Un mostro dalle mille
teste
(Un monstruo
de mil cabezas) |
Nato
in Uruguay ma trasferitosi in Messico, Rodrigo Plá è sicuramente uno dei
nomi da tener presente nella rinascita del cinema in America Latina.
L’aveva dimostrato nel 2007 con il suo film d’esordio (La
zona, premio opera prima a Venezia), lo conferma adesso con
questo
Un mostro dalle mille teste, che l’anno scorso era stato scelto
sempre al Lido per inaugurare la sezione parallela Orizzonti e che i bravi
distributori di Cineclub Internazionale fanno ora arrivare in Italia nella
versione originale sottotitolata. Il che permetterà meglio di apprezzare
la bella prova della protagonista Jana Raluy, una delle grandi interpreti
del teatro messicano che fino ad ora aveva poco frequentato il cinema (di
più la televisione, ma soprattutto serie che in Italia non sono ancora
arrivate). |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della sera |
Un uomo cade del letto in piena notte a causa dell’improvviso peggioramento del suo tumore. Esiste il medicinale per trattarlo ma occorre l’autorizzazione dell’assicurazione sanitaria per poterlo ottenere. Dopo lunga ed inutile attesa la mogli e il figlio seguono fino a casa il medico che dovrebbe autorizzare il trattamento ma costui si rifiuta di firmare i moduli necessari. La donna esasperata estrae dalla borsa una pistola e, minacciando il medico e sua moglie, riesce a sapere dove rintracciare i dirigenti dell’istituto assicurativo e a raggiungerli. Dopo il successo di La zona Rodrigo Plà affronta un tema che purtroppo non è specifico solo della sua nazione (il Messico) ma è diffuso in numerosi Paesi. Si tratta dell’assicurazione sanitaria, una modalità di assistenza con la quale si monetizza la salute e perfino la sopravvivenza di un essere umano. Nei confinanti Stati Uniti si verificano casi in cui l’ente assicurativo in forma scritta nega le cure necessarie, in quanto non previste nella polizza stipulata dal paziente, ma si dichiara pronto a pagare per il suicidio assistito. Sono scandali che dovrebbero gridare vendetta che si sono invece trasformati in pratica quotidiana. Plà decide di adottare la cifra stilistica del thriller al cui centro sta una donna che ama profondamente il marito e che è progressivamente sempre più esasperata dall’assoluta indifferenza di un sistema che è mostruoso quanto il male che ha attaccato il consorte. Si potrebbe scomodare Kafka per descrivere le sensazioni che la protagonista prova dinanzi ai suoi interlocutori. Di fatto però la situazione si presenta come ben nota a molteplici latitudini e anche per situazioni diverse da quella narrata tanto da poter stupire anche l’autore ceco se oggi fosse ancora in vita. Perché ciò contro cui ci si scontra è la negazione di responsabilità che si copre dietro ‘regole’ che sembrano scolpite nella pietra e che invece di pietra hanno solo il cuore di chi le ha pensate e ne pretende l’applicazione. Plà dimostra di avere le qualità necessarie per trasformare la denuncia in cinema. |
Giancarlo Zappoli - mymovies.it |
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Nel disperato tentativo di salvare la vita a suo marito, per riuscire ad ottenere per lui le cure mediche di cui ha bisogno, Sonia intraprende una lotta contro la sua compagnia di assicurazione, corrotta e negligente, e contro i rappresentanti complici - spingendo, così, se stessa e suo figlio all'interno di una vertiginosa spirale di violenza: eroi negativi di una paradossale vicenda di cronaca nera, che si colora di tragedia. Il regista de La zona si conferma autore di grande talento, grazie a un film asciutto che mette in scena una sorta di parabola sociale, con l'obiettivo di denunciare aspramente l'inefficienza, la burocrazia e la corruzione di una società che guarda solo al profitto. |
LUX
- novembre 2016 |