La
ricostruzione
(La reconstrucción) |
Venezia 70 - Giornate degli autori
La Patagonia come stato d'animo, il gelo come condizione interiore, la durezza di quella terra desolata come traduzione sensibile dell'esilio in cui vive, forse deliberatamente, il protagonista. Nella prima parte de La ricostruzione, il film argentino scoperto alle Giornate degli Autori l'anno scorso, tutto è aperto, carico di mistero. Che cosa consuma Eduardo, (...) da dove viene quella durezza, l'ostinata indifferenza con cui guarda al resto del mondo (...)? Torna in mente il furioso 'Locke', a cui formalmente La ricostruzione non somiglia affatto, perché anche qui è di scena un rovello morale, una scelta estrema e forse auto-punitiva. E anche Locke, curiosa coincidenza, era un capocantiere, segnato dallo scrupolo e dalla precisione. Le analogie finiscono qui, La ricostruzione non è così radicale nelle forme né così geniale negli sviluppi. Ma il sentimento che muove i due protagonisti ha qualcosa di simile. Anche qui, è evidente, ci sono colpe sepolte da riscattare con sofferenza e isolamento. Anche se per scoprirlo dovremo seguire Eduardo nella città di Ushuaia, sempre in Patagonia, accettare i silenzi e i modi bruschi con cui film e personaggio ci portano da un vecchio amico che sembra il suo opposto. (...) Non sempre imprevedibile negli sviluppi, ma teso, sensibile, cucito addosso a un pugno di attori perfetti, La ricostruzione pedina l'invisibile catturando in una fitta ragnatela di gesti e silenzi i sentimenti, i timori, gli smottamenti interiori dei personaggi, con asciutto rigore e momenti bellissimi (il 'selfie' in ospedale, la scena della doccia). Solo in versione sottotitolata, una volta tanto. Evviva. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Presentato a Venezia alle Giornate degli Autori, La ricostruzione di Juan Taratuto è un dramma dolente e bello. Forse non racconta cose nuove, però le mette in scena con un pudore ammirevole, trasmettendoti le emozioni senza mai cedere al ricatto sentimentale. Ambientato nell'inverno argentino (correlativo oggettivo del 'gelo' nel cuore del protagonista), benissimo fotografato, il film si distingue per la grande sobrietà drammaturgica, ma contiene alcune scene chiave tanto più efficaci perché intense e inaspettate. (...) Se l'argomento non è allegro, momenti come questi rendono La ricostruzione un film non lugubre né depressivo, bensì emotivamente forte e, a suo modo, ottimistico: per il modo in cui perora la causa della vita contro la morte, la necessità di andare avanti superando anche le esperienze più dolorose. E qui s'impone una nota a parte per l'interpretazione di Diego Peretti, attore, scrittore e psichiatra argentino (visto da poco anche sui nostri schermi in The German Doctor) che ha partecipato come autore alla creazione del proprio personaggio. Per tratteggiare il tormentato Eduardo, Peretti trova una straordinaria concentrazione espressiva - fatta di gesti, espressioni, rapporti con lo spazio fisico in cui si aggira - rendendolo totalmente credibile sia nella fase 'bloccata' sia in quella della rigenerazione. È anche perciò che la scelta da parte di Academy Two di far uscire il film in edizione originale con sottotitoli pare opportuna. Sentire le (non molte, ma essenziali) parole di Eduardo pronunciate dalla voce di Peretti e nella sua lingua è un valore aggiunto tutt'altro che secondario del film. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
promo |
L'argentino Juan Taratuto pesca con misura in un mélo di provincia. Si parte da un'angusta ambientazione in interni, ma poi Edoardo il protagonista, lavoratore irreprensibile e solitario, dal carattere ossessivo e misterioso, accetta di partire con un vecchio amico che gli chiede aiuto. Sarà l'occasione per lui di ripensare e riscoprire la sua umanità ricostruendo il suo passato, il suo presente e, forse, anche il proprio futuro. E la cornice de la Terra del Fuoco con la sua solitudine lunare, i suoi immensi spazi, il suo clima impervio, diventa lo scenario di un'opera ricca di suggestione. Un racconto "invernale" di grande umanità che Taratuto costruisce con un pudore ammirevole, trasmettendoti le emozioni senza mai cedere al ricatto sentimentale. |
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LUX - settembre 2014 |