tutto come prima. Tanto più che nessuna prova inconfutabile arriva a confermare la morte dell'uomo. Ozon passa dal realismo minuzioso della prima parte, dove Marie cuoce gli spaghetti e li gusta col marito in una cucina più vera del vero, a un realismo al secondo grado tinto di surrealismo (Jean ricompare come un angelo custode, che solo Marie e lo spettatore possono vedere). La forza di Sotto la sabbia è la semplicità, unita a una calma dolente e a un'indifferenza verso ciò che è realmente avvenuto (annegamento accidentale? suicidio? fuga?) che va di pari passo con l'attenzione partecipe per le conseguenze del fatto su Marie. Non manca neppure una nota di humour: allorché la presunta vedova, dopo avere accettato di fare l'amore con Vincent, scoppia a ridere per quanto lo sente leggero su di sé al confronto col corpulento marito. Tra la prima e l'ultima inquadratura, lasciata come sospesa, Charlotte si muove con una leggerezza sognante e concreta, stordita e presente nello stesso tempo, senza concedersi un solo istante all'artificio né abbassarsi mai a postulare le nostre lacrime. |
promo |
Marie e Jean sono sposati da venticinque anni. La loro vita si svolge tranquilla e complice ma un giorno sulla spiaggia… L'intensa presenza scenica di Charlotte Rampling dà linfa vitale ad un dramma psicologico intrigante e sconvolgente, in rarefatta sospensione emotiva. |
TORRESINO maggio 2001