Un film affascinante, misterioso, angoscioso, crepuscolare, nel quale l'ossessione di Martin Scorsese, 67 anni, per il Male mette a confronto la malvagità statale nazista (i campi di sterminio, la Shoah), la crudeltà ideologico-tecnologica statale americana (gli esperimenti sul cervello umano, il pensiero cancellato) e la criminalità individuale eliminata dalla memoria con la rimozione. Temi grandiosi, che assumono nel film l'aspetto d'una indagine poliziesca: nel 1954 due investigatori arrivano sulla Shutter Island che ospita un grande manicomio criminale per ritrovare una detenuta-paziente molto pericolosa scomparsa. Nell'atmosfera cupa del luogo, la mente del detective Leonardo DiCaprio torna al giorno in cui da soldato nella II Guerra Mondiale aprì con gli altri i cancelli del lager di Dachau e vide i fantasmi; ricorda l'uccisione della propria moglie e dei loro tre bambini; avverte il sospetto intorno agli ostacoli opposti adesso alla sua investigazione. A metà del film e oltre, una svolta drammatica imprime alla vicenda tutt'altro percorso. Shutter Island, simile a un corridoio di specchi deformanti, tratto da un libro dell'autore di Mystic River Dennis Lehane, ispirato ai noir americani di serie B dei Quaranta, è un film fascinoso e sconcertante. |
Lietta Tornabuoni - La Stampa |
Diciamo che, in un vortice di enigmi, sospetti di ribaltamento della realtà rispetto a come sembra, identità distinte che via via si sovrappongono, due sono le possibili direttrici della verità. Su un piatto c'è il dubbio che il complesso psichiatrico-carcerario sia la copertura di una speciale e segreta sperimentazione di metodi di lotta al pericolo comunista che ricalca gli infami precedenti dei lager nazisti e del gulag staliniano. Sull'altro piatto c'è invece la possibilità che il detective DiCaprio non sia il coraggioso che - sia pur condizionato da sete di vendetta personale e da una propensione alla violenza che è lascito dei traumi di guerra - si è infiltrato per denunciare le mostruosità, ma un pericoloso schizofrenico intorno al quale si gioca la partita tra le nefandezze della scuola già psicochirurgica che si sta riciclando alla psicofarmacologia, e l'umanità di chi crede nella guarigione. È probabile che Scorsese abbia avuto in mente tanti precedenti (quelli per esempio in cui ci si accanisce a convincere un sano di essere pazzo). La battuta finale messa in bocca a DiCaprio, «Cos'è peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?», non figura nell'epilogo del libro. E propende per la prima soluzione. |
Paolo D'Agostini - La Repubblica |
Due
agenti federali con cappotto e cappello a larghe tese in puro stile anni
50. Un'isola spazzata dai venti e circondata da minacciose scogliere che
sembra quella di King Kong. Un manicomio criminale sorvegliato da
poliziotti armati fino ai denti da cui è misteriosamente scomparsa una
pluriomicida. Due psichiatri affettati e sinistri (Ben Kingsley e Max Von
Sydow, figurarsi) che
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Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
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Nel 1954 due investigatori arrivano sulla Shutter Island che ospita un grande manicomio criminale per ritrovare una detenuta-paziente molto pericolosa scomparsa. Nell'atmosfera cupa del luogo, la mente del detective Leonardo DiCaprio torna al giorno in cui da soldato nella II Guerra Mondiale aprì con gli altri i cancelli del lager di Dachau e vide i fantasmi; ricorda l'uccisione della propria moglie e dei loro tre bambini; avverte il sospetto intorno agli ostacoli opposti adesso alla sua investigazione. Realtà o allucinazione, complotto o paranoia? La malvagità nazista, la crudeltà degli esperimenti medici e la criminalità individuale si confondono nell'indagine poliziesca: un film crepuscolare, affascinante, misterioso e angoscioso. |
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TORRESINO
- aprile 2010 |