Sherlock Holmes
Guy Ritchie -
USA/Gran Bretagna/Australia
2009
- 2h 8' |
Sicuramente
ci sarà un partito di scontenti e di detrattori di questa stupefacente
nuova tappa nella discontinua carriera dell' ex "signor Madonna". Il punto
è qui quello di stabilire se la sua rilettura del personaggio di Sherlock
Holmes, con la sua vistosissima e provocatoria regia, sia affidata
esclusivamente al gusto di stupire e al piacere di abbagliare, senza
sostanza sotto. Oppure se (prendiamo ad esempio l'ultimo Terry Gilliam di
Parnassus, anche se il
confronto tra le due personalità e i rispettivi curricula è generoso verso
Ritchie) la fantasmagoria degli effetti sia "al servizio di" e parte
sostanziale di un' operazione ammirevolmente creativa. Senza sbracciarci
per gridare al miracolo, qui votiamo la seconda. Decisivo è il carisma,
via via nel tempo acquisito e qui esaltato, dell' attore Robert Downey jr.
È lui che fa rivivere il fascino stravagante ed eccentrico del genio
deduttivo concepito da Arthur Conan Doyle, dell' investigatore capriccioso
e infallibile e incredibilmente erudito di Baker Street. Ma l' avventura
inventata per il film aggiunge molto di suo. Armonizza l' impiego di uno
stile velocissimoe sorprendente- che tiene insieme la classica
ambientazione cupamente londinese fine Ottocento, con le arti apprese dal
regista nella sua frequentazione dei linguaggi pubblicitari - con l'attualizzazione
di un Holmes che fa valere la sua schiacciante superiorità non solo dell'
ingegno e dell' intelligenza prodigiosi ma anche dei muscoli, dell'
abilità e velocità nel colpire: quasi da cinema delle arti marziali. Gli è
accanto il consueto dottor Watson (Jude Law), vittima un po' riluttante
della sua brillantissima e irresistibile arroganza, soggiogato e
trascinato per bassifondi malgrado il proposito di rifarsi una vita con
una deliziosa fidanzata che il misoginoe geloso Holmes fa di tutto per
mettere in cattiva luce. Si tratta di tenere testa allo smarrimento
incompetente di Scotland Yard, alla corruzione massonica penetrata nelle
più alte sfere, e al terrore che dilaga per Londra. Si tratta di
smascherare un ciarlatano che ha plagiato tutti i suoi adepti
persuadendoli di possedere doti soprannaturali e contatti diretti con il
Maligno. Naturalmente per imporre il suo tirannico e avido potere sul
mondo intero. Per fortuna del film, e nostra, regista e attori non fanno
mancare il fondamentale supporto umoristico e dell' autoironia. Che dire?
È uno di quei film - e, dato il genere, la faccenda non è proprio
indifferente - di fronte ai quali alla fine hai l' impressione e anzi ti
accorgi decisamente che non tutto l' intreccio scorre fluido e plausibile.
Ma onore alla capacità di suggestione che ti fa dimenticare le
incongruenze e ti avvolge nell' atmosfera. |
Paolo D'Agostini - La Repubblica |
In Sherlock
Holmes l'elemento più affascinante non è il personaggio, che sembra non
fermarsi mai a riflettere con l'acume caratteristico del risolutore di
misteri ideato dallo scrittore inglese Arthur Conan Doyle, preferendo
sgominare avversari a pugni o bastonate, correre via alla massima
velocità, lasciarsi baciare appassionatamente. E' più bella la
ricostruzione di Londra, mix di sudicia miseria ottocentesca e prima
rivoluzione industriale; paesaggio di architetture contrastanti, macchine
edili, docks, cantieri navali; ambiente pulsante di energia e di violenza
con sullo sfondo i grandi nobili palazzi delle istituzioni e dei ricchi;
fiume di imbarcazioni in movimento incessante.
Come Londra, Sherlock Holmes e il suo compagno dottor Watson vengono
modernizzati dal regista inglese marito o ex marito di Madonna attraverso
il dinamismo e i ritmi rapidi, smentendo la compunta autorevolezza
ottocentesca che li distingueva nelle illustrazioni o nei film precedenti.
Il dottor Watson non ha affatto la rigidità e stupidità da ex ufficiale
dell'esercito, ma un franco ardire militare e intelligenza pronta.
Sherlock Holmes, con il suo interprete Robert Downey jr., non potrebbe
essere un eroe muscolare, ma è svelto, disinvolto sino alla mollezza,
reattivo: però alla cocaina prediletta dal personaggio e al violino di cui
era un virtuoso neppure si allude. Falsa magìa, complotto politico,
sacrifici umani, associazione segreta, lotta con un gigante francese,
apparizione e scomparsa del nemico professor Moriarty sono i temi del film
come dei quattro romanzi e 56 racconti di Conan Doyle dedicati a Holmes;
lo scioglimento dei misteri non è articolato né seguìto nei diversi
passaggi intellettuali e materiali, avviene d'improvviso senza perché.
Il film infedele e divertente, leggero ma non irrispettoso della
personalità e della antica fama dei suoi protagonisti… |
Lietta Tornabuoni - La Stampa |
promo |
Ancora una
volta Sherlock Holmes e il suo compagno dottor Watson. La logica
ferrea e l'intuito deduttivo non sono qualità propriamente
cinematografiche, tantomeno se si vuole dar loro una forma che si
adatti con i ritmi della suspense e gli intrighi del mistero.
Forza muscolare più che raffinatezza intellettuale allora in
questa adrenalinica rivisitazione degli eroi di Baker Street. C'è
di tutto, e anche un po' di più nella messinscena funambolica e
ipercinetica di Guy Ritchie che unisce il gusto di stupire al
piacere di abbagliare, non concedendo un attimo di tregua né ai
suoi personaggi né allo spettatore. Un film infedele e divertente,
leggero ma non irrispettoso della personalità e della antica fama
dei suoi protagonisti. |