I pazzi e scatenati del primo film di Guy Ritchie
(Lock & Stock)
sono ancora in azione tra Londra e gli Stati Uniti. Ognuno perso, ognuno
diverso, ognuno a rincorrere i propri guai. Con quei nomi, Franky
Quattrodita, Boris Lametta, il Turco, Testarossa, "Pallottola al dente"
Tony, Mickey O'Neil, Doug "La Zucca", la vita dei protagonisti del
sottobosco malavitoso non può che essere spericolata e esagerata.
Incontri, truccati e clandestini, di boxe a mani nude, cani birbanti,
camper nuovi da regalare alla mamma zingara, maiali avvezzi a smaltire i
cadaveri di chi ha sbagliato, colpi dei soliti idioti, raggiri, stangate,
tranelli e tradimenti. In questo underworld, pieno di swing, vale il
codice del disonore. Le "sterle" sono importanti e fanno girare il mondo e
questa volta la corsa di tutti contro tutti è lanciata da un enorme
diamante. Il tempo, l'affare e la macchina da presa incalzano e mettono in
fibrillazione un bestiario criminale perfetto per un gangster-movie e per
una commedia slapstick. Doppio registro narrativo tenuto sotto controllo
dal regista/sceneggiatore il cui primo ciak, fuori campo, coincide con un
casting originale, brioso e indovinato. Brad Pitt si rilassa nel ruolo
dello zingaro-pugile irlandese, dall'idioma incomprensibile, Benicio Del
Toro si "maschera" da rapinatore e tutti gli altri (molti arrivano
dall'opera prima di Ritchie) abbracciano i ruoli con orgoglio e autoironia. Mentre il regista gioca con i dialoghi e con le inquadrature,
i suoi attori, appena usciti dalla scuola dei duri, spietati, furbi,
smaliziati e infantili, si lanciano, come maratoneti, nella pista
disegnata per loro da un intreccio arzigogolato, straripante, fratto. La
doppia velocità è l'unità di misura della forma narrativa. Il colpo di
scena è la norma e non l'eccezione. La ronde dei balordi, feroci e
ridicoli, vigliacchi e cialtroni, accelera e frena all'improvviso. Flash
avanti e indietro, frame-stop, ralenti, tagli vorticosi tonificano uno
spiritoso e arguto talento visivo. La frenesia è il bioritmo
cinematografico che coniuga neopop e l'irresistibile sfrontatezza del cool. |
Meno sorprendente di
Lock and Stock-Pazzi
scatenati, ma altrettanto
frenetico e spiritoso. Qui due nuclei narrativi, il furto e la perdita di
un mega-diamante e il tentativo di allestire un match di boxe a mani nude
truccato (con scontro tra i pesci piccoli Jason Statham e Stephen Graham e
il sadico boss Alan Ford), intrecciano i loro personaggi in un costante
gioco al rialzo di humour, violenza grottesca, equivoci e fraintendimenti.
C'è chi ha parlato di film-cartoon: basta intendersi, se ci si riferisce a
quelli scoppiettanti di Chuck Jones, in cui ogni scena brillava di gag a
ripetizione, siamo d'accordo. Nella pinacoteca dei tipi dai nomi
pittoreschi, spiccano gli zingari guidati da un divertente Brad Pitt,
biondini che paiono venuti fuori dalla suburbia di Belfast, tradotti
genialmente in un incomprensibile italo-barese e di gran lunga i più furbi
del mazzo. Una gangster-comedy densa e rapida sino alla dispersione. |