Shirin
Abbas Kiarostami - Iran 2008 - 1h 32'

Pescuit sportiv
Adrian Sitaru - Romania/Francia 2008 - 1h 20'

Venezia 65° - Fuori concorso

6° Giornate degli autori


     Le strategie nell’uso del linguaggio filmico non sempre mettono in sintonia registi e spettatori. Kiarostami ha visto in sala un esodo di critici e pubblico. Il trovarsi di fronte a Shirin (Fuori concorso), un film in cui l’inquadratura è fissa e l’unico riferimento narrativo è una voce fuori campo ha spiazzato molti, troppi… In fondo la storia c’è (la vediamo “riassunta” nei titoli di testa, in un susseguirsi di quadri d’epoca) e nasce da un poema persiano del XII secolo: Shirin, principessa d'Armenia rinuncia al trono per Khosrow, re di Persia. Lui accetta invece un matrimonio politico, lei si innamora lungo strada di Farhad, scultore e architetto... Un appassionato dramma sentimentale, un triangolo tragico che Kiarostami lascia alla voce di uno schermo che non vediamo, ad una proiezione inesistente ma a fronte della quale oltre cento attrici persiane (più Juliette Binoche) vivono sui loro volti l'emozione del racconto. Sguardi avvinti, sorrisi, lacrime... Solo dei volti di queste estatiche spettatrici si riempie lo sguardo di noi spettatori. Comprensibile il rifiuto e la fuga, ma il lavoro dell’autore cinematografico è anche questo: rigenerare il meccanismo partecipativo, estremizzare con consapevolezza e purezza di stile la forza metalinguistica della rappresentazione cinematografica. Chi ha saputo arrivare alla fine della proiezione è passato dallo sconcerto alla fascinazione, in sintonia con quelle donne e con la trasgressiva idea di cinema di Kiarostami. Avvinti dall’incanto del vivere negli sguardi l'emozione dello sguardo.

                E che estremizzare l’approccio stilistico possa risultare a rischio l’ha confermato Pescuit sportiv (Giornate degli Autori). È una vera sensazione di fastidio quella con cui vediamo il preparasi di Mihai e Lubi al picnic fuori città. Ogni gesto, ogni movimento è ripreso in soggettiva, macchina a mano. Lo sguardo di lui, lo sguardo di lei, il loro “inquadrare” l’auto, il paesaggio, il loro osservarsi reciprocamente… Eppure anche qui la capacità di Adrian Sitaru di far crescere il racconto proprio nel confronto continuo di “punti di vista” (interiori e d esteriori) diventa l’arma vincente di un pastiche amoroso che altrimenti avrebbe la banalità di uno scontato melodramma. Mihai e Lubi incontreranno lungo strada Ana, una giovane prostituta (terza soggettiva!) che li costringerà ad un momentaneo sbranarsi a vicenda, ma che li aiuterà a ritrovare il bandolo della loro ingarbugliata matassa esistenziale.

ezio leoni - MC magazine 24 - ottobre 2008