Orgoglio
e pregiudizio, Ragione e sentimento. I romanzi di Jane Austen
(1775-1817)
fin dai titoli rivelano la dicotomia di una situazione esistenziale
tutt'altro che "leggera". D'altronde sotto l'austera convenzionalità
dei costumi ottocenteschi, pulsioni e passioni fremevano impetuose,
con l'anelito romantico di un lieto fine, ma pronte ad immolarsi alla
tragedia d'amore. E la tradizione cinematografica è da sempre
prodiga di attenzioni per le eroine sentimentali del secolo scorso,
per quelle focose e sfortunate come la Cathy di
Cime tempestose
o la Adele
H.
di Truffaut, per quelle caste e domestiche (Jo e le sorelle in Piccole
donne),
per quelle introverse e moderne (su tutte la Ada di
Lezioni di piano)
e in, questa stagione, sia per l'altera dignità della
Jean
Eyre
di Zeffirelli sia,
ora, per la compassata Elinor Dashwood di
Sense and Sensibility.
Il film del taiwanese Ang Lee
sta
spopolando negli States (amatissimo dal pubblico ed insignito di ben
7 nomination), ha appena conquistato l'Orso d'oro a Berlino e l'uscita
italiana è già segnata da un successo crescente. La vicenda
tutta al femminile (alla firma letteraria della Austen va aggiunta,
in sceneggiatura, quella dell'interprete, Emma Thompson, ex-signora
Branagh) è incentrata sul tergiversare amoroso delle sorelle
Dashwood: Marianne (Kate Winslet), più giovane e appassionata,
vede infrangersi il proprio entusiamo romantico contro la meschina cupidigia
del fascinoso Willoby, la più matura Elinor (la Thompson) dovrà
far ricorso a tutto il proprio autocontrollo prima di riuscire a trovare
chiarezza e stabilità per il proprio avvenire sentimentale. Un'avventura
garbata e suadente, che s'impreziosisce grazie ai superbi i paesaggi,
alle perfette scenografie, all'abbagliante nitidezza fotografica, all'impeccabile
recitazione, al placido e cadenzato evolversi narrativo. Eppure l'eco
dell'intensità della Austen resta lontana, la verve dello script
e l'architettura della regia non superano quasi mai la soglia dell'emozione
profonda, la querrelle romantica si espone, si sviluppa ma non si impone
come urgenza. Ragione o sentimento? Le protagoniste convolano in ogni
caso a giuste nozze, noi le accompagniamo fino all'altare con sorridente
disponibilità, la nostra partecipazione di spettatori è
serena e divertita, ma in fondo di Elinor e Marianne e dei loro insignifanti
corteggiatori non ce ne importa più di tanto. Ragione o sentimento?
Ben altre risposte e suggestioni ci offriva il tormentato Newland Archer
di Scorsese (L'età dell'innocenza).
Il cinema delle belle statuine di Ang Lee ci rasserena ma non ci affascina.
ezio
leoni -
La
Difesa del Popolo 24/3/96
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