da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Ci fu un altro terribile 11 settembre nella storia prima di quello delle Torri gemelle: fu quello del 1973 quando in Cile venne rovesciato il regime socialista dell'Unione popolare dal golpe militare di Pinochet e il presidente Allende si uccise per non cadere in mani fasciste. Il documentarista Guzman punta sui particolari di una vita per ricrearne il valore ideologico evitando ogni secca retorica, ma facendo un ottimo ripasso di una tragedia dimenticata e in realtà spinta da Paesi al di sopra di ogni sospetto. Allende non è santificato, è un uomo vivo che esige indipendenza, rifiuta ingerenze: lo si vede vivere, sorridere, mangiare, attraverso spezzoni documentari e interviste (una di Rossellini non è usata). Un ottimo lavoro che lascia sempre sconcertati come quando la Storia tradisce gli ideali, come quando vorremmo che il finale fosse diverso; e almeno il colpevole punito.
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da Film Tv (Emiliano Morreale) |
Guzmàn, classe 1941, era stato uno dei registi di punta del cinema cileno all'epoca del governo di Unidad Popular, prima del golpe, insieme a registi come Ruiz, Miguel Littin, Helvio Soto. Documentarista, il destino ha voluto che la sua testimonianza più importante la dovesse ultimare dopo (e su) il golpe: La batalla de Chile, montato nel 1973-76 dopo essere riuscito a far espatriare il materiale filmato. Tutt'altro spirito invece dietro questo film di trent'anni dopo. Il tema qui è l'oblio di Allende, in patria soprattutto. Si tratta dunque di un viaggio nella memoria, in città (Santiago o Valparaiso) dove nessuno sembra voler ricordare la storia della sinistra cilena. Seguiamo una biografia del politico socialista, la sua faticosa ascesa a presidente, i vari tentativi degli Usa dì farlo saltare (dal boicottaggio economico all'omicidio del capo delle Forze armate all'appoggio al golpe di Pinochet). Di Allende si spiegano le radici ideologiche, il suo non-marxismo, la sua fede nelle istituzioni democratiche nonostante tutto. Il film, dall'impostazione piana e tradizionale, è appassionante, emoziona e indigna. E, come spesso accade in questi casi, la parte più istruttiva è l'intervista all'allora ambasciatore americano, che racconta con agghiacciante cinismo i metodi del governo e della CIA. |
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2005
PRIMA VISIONE
i mercoledì a viva voce del
CTP Valeri
serata cinema: 8 febbraio 2006
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