Saint Amour
Benoît Delépine, Gustave Kervern - Francia/Belgio 2016 - 1h 41’

 

Des  nouvelles  de  la  planète  Mars
Dominik Moll-
Francia/Belgio 2016 - 1h 41’

      

   Se normalmente i festival ci danno un film divertente alla volta, vedi Bogdanovicfilm precedente in archivio a Venezia due anni fa o Dio esiste e vive a Bruxelles dell'ultimo Cannes, la Berlinale di quest'anno è stata più generosa, con due film estremamente piacevoli, Saint Amour del duo Delépine-Kervern e Des nouvelles de la planète Mars di Dominik Moll. Coincidenze: entrambi provengono dal Belgio ed entrambi erano nella sezione maggiore ma out of competition; al solito, forse un film come questi non era degno di concorrere agli Orsi d'Oro e d'Argento?

In Saint Amour, siamo a Parigi al Salone dell'Agricoltura, il più importante di Francia e quindi del mondo. Jean (Depardieu) e Bruno (l'ormai onnipresente Benoît Poelvoorde), padre e figlio, espongono il toro Nabuccodonosor, e già il nome è tutto un programma. Per tutti la fiera è l'occasione di rivedere gli amici e colleghi, confrontarsi, uscire dal mondo un po' chiuso della campagna. Ma mentre Jean, recentemente rimasto vedovo (parla continuamente al telefono con la segreteria della moglie), oltre a strigliare e ad accarezzare l'animale si preoccupa di tenere sotto controllo il figlio (tenebroso, sfigato, una frana con le donne), quest'ultimo, invece, alcolista inveterato, fa il giro degli stand dei produttori di vino. Da qui l'idea di partire per un tour eno-gastronomico della Francia.

Assoldato un ragazzotto tassista, apparentemente gran "tombeur de femmes" (è sempre al telefono con la moglie e sembra abbia una conoscenza femminile in ogni città), partono per questa specie di road movie che è anche un modo per conoscersi meglio al di fuori del paesello.
Seguono una serie di episodi a volte decisamente esilaranti (l'incontro del tassista con la gemella grassa di una sua antica fiamma), a volte toccanti, come l'invito all'addio al nubilato di una ragazza che si vergogna di dire che il promesso è un contadino, consolata da Depardieu che le spiega senza retorica il bello e il buono della vita nei campi. Ci sono i vari tentativi di Bruno, che non ha mai avuto una fidanzata, di attaccare bottone con le donne, o di spiegare la sua passione per l'alcol. Ci sarà infine, durante il pernottamento in uno strano bed and breakfast tra i boschi l'incontro di tutti e tre (!) con l'amore, quello vero. Protagonista una donna fatale, Venus, impersonata dalla sempre bravissima Céline Sallette (Un sapore di ruggine e ossa, Geronimo).

Depardieu, dimagrito ma grande nel personaggio del padre amorevole, ci dà la sua migliore interpretazione da parecchi film a questa parte. Poelvoorde è a suo agio nel personaggio del figlio bizzarro e stralunato: la sua tirata, sceneggiata dai registi, sui dieci stadi dell'ubriachezza è un capolavoro destinato a diventare un cult! Facile prevedere un successo di biglietteria e non solo in Francia.
Pensiero dell'ultima ora:
Saint Amour è forse un divertente gioco di parole tra il nome di un pregiato vino francese realmente esistente e l'amore, a suo modo santo, che è la surreale conclusione del film? Chiedetelo alla strana coppia Delépine-Kervern che, con questa favola a suo modo geniale e toccante sul mondo dell'agricoltura, si fa perdonare la greve comicità di certe loro recenti produzioni tipo Mammouth.

promo

Ogni anno Bruno, un allevatore di bestiame disilluso, aspetta la Fiera dell'Agricoltura di Parigi anche per compiere la "strada dei vini" senza spostarsi troppo. Quest'anno suo padre Jean ha deciso di portare in concorso alla fiera il toro Nabucodonosor e di convincere Bruno a rilevare l'azienda di famiglia. Ma c'è anche un'altra novità: Jean e Bruno percorreranno realmente la strada dei vini in un viaggio on the road attraverso la campagna francese. I due, accompagnati dal giovane ed eccentrico tassista Mike, partono così in direzione delle principali regioni vinicole della Francia alla scoperta non solo della strada del buon vino, ma anche della via per ritrovare l'amore... Favola geniale e toccante sul mondo dell'agricoltura con un Depardieu, dimagrito ma grande nel ruolo del padre amorevole e Poelvoorde (il figlio) sempre a suo agio nei personaggi bizzarri e stralunati.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016
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    Tutt'altra musica, ma non meno accattivante, in Des nouvelles de la planète Mars, esordio di Dominik Moll, sempre proveniente da quel "pianeta Belgio" che negli ultimi anni ci ha dato tanti film piacevolmente fuori dagli schemi.
Il Mars del titolo non è altro che il cognome del protagonista (Francois Damiens -
La famiglia Belier, etc.), un uomo buono, pacifico, separato, abituato a vivere da solo, disponibile con tutti e da tutti trascurato (nessuno va al suo compleanno), dedito alla famiglia e al lavoro, quasi un moderno Giobbe. Conduce una vita solitaria e tranquilla, limitandosi a qualche immaginario colloquio con i genitori recentemente scomparsi. Ma, ad un certo momento, cominciano a capitargliene di tutti i colori...

Prima la ex-moglie, giornalista in carriera, che dovendo recarsi a Bruxelles per un'intervista, gli molla oltre ai due figli (un'adolescente antipatica e saputella e un ragazzino sui dieci anni vegano e animalista convinto), anche il da lui odiatissimo cane. Allo stesso tempo in ufficio gli viene affidato un collega nuovo assunto, Jerome, intelligente, ma ingestibile e matto come un cavallo, che in un accesso d'ira arriva a mozzargli letteralmente un orecchio con una mannaia. Lui, buono com'è, si fa medicare e lo perdona, arrivando a prenderlo in casa quando Jerome scapperà dal manicomio tirandosi dietro una ricoverata fuori di testa quanto lui.

In questo ormai affollato ambiente famigliare le situazioni comiche si accavallano: il figlio si allea con Jerome in nome della lotta animalista (arriverà a rubare le rane della scuola perché non siano usate come cavie), tra i due matti scoppia l'amore con conseguente espulsione di Mars anche dal letto ex-coniugale e il cane finirà nella Senna! Alla fine maturerà l'idea di un bislacco attentato ad un allevamento di pulcini…
Il bello però, e questa volendo è anche la morale del film, è che Mars viene obbligato a stare con gli altri (Jerome, è pure un ottimo cuoco) e ad aprirsi a una visione diversa della realtà fuori dal bozzolo dove si era ritirato a vivere.
Il finale si attorciglia un po' ed è poco verosimile con l'arrivo dei genitori deus ex machina ad evitare sul filo dei secondi la catastrofe. Tutti contenti comunque: gli innamorati, i figli e lui che finalmente avrà un po' di pace.

Giovanni Martini - febbraio 2016 - pubblicato su MCmagazine 39